BRINDISI- È già sold-out la matinée in cartellone giovedì 16 novembre al Teatro Impero di Brindisi: Uno Nessuno Centomila ha registrato oltre mille prenotazioni effettuate dagli studenti delle scuole medie superiori della città e dei comuni della provincia. Lo spettacolo è interpretato da Enrico Lo Verso e diretto da Alessandra Pizzi, entrambi Premio Franco Enriquez, rispettivamente come miglior attore e per la migliore regia della Stagione 2016/17.

“La risposta entusiastica dei giovani è un fenomeno che la manifestazione sta riscontrando ovunque faccia tappa.” -sottolinea con orgoglio Alessandra Pizzi- “Un dato in controtendenza, quello del crescente interesse dei ragazzi per l’arte della recitazione, che fa riflettere anche sulla forte valenza educativa e didattica del teatro. A voler stilare un bilancio sul target che Uno Nessuno Centomila ha attratto maggiormente, dall’esordio estivo del 2016 ad oggi, possiamo attestare la superiorità numerica del pubblico dei più giovani rispetto a quello degli adulti. Molto spesso, sono proprio gli studenti ad esortare i propri genitori ad andare a vedere quello che, da loro stessi, viene definito uno spettacolo ‘imperdibile’”.

Sempre all’Impero di Brindisi, alle 21 dello stesso giorno (16 novembre), il sipario si alzerà per condividere, con il pubblico di tutte le età, la rappresentazione che, a 150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello, omaggia doverosamente il più celebre dei suoi romanzi, il “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita”, quello che sintetizza meglio il pensiero dell’autore.

Uno Nessuno Centomila è l’adattamento teatrale della storia di un uomo che sceglie di mettere in discussione la propria vita, a partire da un dettaglio minimo, insignificante. Il pretesto è un appunto, un’osservazione banale che viene dall’esterno. I dubbi di un’esistenza si dipanano attorno ad un particolare fisico. Le cento maschere della quotidianità, lasciano il posto alla ricerca del Sé autentico, vero, profondo. L’ironia della scrittura rende la situazione paradossale, grottesca, accentua gli equivoci. La vita si apre come in un gioco di scatole cinesi, e nel fondo è l’essenza: abbandonare i centomila, per cercare l’uno, a volte può significare fare i conti con il nessuno. Ma forse è un prezzo che conviene pagare, pur di assaporarla, la vita.

Da qui l’idea di una nuova ed originale messa in scena volta a rendere la perennità del messaggio pirandelliano, l’atemporalità del protagonista, uomo di ieri, di oggi, di domani.

In forma di monologo, il testo è affidato al racconto e alla bravura di Enrico Lo Verso che, dopo anni di assenza dal teatro, torna per dar vita ad un contemporaneo Vitangelo Moscarda, l’uomo “senza tempo”, in una messa in scena minimale ma mutevole in ogni contesto. Una sorta di seduta psicoterapeutica, da cui ci si sente irrimediabilmente attratti, per affondare le mani nella propria mente, inconsapevoli degli scenari che potrebbero aprirsi. perenne

Prevendita on-line disponibile sul circuito www.ciaotickets.com

Cine-Teatro Impero, via de’ Terribile 6, info 327.9097113

Caffè del Teatro, via de’ Terribile 8, tel 342.1029181

Tabaccheria Jollex, via Spalato, tel. 0831 548392

 

Note integrali a cura di Alessandra Pizzi

Il Progetto

Avrei voluto che Pirandello fosse vivo, per mostrargli la grandezza della sua parola, la contemporaneità di un messaggio, più attuale oggi a 100 anni dalla sua formulazione, il bisogno impellente, necessario, autentico del pubblico di approvvigionarsi della conoscenza di sé, di leggere per provare a decodificare quei segni della quotidianità come codici di accesso ai meandri delle proprie emozioni. Mi chiedo ogni sera, osservando il pubblico che, immobile, assiste allo spettacolo, se Pirandello fosse veramente consapevole delle conseguenze che la portata della forza tumultuosa, di quella giustapposizione di pensieri, di quella serie, interminabile, di quesiti, della ricerca smaniosa di risposte, avrebbero potuto produrre sul pubblico. O se, come spesso accade, il risultato abbia superato le intenzioni. Di certo nel suo pensiero e nella sua opera c’è la consegna al mondo del fardello della conoscenza, che è peso per la presa in carica di sé stessi, ma anche leggerezza per la scoperta meravigliosa di quella bellezza che ad ognuno la vita riserva.

Uno, nessuno e centomila è il romanzo chiave: non in quanto apoteosi o summa del pensiero, ma quanto incipit per un’analisi introspettiva e macroscopica sulle dinamiche esistenziali, ma anche socio-culturali della società. Uno, nessuno e centomila “apre”, la mente a riflessioni e a dubbi, il cuore alla ricerca della propria essenza, ma soprattutto apre alla vita, affinché scelga la forma migliore con cui rappresentare l’individuo.

Ho raccolto l’eredità di questo pensiero, più per dovere che per amore per l’arte. Il dovere di chi fa questo lavoro e che è chiamato ad interpretare strumenti di conoscenza, inventando specifici e linguaggi in modo da renderli accessibili a tutti.

Ecco che UNO NESSUNO CENTOMILA, nel riadattamento del testo reso in forma di monologo, che ho voluto dargli diventa il presupposto per un teatro che “informa”, che supera la funzione dell’intrattenimento e diventa pretesto, occasione, spunto per la conoscenza. E in questo sta il dovere di un drammaturgo, nel trovare un codice per offrire al pubblico l’occasione per superare sé stesso. Poco importa se il pretesto sia una sera a teatro, del resto, Pirandello stesso ci insegna che il pretesto è pur sempre una banalità.

Ecco che la messa in scena di UNO NESSUNO CENTOMILA, segna il ritorno dopo 10 anni in teatro di Enrico Lo Verso. Una seduta psicoterapeutica affidata alla sua magistrale bravura; tutti ne sono attratti, ma in pochi sono consapevoli degli scenari che possono profilarsi.

Ecco che 70 minuti sono il tempo necessario ad affondare le mani nella propria mente, ricercare come in un déjà vu, gli elementi già noti, riconoscerli e iniziare a guardarli con una luce nuova.

Ecco che lo spettacolo rompe gli schemi, toccando uno dopo l’altro i conflitti di un’esistenza: il rapporto con i genitori, i dubbi sulla provenienza, il rapporto dei generi, la ricerca dell’identità e, infine, l’affermazione di sé.

Ecco che il pubblico si nutre di testo, in silenzio elabora, applaude e, ogni sera, ci chiede di farlo ancora…

Lo spettacolo

In occasione del 150esimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello, uno spettacolo sull’ultimo romanzo dell’autore di Girgenti, quello che riesce a sintetizzare il pensiero dell’autore nel modo più completo. Pirandello stesso, in una lettera autobiografica, lo definisce come il romanzo “più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita. Uno, nessuno e centomila è un’opera di lunga elaborazione, di assidua stesura, che accompagna, o per meglio dire informa di sé, il resto della produzione pirandelliana. Da qui l’idea di una nuova e originale messa in scena, che possa ricercare nuovi specifici per lo spettacolo ma, soprattutto, sappia ridisegnare il rapporto, all’interno dello spazio scenico tra parola e gesto. Un unico testo narrativo, per interpretazioni sempre diverse affidate al racconto di Enrico Lo Verso, che mette in scena un contemporaneo Vitangelo Moscarda, l’uomo “senza tempo”. Un’interpretazione naturalistica, immediata, “schietta”, volta a sottolineare la contemporaneità di un messaggio universale, univoco, perenne: la ricerca della propria essenza, dentro la giungla quotidiana di omologazioni. La voglia di arrivare in fondo ed assaporare la vita, quella autentica, oltre le imposizioni sociali dei ruoli. La paura di essere soli, fuori dal grido sociale della massa. Ed infine, il piacere unico, impagabile della scoperta del proprio “uno”: autentico, vero, necessario. Il Vitangelo Moscarda interpretato da Lo Verso diventa uomo di oggi, di ieri, di domani. Ed il testo diventa critica di una società che oggi, come cento anni fa (quando il testo fu concepito), tende alla partecipazione di massa a svantaggio della specificità dell’individuo. Ma la sua è una critica volta ad un finale positivo, la scoperta per ognuno di essere sé stessi, dentro la propria bellezza. L’interpretazione, non manca di ironia e sagacia, ricca com’è di inflessioni e note di colore tipiche siciliane, tanto care all’autore del testo, al personaggio e all’attore che lo interpreta. Una messa in scena mutevole in ogni contesto, nel rapporto empatico con il luogo e con chi ascolta e che dà forma ad un personaggio, che è uno, centomila o nessuno, tutti per la prima volta affidati al racconto di una voce.

Lo spettacolo ha debuttato il 29 luglio del 2016, e ha realizzato oltre 70 repliche, registrando nei prestigiosi teatri e festival italiani e internazionali (tra cui Teatro Comunale di Siracusa, Teatro Pirandello di Agrigento, Teatro Gobetti Pirandello Festival Torino, Teatro Sala Umberto Roma, Teatro Mercadante Altamura, Teatro Abeliano Bari, Istituto di Cultura Italiana a Pechino, Teatro Comunale Corato) quasi ovunque il sold out. Il successo di critica e pubblico (specie giovanile) ha portato all’ambito riconoscimento del Premio Franco Enriquez 2017. La cerimonia di consegna si è svolta il 5 agosto a Sirolo (AN).

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