Cala Materdomini: rischio di nuove grane se i lavori dovessero riprendere in concomitanza dell’estate

litoranea

BRINDISI – Se l’atavica vicenda legata alla rideterminazione della dividente demaniale pare volgere verso una conclusione, con la Capitaneria di porto che sta effettuando quanto in suo potere assieme all’Agenzia del demanio per ridefinire i confini del demanio marittimo, sul Piano della costa è calato il silenzio. Si ricorderà che negli scorsi mesi la Regione ha provveduto a nominare dei commissari ad acta per completare i Piani dei Comuni particolarmente in ritardo con l’iter. Il Comune di Brindisi non dovrebbe correre questo rischio perché il Piano della costa è in fase avanzata: le ultime notizie ufficiali sono risalenti al maggio dello scorso anno, quando lo strumento urbanistico stava scontando la fase di valutazione del Rapporto ambientale e si attendevano gli esiti della consultazione pubblica. Il passaggio successivo, pertanto, dovrebbe essere l’adozione del Piano della costa da parte del Consiglio comunale.

Tale strumento consentirà di disciplinare l’utilizzo delle aree demaniali e dovrebbe dare luogo alla creazione di nuovi lidi; qualche anno fa si parlava ad esempio di tre nuovi stabilimenti che sarebbero potuti sorgere nella sola area di Punta del Serrone. E proprio l’esteso parco sul mare rappresenta uno dei punti dai quali ripartire per restituire nuovo impulso alla costa brindisina: l’area verde versa in condizioni di abbandono, con rifiuti portati prevalentemente dal mare accatastati lungo i percorsi vita e tra gli scogli. Sempre attraverso l’adozione del Piano della costa si dovrebbe individuare una destinazione d’uso per la vecchia Batteria Menga e le case matte, che potrebbero essere sfruttate per finalità turistico-ricettive.

Per un rilancio ad ampio respiro della costa brindisina, però, risulta ancora più importante l’adozione del nuovo Piano urbanistico generale, il cui iter, stando alla volontà dell’attuale giunta, dovrebbe concludersi entro il 2020.

Il tutto, mentre si spera possano essere individuate soluzioni che possano risolvere efficacemente il problema della pericolosità della falesia, in alcuni punti ancora classificata come Pg3, ovvero ad alto pericolo. I circa tre milioni di euro spesi per rimodularla in alcuni tratti, infatti, non hanno consentito la creazione di nuovi spazi da mettere a disposizione dei bagnanti, essendo stati posti alla base della falesia dei grossi massi che rendono se possibile ancora meno fruibili di prima quelle aree.

Una nuova spiaggia, in realtà, sarebbe già dovuta sorgere l’estate scorsa, ovvero quella di cala Materdomini. I lavori partiti in maniera celere sono stati interrotti da mesi a causa della caratterizzazione della sabbia, essendo quel tratto rientrante nell’area Sin. Per tali ragioni, è in corso una lunga interlocuzione con il Ministero dell’Ambiente per verificare la compatibilità della sabbia che dovrà essere utilizzata per il ripascimento di quell’insenatura. Il rischio è che, se la situazione non dovesse sbloccarsi a stretto giro, con l’avvento dell’estate potranno sorgere problemi di viabilità dovuti alla circostanza che i camion che dovranno trasportare la sabbia si potrebbero ritrovare a intralciare il traffico già di per sé particolarmente intenso lungo la litoranea. Già l’estate scorsa, infatti, la ditta Carparelli chiese che la gestione del traffico potesse essere garantita dalla Polizia Locale, nonostante nel capitolato d’appalto sia indicato che tale compito spetti alla ditta.

Nel frattempo, l’amministrazione comunale sta lavorando per il ripristino della sicurezza proprio sulla Sp 41, per larghi tratti ancora al buio a causa di reiterati furti di rame e atti di vandalismo che hanno interessato la nuova illuminazione della quale si era fatta carico l’Enel.

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