Associazione Pani e Pesci Brindisi: situazione ristoratori discussa con il Consigliere Regionale Amati e l’Assessore comunale Pinto

Giovedì 10 dicembre, presso l’azienda vitivinicola Tenute Lu Spada e alla presenza del suo amministratore, Carmine Dipietrangelo, l’associazione dei ristoratori brindisini Pani e Pesci, dopo essersi confrontata nei giorni precedenti con le Associazioni di Categoria CNA, Confartigianato e Confesercenti, ha incontrato l’Assessore alle Attività Produttive Oreste Pinto del Comune di Brindisi e il Consigliere Regionale Fabiano Amati, per discutere l’annosa situazione in cui versa la categoria dei ristoratori nella nostra città.
Pani e Pesci, pur non essendo una associazione prettamente sindacale, ha sentito la necessità di avviare un confronto anche con le istituzioni locali e regionali, per conoscere gli indirizzi delle stesse riguardo le nostre problematiche, in modo da avere, per quanto possibile, una maggiore consapevolezza sul nostro prossimo futuro, considerato che i ristori  derivanti dai vari decreti risultano largamente inadeguati e confusi.
Le nostre aziende, pur rimanendo chiuse, o marginalmente aperte, non sono esenti da spese: tasse e tributi (nella migliore delle ipotesi alcuni sono stati solamente rinviati), affitti, mutui, leasing per attrezzature, fatture in scadenza, utenze ecc.ecc. sono solo alcuni esempi, per non parlare delle esigenze familiari di chi in queste aziende ci lavora.
Tutto questo, inoltre, è aggravato dai mancati incassi che solitamente si fanno nel periodo natalizio e che costituiscono buona parte del fatturato anche delle nostre attività.
I due rappresentanti istituzionali, pur mostrandosi consapevoli e sensibili alle nostre istanze, hanno sottolineato la gravosa situazione economica in cui versano anche le casse degli enti locali, auspicando nell’aiuto del governo centrale e regionale in attesa dello sblocco del tanto sospirato Recovery Fund e degli stessi ristori.
Al momento, dunque, sembra che non possiamo far altro che tenere ancora duro, anche se molti di noi sono già in serie difficoltà correndo il rischio di chiusura definitiva, con ulteriori  gravi ripercussioni sul lavoro e su tutta la filiera enogastronomica e, quindi, sull’intera collettività e sulle produzioni agroalimentari del territorio.
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