Ed eccola qui, puntuale come la rata del mutuo, la malattia che mette sul divano milioni di italiani. No, non mi riferisco all’influenza ma alla sanremite acuta, subdola patologia che ammorba la penisola da ben 70 anni! E, non solo non si riesce a debellarla ma neppure a renderla più blanda e sopportabile! Quest’anno si annuncia addirittura fatale, almeno per chi non sopporta l’espressione ovina di Amedeo, la risata sardonica di nonna Venier, il vallettesco gineceo papereggiante, gli ospiti tromboni e il consueto sperpero di danaro pubblico (di colpo mi viene alla mente un angoscioso dubbio-curiosità: che fine avrà fatto Cannelle?). Ancora Sanscemo, show condito di Big, di sorprese prefabbricate, di chiacchiericcio gossip, tutto sotto giudizio del dio Auditel, e poi il solito contorno di vuote interviste, sceneggiate, polemiche e quei preludi e quei dopofestival televisivi zeppi di banalità, veleni & zuccherini. Ma basta! “Dio come ti amo!” Non se ne può più di emuli di Pippo e di sostituti di Mike!. Di Benigni, geniale quanto venale, ce n’è uno solo, non ci sono più i Jalisse e sono rimasti soltanto i “Fiumi di parole”: questa è ancora “la terra dei cachi” ma sono spariti i testi impegnati di certe canzoni d’autore…”Sugli sugli bane bane, tu miscugli le banane…”, altro che Alberto Bonucci che declama “Vola la farfalla impazzita”. Sì, a noi ci piace o Presepio, e allora anche Sanremo! E’ come Natale, Pasqua, la festa della mamma, la partita della nazionale di calcio in TV: irrinunciabile! E’ inutile che voi intellettuali con la puzza al naso (e a Brindisi ce ne sono tanti) facciate finta di niente e dichiarate di vedere Camurri travestito da barbone su Rai 5 e il musicologo addobbato da Casta Diva Francesco M. Colombo su Sky classic! Busciardi, voi seguite passo passo il festival, asserragliati nello studio, con le cuffie sulle caste orecchie per non farvi scoprire dai vicini… Facciamoci na ragione: per una settimana l’Ariston sarà il nostro tempio del sapere e del piacere: noi siamo tutti cresciuti a pane burro marmellata e canzoni di febbraio, Non possiamo di colpo “Perdere l’amore”. Tra poco l’Italia si ferma…”Italia sì Italia no”. Piaccia o non piaccia. E’ scritto nel nostro italico DNA e anche sulla sabbia, ma questa volta il vento non l’ha portato via, come è successo agli sfigati Franco I e Franco IV. Non ci sono più i mandolini di una volta però i nostri cuori restano canterini. Anche se produce trash, camp, pop, vintage, gossip, “perchè Sanremo è Sanremo”: tradizione, frivolezza, musica e cazzeggio infinito. Nella nostra memoria storica restano memorabili successi sanremesi come “Vacanze romane”, “Almeno tu nell’universo”, “Io che non vivo senza te”, ma anche immonde ciofeche quali “La forza mia”di tal Marco Carta, “Vorrei avere il becco” del rodariano Povia e “Cara terra mia” della premiata ditta Carrisi-Power. E’ la legge degli opposti: l’alto e il basso, il bello e il brutto. E tutto questo attrae ed affascina il colto e l’inclita. Che tenerezza quelle massaie affacciate alle transenne in attesa di poter osannare e fotografare i c.d. Vip! Dietro un angolo, ben nascosti, spieranno la scena il Reuccio Claudio e la Signora Nilla. Avanti Amadeus, dai la stura al festival, “è qui la festa” e, dal 4 sera, si fa l’Italia (canterina) o si muore!
Bastiancontrario