La settimana appena trascorsa e la precedente sono state caratterizzate da eventi che hanno avuto come principale obiettivo quello di promuovere l’attività sportiva e gli stili di vita sani e attivi, che incidono positivamente sul benessere fisico e mentale della comunità dei cittadini.
Infatti, sia la SETTIMANA EUROPEA DELLO SPORT che il FESTIVAL DELLO SPORT, organizzati rispettivamente dal 23 al 30 settembre in Slovenia e dal 7 al 10 ottobre a Trento, oltre a “festeggiare” gli autori delle grandi emozioni che l’estate 2021 ci ha regalato, hanno voluto ricordare l’importanza dello sport nella vita quotidiana, invitando tutti a ricominciare a guardare al futuro con ottimismo e vitalità.
Come giustamente ha fatto notare Stefano Barigelli, direttore della “Gazzetta dello Sport”, che ha patrocinato il FESTIVAL DELLO SPORT, “ci sono tante storie da raccontare e c’è tanto bisogno che la cultura sportiva si diffonda dopo l’anno complicato, e molto pesante anche dal punto di vista finanziario, che ci stiamo lasciando alle spalle”.
Ed è proprio una bella storia di passione per la ginnastica aerobicaquella che abbiamo “scoperto” nella palestra dell’ASD Ginnastica di Francavilla Fontana, gestita dal tecnico della Nazionale Italiana di Ginnastica Aerobica Vito Iaia e fondata dal padre Nicola più di trent’anni fa, che continua a sfornare atleti medagliati del calibro del francavillese Francesco Sebastio e dell’ostunese Davide Nacci.
“Gioia, resilienza e connessione intergenerazionale” è stato il motto della settima edizione della Settimana Europea dello Sport 2021. Secondo voi è significativo questo tipo di sensibilizzazione in questo particolare momento storico, di grande ripartenza per lo sport italiano?
Francesco: Sicuramente sensibilizzare nei confronti dello sport è sempre importante, a maggior ragione dopo questo periodo, in cui un po’ in tutti gli sport tanti ragazzi sono stati costretti a fermarsi e a rinunciare anche al raggiungimento dei loro obiettivi. Sensibilizzare adesso, secondo me, inoltre, è importante anche per far conoscere realtà di provincia come la nostra, che nel loro piccolo hanno contribuito agli exploit della scorsa estate.
Davide: Secondo me, questo tipo di sensibilizzazione adesso si carica di un valore aggiunto,perché, promuovendo non solo il benessere personale, ma anche la socialità e l’inclusione, ci richiama alla mente il vero significato dello sport che ci è mancato durante la pandemia, che è lo stare insieme, il gioco di squadra, il fare gruppo, l’avere una bella connessione con i compagni di allenamento.
Nei mesi di lockdown avete temuto di segnare una battuta d’arresto nel vostro percorso professionale, anche in vista delle tappe importanti che dovevate affrontare da giugno in poi?
Francesco: La paura a livello emotivo era quella di perdere degli stimoli, di non avere il tempo necessario per potersi preparare come si deve per il primo appuntamento importante, come quello del Campionato del mondo di BAKU. Avevamo fretta di riprendere perché per restare in forma nella Ginnastica Aerobica c’è bisogno di un certo tempo di preparazione.
Quindi, dietro una vittoria come quella che avete da poco conseguito ai Campionati Europei di Pesaro ci sono tanti sacrifici e tante ore di allenamento, immagino…
Davide: Quando siamo in raduno con la Nazionale arriviamo a sette/otto ore di allenamento al giorno, mentre quotidianamente non dobbiamo scendere al di sotto delle due ore. C’è da dire comunque che, se continuiamo a praticare questo sport è perché abbiamo una passione immensa ed entrambi frequentiamo la palestra da piccolissimi, per cui non riusciamo a concepire la nostra vita senza quell’impegno giornaliero.
Ci sono stati dei momenti del vostro percorso in cui avete temuto di non riuscire a conciliare l’attività sportiva con lo studio, come capita a molti atleti, che, arrivati a quattordici/quindici anni, sono costretti ad interrompere una carriera di tipo agonistico perché troppo intensa e difficilmente compatibile con gli impegni scolastici?
Francesco: No, anzi, forse per me questo è stato anche un vantaggio, perché, dovendo organizzare le mie giornate, riuscivo a concentrarmi per ottimizzare i tempi dello studio; infatti,non ho avuto grandi problemi a scuola.
Davide: Concordo. Il fatto di dover organizzare le proprie giornate,sapendo di avere poco tempo e di doverlo sfruttare al massimo è una cosa fondamentale. Infatti, nel periodo del lockdown si è verificata proprio una mancanza di stimoli,perché non si sapeva quando si poteva riprendere l’università e il fatto di avere tanto tempo a disposizione durante la giornata, ci faceva prendere le cose con comodo.
Vi aspettavate il successo ottenuto ai recenti Campionati Europei?
Francesco: Forse non ce l’aspettavamo, ma ci speravamo, perché quest’estate abbiamo lavorato davvero tanto. Entrambi siamo stati sempre in giro a fare raduni di qualsiasi tipo e per questo dobbiamo ringraziare i genitori di tutti i ragazzi, compresi i nostri, che in qualsiasi parte d’Italia ci facevano sentire come se fossimo a casa nostra.
Davide: Io posso dire che eravamo consapevoli delle nostre possibilità, nel senso che sapevamo di essere una squadra forte, che poteva dare del filo da torcere alle migliori squadre europee, che sono Russia, Ungheria e Romania. Immaginavo che saremmo riusciti a fare delle belle prestazioni, ma sinceramente non mi aspettavo l’oro, perché vincere l’Europeo nel Team Ranking è comunque una soddisfazione grandissima.
Tra il pubblico dell’Arena Vitrifrigo di Pesaro c’erano le vostre famiglie che vi hanno seguito e sostenuto. Quanto è stata importante per voi questa vicinanza?
Davide: Il sostegno delle famiglieè sempre uno stimolo in più per degli atleti e quando i genitori condividono le scelte dei figli contribuiscono anche alla loro serenità.
La Ginnastica Aerobica purtroppo non è una disciplina sportiva molto popolare tra i non addetti ai lavori e per di più non è tra quelle riconosciute a livello olimpico…
Davide: Questa è una nota dolente del nostro sport, nel senso che avrebbe tutte le carte in regola per ricevere questo “status”, ma questo sogno ancora non si è realizzato. Noi ci speriamo, ma pensiamo anche che, se mai si dovesse avverare,come atleti non ce la faremmo più a partecipare, perché comunque a Parigi 2024 è impossibile e a Los Angeles 2028 saremmo un po’ troppo “grandi” e ci dispiace, perché questo veto ci limita anche a livello di lavori futuri, in quanto, personalmente, il mio sogno, fin da piccolo, era quello di entrare nel gruppo sportivo dell’Esercito, perché sono figlio di un militare e mi sarebbe piaciuto.
Infatti questa è una prerogativa che è riservata agli atleti olimpici…
Davide: Sì ed è un peccato, anche perché gli atleti di Ginnastica Aerobica possono gareggiare più o meno fino ai trent’anni, poi la vita ti obbliga ad una scelta e comunque studiare all’Università e contemporaneamente allenarsi a questi livelli comporta tanti sacrifici.
Cosa studiate all’Università?
Davide: Io frequento il quarto anno di Ingegneria.
Francesco: Io studio Economia Aziendale e non ti nascondo che a noi in futuro piacerebbe anche diventare tecnici, ma studiamo perché vogliamo “avere le spalle coperte”.
Per voi che siete atleti della Nazionale un punto di riferimento importante è rappresentato dalle figure degli allenatori, che vi hanno accompagnato in questo percorso di crescita. Voi, in particolare, avete la fortuna di poter contare su coach del calibro di Vito Iaia e Antonio Caforio. Quali sono le qualità che apprezzate maggiormente di loro?
Francesco: Io, quando ho cominciato, ho avuto la fortuna di potermi allenare con Vito(erano gli ultimi anni della sua carriera) e chiaramente il mio rapporto con lui va anche oltre quelloche ci può essere tra un atleta e il suo allenatore, perché mi ha cresciuto come se fosse un fratello maggiore. La qualità che apprezzo di più sia di lui che di Antonio è che riescono ad infonderci tranquillità e al tempo stesso sicurezza, soprattutto prima di una gara;sicuramente il fatto di essere stati degli atleti-campioni è un fattore molto importante per noi, perché sanno capirci in determinati momenti e sono molto competenti a livello tecnico.
Davide: Sono d’accordo con Francesco. Sia Vito che Antonio sono molto bravi a saper gestire la gara anche di quegli atleti che si fanno prendere dall’ansia. La cosa più bella adesso è che nella Nazionale c’è un’aria di famiglia, cioè loro principalmente sono degli amici per noi, ma, quando si è in allenamento, loro sono i tecnici (professionali e competenti) e noi siamo gli atleti; quindi, saper scindere i due ruoli è importante, ma l’amicizia rende tutto più bello da vivere.
Il padre di Vito rappresenta la “connessione intergenerazionale”. Quanto è importante per voi Nicola?
Francesco: Proprio perché questa palestra per me è stata una seconda famiglia è come se Nicola per me fosse stato un padre. Lui ci segue con un interesse davvero notevole e questo per noi rappresenta uno stimolo davvero importante.
Quali qualità sono richieste ad un atleta agonista del vostro livello?
Davide: Sicuramente la determinazione nel raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Più che le caratteristiche fisiche, direi che sono importanti quelle caratteriali.
Se doveste consigliare questo sport, lo consigliereste perché…
Francesco: E’ uno sport che ti dà tante possibilità di crescita personale e, siccome richiede tanti sacrifici, ti forgia nel carattere in modo davvero impressionante (ad esempio, ti aiuta a gestire l’ansia, a sviluppare capacità di problem solving, di autocontrollo e responsabilità e ti abitua anche a fidarti dei tuoi compagni). Poi è uno sport bellissimo visivamente e molto divertente da praticare soprattutto da bambini (chi non vorrebbe provare ruote, spaccate e verticali?). Dal punto di vista fisico, infatti, sviluppa coordinazione, flessibilità, potenza fisica ed equilibrio.
Per il vostro allenamento quali attrezzi utilizzate?
Davide: Nessuno, perché ci alleniamo a corpo libero, ripetendo quegli esercizi che poi verranno fatti in gara; quindi, la nostra è più una preparazione di potenziamento fisico.
Possiamo dire che questo sport vi ha fatto crescere non solo fisicamente ma anche psicologicamente?
Francesco: Sicuramente sì, perché praticare uno sport a livello agonistico offre, tra le altre cose, la possibilità di viaggiare e confrontarsi con atleti provenienti da altre parti d’Italia o anche del mondo, il che contribuisce non poco alla crescita personale, perché apre la mente in modo pazzesco.
L’Italia a Pesaro ha tifato per voi, augurandosi che i vostri avversari più temibili potessero totalizzare un punteggio anche di poco inferiore. Ciò non toglie che alcune nazioni come l’Ungheria e la Romania vantino atleti di notevole spessore, che ci hanno regalato delle esibizioni ad altissimi livelli. C’è un atleta europeo che apprezzate particolarmente e che avete avuto modo di ammirare durante questi Campionati?
Francesco: In realtà ce ne sono molti, ma quelli che io apprezzo di più gareggiano nelle categorie composte, come, ad esempio, gli atletidel trio della Bulgaria, che hanno fatto una gavetta internazionale impressionante. Sono partiti da risultati modesti e poi pian piano sono cresciuti fino ad avere quest’anno un exploit pazzesco, vincendo sia il Mondiale che l’Europeo per la gestione dell’esercizio e il coinvolgimento che trasmettevano anche a chi li guardava. Uno degli atleti che io apprezzo di più nell’individuale è il russo ROMAN SEMENOV, che è arrivato secondo, portando il coefficiente di difficoltà più alto di tutta la competizione.
Davide: A livello di categorie composte sono d’accordo con Francesco: quel trio riesce a trasmetterti quel qualcosa in più che ti coinvolge veramente quando è in pedana e arriva ad emozionarti anche con musica ed esercizi (ed è proprio questo il bello del nostro sport). A livello individuale, poi, ci sono parecchi atleti che ammiro, sia astri nascenti, che avranno sicuramente un grande futuro, sia atleti affermati. Tra questi ultimi posso indicare l’ungherese BALI, che è il vincitore europeo del campionato a livello individuale, che, insieme al giapponese MIZUKI, sono il Messi e il Ronaldo della Ginnastica Aerobica. Bali èveramente un fenomeno pazzesco ed è sempre un piacere vederlo in pedana, però ci sono tanti giovani, che hanno tanto da dare come lo spagnolo MIQUEL MANE, che ha diciotto anni e appena senior è diventato Campione del mondo e, quindi, anche lui ha tanta strada da fare e tante medaglie da portare a casa.
Tenuto conto che i punteggi nelle gare vengono assegnati in base a tre indicatori(DIFFICULTY, EXECUTION e ARTISTIC), come viene preparata un’esibizione e quanta cura richiede anche l’aspetto artistico della performance?
Francesco: Proprio perché ci sono tre criteri di valutazione, si procede step by step e anche in base al livello di difficoltà che si vuole portare si scelgono le persone adatte. Anche la scelta musicale è importante, perché la coreografia che si costruisce deve essere qualcosa di coinvolgente.
Davide: All’inizio creiamo una bozza dell’esercizio con passi, elementi e transizioni, una vera e propria progettazione(soprattutto nelle categorie composte). Nell’individuale è un po’ più facile, perché bastano tre o quattro giorni, ma anche quest’esercizio va modificato tante volte, perchérivedendolo si possono eliminare errori.
Voi avete presentato esercizi diversi in queste competizioni ravvicinate (Baku, Plovdiv e Pesaro)?
Davide: No, abbiamo preparato insieme l’esercizio del trio e del gruppo, che è rimasto sempre quello da Plovdiv (abbiamo modificato solo qualche elemento). Io in più portavo l’esercizio individuale. Come difficoltà, la parte più complessa è proprio quella di eseguire l’esercizio senza sbagliare. Tra l’esecuzione el’artistico non saprei dire quale sia la parte più complicata, perché comunque dipende molto dalle caratteristiche dell’atleta. Per esempio, noipuntiamo di più sull’elemento artistico, perché riusciamo ad avere una “presenza scenica” in pedana; magari ci sono atleti che, invece,esprimono le loro caratteristiche migliori nell’esecuzione. E comunque anche la costruzione coreografica ha la sua importanza.
Quali le prossime sfide? Cosa avete in cantiere?
Francesco: La prossima settimana la Coppa Italia, poi l’anno prossimo le tappe di Coppa del Mondo e sicuramente il Mondiale e poi c’è la gara più importante della nostra vita, ossia i WORLD GAMES (ossia l’equivalente delle Olimpiadi per i giochi non olimpici), che si terranno in Alabama (USA) a luglio 2022, competizione nella quale ci siamo classificati nella categoria del Gruppo, dell’Aerodance e della coppia. Quello è il nostro obiettivo principale insieme al Mondiale.
Tornando da dove siamo partiti, ossia all’hashtag BE ACTIVE della Settimana europea dello sport, pensate che rispecchi anche quello che fate voi? Ritenete che possa essere adottato anche come leit motiv della Ginnastica Aerobica come sport?
Davide: Diciamo che avere una vita attiva, indipendentemente dal tipo di sport che si pratica, è una cosa che fa stare bene (e fa crescere anche a livello personale) chi è più giovane così comepermette a chi è adulto di condurre una vita molto più sana.
Se voi doveste immaginare un evento con cui dare maggiore risalto alla Ginnastica Aerobica, che cosa immaginereste? Come si può far conoscere meglio questa disciplina, secondo voi? Ad esempio, fare un film su un atleta famoso o utilizzare dei frame di gare in pubblicità potrebbe servire a richiamarel’attenzione su questo sport che è poco conosciuto tutto sommato?
Davide: Secondo me, un modo per promuovere questo sport potrebbe essere, come è stato fatto per la Ginnastica Artistica, la realizzazione di un programma come GINNASTE – VITE PARALLELE, ambientato in un Centro Tecnico Federale, dove si trovavano delle ragazze della nazionale Italiana, che si allenavano e venivano seguite nel corsodella loro giornata (una sorta di “Grande Fratello”). Una cosa del genere è stata fatta anche da SKY, che nel 2015 fu la TV ufficiale della prima edizione degli EUROPEAN GAMES di Baku.
Francesco: L’anno scorso un famoso youtuber americano vide per caso su YouTube un video di due nostri compagni campioni del mondo (Michela Gastoldi e Davide Donati) e scrisse una recensione molto positiva su Instagram, che rappresentò una sorta di sponsorizzazione del nostro sport, che in realtà nel nostro paese non gode della stessa considerazione che ha, ad esempio, nei paesi dell’Est, in Cina o nella stessa Turchia.
Un’immagine che non dimenticherò mai dei recenti Campionati Europei è quella dell’abbraccio tra voi e i vostri allenatori subito dopo la gara. Cosa ha rappresentato quell’abbraccio?
Francesco e Davide: Più che altro uno sfogo, perché noi ci credevamo tanto, soprattutto nella categoria del gruppo, ma anche nel trio come nell’individuale, come a dire: “Noi ce l’abbiamo messa tutta… adesso aspettiamo di vedere cosa succede”.
Ma a voi piace di più gareggiare nella squadra, nel trio o nell’individuale?
Davide: L’individuale è bello, perché comunque sei tu che sei in pedana, ma le categorie composte danno più soddisfazione, proprio perché si condividono emozioni diverse e ci si diverte di più.
Francesco: Il trio di cui facciamo parte io e Davide è nato l’anno scorso e Sara Cutini è una sorella per noi, anche perché tutti i raduni li abbiamo fatti a Porto Sant’Elpidio, siamo stati ospiti a casa sua, quindi si è creato un legame forte con lei e con la sua famiglia ed è stato un peccato non essere saliti sul podio per un soffio, perché in semifinale eravamo secondi, il che ci ha permesso anche la vittoria nel Team Ranking. Abbiamo raggiunto comunque un punteggio altissimo e siamo contentissimi del quarto posto che abbiamo conquistato.
Una curiosità relativa al vostro stile di vita di ginnasti: avete un’alimentazione particolare che dovete seguire necessariamente?
Davide: Noi abbiamo la fortuna di essere maschi e, quindi, dal punto di vista alimentare possiamo autogestirci abbastanza liberamente. Nei periodi “sotto gara” (un mese prima circa) naturalmente bisogna seguire una dieta ad hoc.. Negli altri periodi qualche concessione in più ce la facciamo.
Francesco: Io personalmente da piccolo ho avuto tanti infortuni e sono stato costretto a fermarmi per un certo periodo di tempo e ogni volta che ricominciavo era sempre difficile e anche il fatto di avere un’alimentazione curata in determinati momenti mi ha aiutato tanto, perché anche quello che mangi può contribuire a farti stare meglio non solo fisicamente ma anche psicologicamente e allora ho capito l’importanza di seguire determinati regimi, perché ad un certo punto ti senti davvero bene e, quindi, non fai nemmeno fatica a dire “no” a certe cattive abitudini.
Si sa che lo sport veicola messaggi positivi, aiuta i giovani a tenere lontane le dipendenze, fa prendere coscienza di quello che il fisico può raggiungere senza l’ausilio di “sostanze”, lo fa apprezzare per quello che può dare, senza che lo si sottoponga a inutili stress, come bere eccessivamente. Condividete un’affermazione come questa o avete vissuto il fatto di essere atleti agonisti come una costrizione, ad esempio rispetto ad altri coetanei che magari si abbandonavano un po’ più al bere o al fumare?
Francesco:Purtroppo le dipendenze che ci possono essere nella vita dei giovani sono di tanti tipi e non incidono solo sul fisico danneggiandolo in senso proprio; sappiamo, infatti, che esiste anche la dipendenza da cellulari, di cui si sta parlando tanto in questo periodo, perché ci sono ragazzi che preferiscono racchiudere la propria esistenza tra quattro mura e si vanno progressivamente spegnendo; quindi, in quel caso la proposta di qualunque tipo di sport può essere valida in alternativa ad uno stile di vita portato all’estremo che “dipenda”dai social.
Davide: La cosa importante, secondo me, è condividere sempre i valori dello sport e quello che quest’ultimo offre. Un periodo, invece, ad esempio, avevo sentito che gli e-games rischiavano di entrare tra gli sport olimpici; questa sarebbe stata proprio “la morte dei ragazzi”, nonché un insulto a realtà come la nostra, perché inserire un e-game alle Olimpiadi vuol dire spronare i più giovani alla sedentarietà, a non andare al parco agiocare una partita di calcio ocomunque a nonrecarsi in palestra a praticareuno sport adeguato, ma piuttosto amettersi davanti alla tv a giocare ai videogiochi, che si può anche fare, perché lo fanno tutti, ma in determinati modi e tempi.
Concetta Aprile