Da oggi in libreria ‘Volevo fare il giornalista’, il nuovo libro di poesie di Giuseppe Di Matteo

Se il giornalismo non è il mestiere più bello del mondo

Disponibile da oggi (5 GIUGNO) nelle librerie Volevo fare il giornalista (4Punte edizioni), il nuovo libro di poesie di Giuseppe di Matteo. Un titolo che è tutto un programma: quello di Di Matteo infatti, come spiega lo stesso autore, è “un atto di accusa in versi” nei confronti di un mestiere a suo avviso “sempre più schiavile”. E in effetti a leggere i frammenti del poeta barese (e giornalista di professione) non si ha certo l’impressione di avere a che fare con quello che in tanti celebrano ancora come il mestiere più bello al mondo. Al contrario, i versi di Di Matteo tratteggiano i contorni sfumati di “un ingranaggio perverso di cui non si riesce nemmeno a cogliere la sagoma” e si fanno beffe di tanti rituali che si consumano nelle redazioni: “Siamo colleghi, diamoci del tu/ ma poi volete il voi / che si deve agli schiavi”.

Il libro, arricchito dalle illustrazioni di Liliana Carone, è una sorta di “schiaffo morale” rivolto a chi “fa finta di non vedere”. Anche per questo i destinatari delle “schegge verbali” dell’autore, la cui cifra stilistica è l’essenzialità, sono soprattutto i suoi “compagni di sventura”:

“Contratto scaduto/ e ti buttano via/ come una foglia/ dal frigo”; “Offerta di lavoro:/ cercasi redattore a tempo pieno/eccellenti capacità di scrittura/conoscenza delle lingue straniere/flessibilità, abilità relazionali/. Sì, ma quanto paghi?”

«Qualche anno fa ho deciso di mettermi in viaggio – sottolinea Di Matteo – usando non i piedi ma le parole. Ho cominciato dalla precarietà, la vera peste del ventunesimo secolo; poi mi sono dedicato alla solitudine imposta dalla pandemia e, successivamente, al ritratto dei meridionali, categoria che va ben oltre la fotografia degli italiani del Sud. L’ultima fermata, per ora, si chiama giornalismo. Una professione che conosco bene – prosegue – anche perché sono nel campo da dieci anni. Ma attenzione: questo libro non è un’autobiografia, ho solo cercato di partire dal mio vissuto per raccogliere un triste patrimonio di esperienze comuni. Per farlo ho scelto di affidarmi alla poesia: credo sia un codice comunicativo molto efficace».

Giuseppe Di Matteo (Bari, 1983), giornalista professionista, da qualche anno si esprime attraverso i suoi frammenti intrisi di sostanza poetica. Nel 2019 esordisce con Frammenti di un precario (Les Flâneurs edizioni); il 2020 è invece l’anno di Cronache quotidiane (sempre per Les Flâneurs). Nel 2022 pubblica il suo terzo libro di poesie Meridionale (4 Punte edizioni) e il saggio Il 1799 in Terra di Bari (Adda Editore). Insegna Italiano e Storia in un Istituto Professionale.

 

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