BRINDISI – Brindisi città turistica? Perché no, basta scambiare cittadini ed amministratori con quelli leccesi.
Molti operatori del settore affermano che per divenire mèta turistica basta crederci fortemente e curare i piccoli dettagli, come il decoro urbano. In pratica il segreto che ha portato Lecce – e tanti comuni limitrofi – alla ribalta mondiale. Proprio in tale direzione, l’amministrazione comunale leccese ha emanato un provvedimento mirato all’ulteriore valorizzazione del centro storico, a distanza di più di un decennio da quando Adriana Poli Bortone varò il Piano Urban, con il quale, attraverso i fondi messi a disposizione dall’Europa, si segnò il destino del centro storico leccese, trasformandolo da “periferia” della politica e dell’attività amministrativa in cuore pulsante della città. Tra il 2016 ed il 2017, il Comune di Lecce ha stanziato la somma di 500.000 euro a fondo perduto – rivenienti dall’Imu – da destinare ai proprietari che dovessero intervenire sul decoro architettonico dei palazzi insistenti nelle mura storiche della città. L’amministrazione coprirà il 20% dei costi dell’intervento, mentre il 50% verrà finanziato dal Governo attraverso il credito d’imposta.
“Abbiamo registrato un numero elevatissimo di telefonate – spiega l’assessore al Bilancio e Tributi Attilio Monosi. La finalità è quella di rendere più gradevole e migliorare l’aspetto manutentivo e architettonico del centro storico. Ritengo che cumulare l’intervento economico del Comune con quello già esistente dello Stato possa dare il giusto slancio per gli investimenti dei privati. Penso sia un’occasione da non perdere, anche perché rimette in moto il sistema degli artigiani, della materia prima, l’impegno degli operai specializzati nel restauro conservativo; insomma, ritengo sia un intervento fruttuoso. Per questo voglio replicarlo anche per il 2017, confermando lo stanziamento dei 250mila euro già in apertura del nuovo anno”.
“Più bello e ben tenuto è il centro storico – conclude Monosi – maggiore sarà il numero dei turisti che vorranno raggiungerci per le vacanze e, quindi, maggiore sarà anche l’incasso derivante dall’imposta di soggiorno da riversare sul comparto del turismo. Vogliamo che il centro storico splenda e questa misura serve a dimostrare che i tributi possono anche innescare meccanismi virtuosi dei quali beneficeremo tutti. Basta immaginare cosa accadrebbe se tutti i proprietari di palazzi storici sfruttassero l’opportunità che stiamo dando loro. Così, una ristrutturazione da 25mila euro costerà “appena” 7.500 euro di risorse proprie al cittadino, là dove altri 12.500 saranno in capo allo Stato e 5.000 al Comune”.
Insomma, un altro pianeta. A Brindisi, invece, non solo non è possibile usufruire di questi incentivi, ma non esiste neppure un regolamento sul decoro urbano, con norme cogenti che possano disciplinare con certezza e rigore i comportamenti da tenere da parte dei proprietari degli immobili situati nel centro storico.
Certo, esiste un Piano per la zona di San Pietro degli Schiavoni che prevede una serie di prescrizioni per chi debba effettuare lavori sulla parte esteriore dei propri immobili, ma esso, oltre ad essere circoscritto ad una piccola area del centro, non prevede disposizioni potestative in merito agli interventi da effettuare su quelli fatiscenti.
Unico strumento a disposizione del Comune è l’applicazione dell’art 677 c.p. – omissione di lavori in edificio – la quale prevede una sanzione amministrativa ai danni del proprietario di un immobile che versi in stato di abbandono e che possa pertanto costituire un pericolo per terzi. Ma si sa, a Brindisi tutto ha tempi lenti e tutto diventa discrezionale ed aleatorio.
In attesa che in città accada quello che altrove è normale, ovvero che il Comune effettui i lavori necessari sugli edifici fatiscenti, agendo in un secondo momento in danno del proprietario, o che applichi a tali proprietari la tariffa massima di Tari, i turisti si godono un centro storico invaso dalle auto (nota ancor più stonata delle auto su Corso Garibaldi), con palazzi le cui facciate superano i limiti della decenza e con rifiuti di ogni genere a fare bella mostra di sé nelle zone adiacenti i monumenti (vedi il caso della Chiesa di S. Benedetto).
Quando inizieremo a crederci seriamente?
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Andrea Pezzuto Redazione |