Era il 13 marzo 2013 quando, dalla loggia di San Pietro, un uomo semplice e sorridente si presentò al mondo come Francesco, “il Papa venuto dalla fine del mondo”. Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, si caricava sulle spalle una Chiesa scossa e smarrita dopo le clamorose dimissioni di Benedetto XVI.
In undici anni di pontificato, Francesco non ha solo governato la Chiesa: l’ha trasformata, l’ha resa più vicina ai poveri, ai migranti, agli ultimi. Ha risvegliato un’istituzione millenaria, parlando il linguaggio della misericordia, del dialogo e della cura del creato. Primo Pontefice latino-americano, primo gesuita e primo a scegliere il nome del santo di Assisi, Francesco ha infranto molti primati: primo a incontrare il patriarca ortodosso russo Kirill, primo a firmare un accordo con la Cina comunista, primo a mettere una donna alla guida di un dicastero vaticano.
Ha viaggiato senza sosta, abbracciando popoli di ogni continente in 67 viaggi apostolici, e ha lasciato un segno profondo nella storia recente della Chiesa con quattro encicliche e sette esortazioni apostoliche. Con coraggio ha riformato le finanze vaticane e ha rilanciato lo strumento del Sinodo, riportando la Chiesa a camminare insieme, ascoltando.
Accanto a lui, fino al 31 dicembre 2022, è rimasto Benedetto XVI, in una convivenza mai vista prima nella storia moderna. Un segno dei tempi nuovi che Francesco ha saputo leggere e interpretare.
Ora che la sua voce si è spenta, si apre il tempo della sede vacante. Ma chi verrà dopo raccoglierà il frutto di semi piantati in anni di coraggio e visione. Saranno cardinali per l’80% scelti da lui a riunirsi in Conclave, sotto la volta silenziosa della Cappella Sistina, per scegliere il successore di un Papa che ha amato senza misura e ha cambiato per sempre il volto della Chiesa.