Calcio, brutta sconfitta del Brindisi contro la Real Acerrana

“Ho avuto squadre che a livello tecnico non erano granché ma avevano una fame e una voglia incredibile di vincere”. È con le parole di Conceicao, dopo la sconfitta del Milan contro la Juventus, che voglio iniziare a parlare della brutta sconfitta subita dal Brindisi contro la Real Acerrana. Brutta perché, nonostante la prestazione tutto sommato non cattiva della squadra bianco azzurra, capace di ribaltare l’ennesimo gol subito nei minuti iniziali, ha dimostrato di non avere quel carattere e quella “fame” che dovrebbe animare un gruppo di giocatori davanti a un obiettivo difficile ma raggiungibile se solo fossero capaci di metterci tutto il cuore e anche il cervello. È una costante vedere l’atteggiamento timido e remissivo nei minuti iniziali della formazione brindisina, fatto questo che agevola le squadre avversarie che in questo modo trovano determinazione e convinzione di poter avere la meglio su una compagine che mostra le sue incertezze. Quasi tutti gli avversari incontrati in questa stagione hanno aggredito, pressato, messo in difficoltà la retroguardia del Brindisi che poche volte ha avuto la capacità d’imporsi sull’avversario e anche ad Acerra si è vista quale era l’intenzione dei campani fin dal fischio d’inizio. È grazie a due prodezze di Rajkovic che i brindisini hanno sperato di poter ottenere quella vittoria esterna che fino a ora non è mai arrivata e nonostante nel secondo tempo entrambe le formazioni sarebbero potute andare in gol, si giungeva al 90’ con il risultato fermo sul 1 a 2 per gli adriatici che faceva credere nel successo finale. Ed è proprio in questi frangenti che deve venir fuori la “fame”, la cattiveria agonistica, che fa di una squadra modesta una vincente, capace di non distrarsi, di non disunirsi e di non concedere la minima occasione all’avversario e invece, tra il 91’ e il 96’, il Brindisi subisce il pareggio e il rigore che decreta un altra amara sconfitta. Giunti a questo punto la possibilità di salvezza, anche se la matematica lascia delle speranze, si riduce sensibilmente e quindi è doveroso domandarsi di chi è la responsabilità di quanto sta avvenendo? In situazioni come questa è normale pensare che non ci sia un solo responsabile ma, se mai fosse utile stabilire un ordine, il pensiero è che la proprietà è quella che ne ha di meno, non fosse altro per la notevole quantità di denaro impegnato in questa “impresa”, mentre la percentuale maggiore è d’assegnare ai dirigenti che hanno costruito, smantellato e ricostruito una squadra che i tifosi speravano si potesse salvare e che ancora oggi continuano a farlo… un po’.

Giancarlo Errico

 

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