Da Gutenberg ai giorni nostri: il museo didattico della stampa nel Salento

MERINE – In un angolo nascosto del paesino nel Leccese, fra le abitazioni della zona Morello, dal 2010 è presente un affascinante museo didattico che offre un viaggio attraverso la storia della stampa e della carta. Si tratta di una tipografia del 1800, arricchita da macchinari e attrezzature completamente funzionanti e adibita a museo didattico in modo tale da permettere ai suoi visitatori di essere tipografi e cartai per un giorno.

Rivolgendosi principalmente a scolaresche ma anche a gruppi di turisti che vogliono vivere del turismo “d’esperienza”, in questo luogo unico nel suo genere veniamo accolti da Vincenzo Gilenardi, divenuto apprendista tipografo all’età di 13 anni e che, nel centro storico della città di Lecce, apprese i rudimenti di questo mestiere nella storica tipografia di Franceschino Scorrano.

Perfezionando in giro per l’Italia quelle che sono le antiche tecniche della tipografia, fin da ragazzino ha iniziato a raccogliere macchine e materiali conservandoli da sempre in questo luogo che poi, dal 2010, è divenuto un museo aperto al pubblico e facente parte dell’Associazione Italiana della Stampa e della Carta (AIMSC), con sede a Milano, e comprendente anche il museo della carta di Fabriano.

La ricerca e la raccolta delle attrezzature iniziata decenni fa ha permesso di costruire questo luogo dove ogni macchina ha la sua storia, essendo alcune di esse acquistate, altre donate, altre ancora scambiate, con l’unico intento di conservare, a loro volta, la storia del territorio salentino.

Lo scopo del laboratorio didattico è quello di insegnare, in particolar modo ai ragazzi, la realizzazione dei fogli in carta riciclata: in un primo momento viene prodotta la polpa di cellulosa ricavata da quotidiani riciclati. Il visitatore, successivamente, realizza il foglio che viene fatto asciugare e seccare al sole, essendo grondante di acqua, per poi passare alla procedura della stampa.

È presente anche un secondo laboratorio, quello di litografia: si tratta della stampa su pietra, dove quest’ultima costituisce la matrice di stampa. Innanzitutto, è doveroso sottolineare che non si tratta di pietre qualsiasi ma di pietre estratte unicamente nella località di Solnhofen, in Baviera, e che originariamente costituivano il letto di un fiume. La loro particolarità è quella di reagire agli agenti chimici.

Una volta che il visitatore ha realizzato il proprio disegno sulla pietra, si passa al trattamento chimico fatto di un’emulsione di gomma arabica e acido nitrico. Si ottengono, in questo modo, due parti: una permeabile, più scura e che trattiene l’acqua, e una impermeabile, dove appunto l’acqua scivola via, rimanendo asciutta. Una volta ottenuto questo effetto asciutto-bagnato, viene passato un rullo d’inchiostro che, essendo un grasso, aderisce sulle parti asciutte, mentre viene respinto su quelle bagnate. Pressato il foglio su questa sorta di “negativo”, si ottiene la stampa.

Tra i vari gioielli che è possibile ammirare nella sala, estremamente interessante è la macchina linotype, una fonditrice di caratteri e invenzione del 1884, successiva alla straordinaria macchina a caratteri mobili di Gutenberg e che Thomas Edison definì “l’ottava meraviglia del mondo”.

Nata dalla mente dell’orologiaio tedesco Ottmar Mergenthaeler,  la linotype costituì una straordinaria rivoluzione per la storia della stampa poiché permise di automatizzare e velocizzare il macchinario precedente. A differenza del macchinario di Gutenberg, dove il rigo della pagina veniva costruito con i caratteri mobili che venivano composti e scomposti, la linotype, (letteralmente “linea di tipi”) presentava un magazzino interno dove vi erano contenute tutte le matrici, che non erano altro che gli stampi. La straordinaria avanguardia di questo meccanismo stava nel fatto che gli stampi, una volta allineati per creare il rigo, venivano spruzzati con del metallo fuso ad altissime temperature creando un’unica matrice, ovvero il rigo. Quest’ultimo veniva nuovamente fuso per poi, all’occorrenza, ripetere il meccanismo.

 

Quello che il visitatore nota immediatamente è la lentezza del procedimento. Un foglio, qui, deve prima essere composto, lasciato asciugare, seccare e poi potrà essere stampato, con altrettanta lentezza. Oggi un foglio di carta è reperibile ovunque, viene scarabocchiato e gettato in un secondo. In questo posto, forse, si risveglia un istinto ecologico e consapevole”.

Aurora Lezzi

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