BRINDISI – Nemmeno la fervida fantasia di registi come Polanski o Scorsese avrebbe potuto partorire una sceneggiatura simile a quella cui sta dando vita la politica locale.

Dopo l’arresto dell’ex sindaco Consales, che metteva il sigillo su di una legislatura sciapida nella quale la città è sprofondata nella contingenza delle emergenze quotidiane, dopo gli anni targati Mimmo Mennitti nei quali si è cercato di proiettare Brindisi al futuro, nessuno avrebbe immaginato una vittoria degli (pressoché) stessi soggetti che hanno governato la città dal 2012 al 2016.

Dopo soli 6 mesi di Amministrazione Carluccio, però, ecco arrivare l’ulteriore colpo di scena: Pasquale Luperti, colui il quale appariva come il trait d’union tra le due esperienze amministrative, sbatte la porta e fa volare gli stracci, facendosi addirittura promotore di una mozione di sfiducia verso il sindaco.

In pochi credono nel raggiungimento della fatidica cifra di 17 firmatari, poiché i franchi tiratori sono dietro l’angolo e si inizia a spargere la voce di un Pisanelli particolarmente titubante. Ecco però giungere il colpo di scena finale (pensavamo fosse tale…), con Pisanelli che ieri ha apposto la sua firma alla mozione di sfiducia verso il sindaco, così come altri 15 consiglieri. I conti, però, non tornano, si è fermi a 16: le firme di quelli che i bookmakers indicherebbero come maggiormente quotati, ovvero Saponaro, Flores e Pisanelli, ci sono.

Chi manca dunque? Facile, siamo a Brindisi, nella terra dove tutto è il contrario di tutto: manca quella di Mauro D’Attis, ovvero di colui il quale si è erto, nell’ultimo lustro, al ruolo di feroce contestatore di Consales prima, e dell’Amministrazione Carluccio poi.

Le ragioni che D’Attis adduce per motivare il ‘grande rifiuto’ atterrebbero la necessità della città di purificarsi attraverso un lungo percorso di commissariamento; il consigliere sarebbe pertanto disposto a staccare la spina alla Carluccio sin da subito, a condizione, però, che le firme raccolte per la mozione acquistino efficacia dopo il 24 febbraio, termine oltre il quale si andrebbe ad elezioni nel 2018 anziché nella primavera del 2017.

D’Attis, meglio di tutti, dovrebbe conoscere quale iattura per la città abbiano rappresentato le gestioni commissariali susseguitesi in questi anni: ben 3 in poco più di 10 anni. Cosa ci troverà di tanto positivo nel fatto che la città dovrebbe procrastinare, ancora una volta, il momento in cui risollevare la testa da sotto la sabbia e tornare ad inseguire il futuro, non è a tutti chiaro. Chiunque sia dotato di buona memoria, tra l’altro, non dimenticherà di certo gli strafalcioni commessi da Bruno Pezzuto, che ad esempio bruciò ben 5 milioni di euro (dei 10 accantonati per la realizzazione del PalaEventi) sacrificandoli sull’altare dell’equivoca scelta di soddisfare “pronta cassa”, qualche giorno prima del termine del suo mandato, determinati creditori. Allo stesso modo difficile sarebbe dimenticare l’operato di Castelli (probabile che sarà lui, nel caso, ad essere investito nuovamente di tale compito), che ha lasciato in eredità problemi superiori rispetto a quelli ereditati, ad esempio: demandando l’approvazione dei bilanci della Brindisi Multiservizi;  aumentando esponenzialmente il costo dei servizi (quali i ticket sportivi); calando la mannaia su teatro ed università; emettendo ordinanze come quella di divieto di balneazione per un tratto di costa, salvo poi revocarla dopo essere rinsavito dall’abbaglio preso. Insomma, tutte scelte riconducibili ad una mancata conoscenza della città, legate ad esigenze dettate solo dalla fredda “professionalità”, che esulano da una visione politica e, soprattutto, da una visione di città.

Allora, il consigliere D’Attis dica chiaramente che non vuole tornare alle urne, e che magari preferisce attendere i risvolti politici nazionali, legati a doppio filo alla legge elettorale in gestazione, la quale, se dovesse prevedere un proporzionale, potrebbe dare vita ad una coalizione trasversale tra Pd e FI: tale quadro andrebbe a riverberarsi, poi, sulla politica locale e sulle eventuali amministrative del 2018, dove lo stesso D’Attis, forte di questo, potrebbe avere chance maggiori rispetto ad elezioni imminenti.

E’ davvero difficile pensare, altrimenti, che una persona così esperta e competente, che ha potuto toccare con mano le macerie lasciate dai vari commissariamenti, creda nella bontà di quella che si rivelerebbe una iattura di gran lunga superiore rispetto all’attuale governo cittadino.

Confidiamo che l’amore per la città faccia prevalere il cuore sui freddi calcoli politici.

Andrea Pezzuto
Redazione

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