ANCE smuove le acque: “Quale città tra 20 anni? Povera e deserta”. Ma non tutto è perduto: per cambiare volto bastano tre anni…

BRINDISI – L’Associazione Nazionale Costruttori Edili della Provincia di Brindisi, con il qualificatissimo convegno organizzato stamani presso il Nuovo Teatro Verdi, ha dimostrato che anche a Brindisi è possibile elevare il dibattito sul futuro della città, puntando sui contenuti e sulle sinergie per superare una crisi terribile, che per i costruttori – numeri alla mano – assume contorni ancora più preoccupanti.

Grazie allo studio effettuato dall’Istituto CRESME ed esposto dal direttore Lorenzo Bellicini è stato possibile acquisire preziose informazioni sullo stato di salute del territorio e sulle sue prospettive.

Gli assi portanti della discussione sono stati incentrati: sulla deriva demografica della città di Brindisi e della sua Provincia; sugli investimenti mancanti che l’attuale fase economica sembra evidenziare, con la netta perdita di ruolo che il settore delle costruzioni ha registrato negli anni della crisi susseguenti al boom dei primi anni duemila.

Snocciolando i freddi ma eloquenti numeri della ricerca emergono chiari i fattori negativi e quelli positivi.

Partendo dai primi, sotto l’aspetto demografico, dal 1991 al 2016, la Provincia di Brindisi ha perso secondo l’Istat 14.231 abitanti, il 3,4% della popolazione. Secondo le previsioni del CRESME, data la struttura demografica della popolazione, le dinamiche naturali e quelle migratorie, le cose peggioreranno nei prossimi venti anni: tra 2016 e 2036 si perderanno 45.992 abitanti (perdita dell’11,6% della popolazione 2016) nell’ipotesi migliore o 61.731 (-15,5%) in quella peggiore. Nel 2036  il comune capoluogo – nell’ipotesi media dello scenario previsionale – avrà perso 16.389 abitanti, il 18,7% degli 87.820 abitanti attuali: nell’ipotesi migliore la perdita sarà di oltre 15.000 abitanti, in quella peggiore di 17.600 abitanti. Brindisi avrà dunque perso fra 18 anni tra il 17% e il 20% della sua popolazione. La popolazione tra 15 e 64 anni, invece, dal 2016 al 2036 si ridurrà del 25%.

Nel 2016, nella provincia di Brindisi, il saldo tra nascite e morti è stato negativo per 1.071 unità. Le cose peggioreranno nei prossimi anni: nel 2036, infatti, ci sarà un saldo naturale negativo di 3.297 unità in un solo anno.

Passando invece al tema degli investimenti, secondo le stime del CRESME nel settore delle costruzioni c’è stato un crollo drammatico a 360°: basti pensare che gli investimenti in opere pubbliche sono scesi del 53% e nel 2016 e nel 2017 nella Provincia di Brindisi il valore dei bandi di gara delle opere pubbliche ha toccato il valore più basso dall’inizio degli anni duemila; le risorse messe in gara sono state la metà di quelle che mediamente venivano stanziate negli anni precedenti.

L’80% degli interventi, oramai, riguardano il micro-recupero di manufatti, ed anche sulla manutenzione ordinaria si registra un calo – dal 2004 ad oggi – del 50%. Insomma, è come se il settore delle costruzioni fosse fermo.

Il fatto che Brindisi, secondo la ricerca de Il Sole 24 Ore, sia passata dall’85^ posizione del 2007 alla 106^ del 2017, rappresenta soltanto un’ulteriore conferma.

Non tutto però è negativo.

Nel 2015, infatti, la Provincia di Brindisi si collocava al primo posto nella classifica regionale per valore aggiunto per occupato, mentre si collocava in seconda posizione, dopo Bari, in base all’indicatore pro-capite.

Da segnalare è soprattutto l’importante crescita nel campo del turismo nella Provincia di Brindisi: crescita che ha interessato sia i poli turistici più noti sia lo stesso Comune di Brindisi. Con 459 mila arrivi ed 1,8 milioni di presenze, la provincia di Brindisi ha assorbito nel 2017 il 12% del totale dei flussi turistici regionali.

Dal 2008 al 2017 gli arrivi e le presenze in provincia sono aumentati del 65%, un tasso doppio rispetto alla crescita regionale e triplo rispetto a quello nazionale; mentre le presenze sono cresciute del 35,4% rispetto al 24,7% regionale.

La dinamica espansiva della domanda turistica ha riguardato sia la componente nazionale che quella straniera, ma quest’ultima ha visto consolidare il proprio ruolo, passando dal 17% del totale nel 2010 a più del 28% nel 2017. L’attrattività della domanda internazionale caratterizza il territorio brindisino assai più che altri territori regionali, come emerge dalla dinamica delle due componenti della domanda: tra il 2010 e il 2017 gli arrivi di stranieri in provincia sono aumentati del 151% a Brindisi, contro una crescita in Puglia pari al 98%. Lo stesso indicatore scende al 32% a Brindisi con riferimento ai flussi di turisti italiani, e al 13% nella media regionale.

Tuttavia, se si pensa che gli arrivi nella Croazia adriatica toccano quota 9 milioni ed in Puglia quota 2,7 milioni, si comprende come ci sia ancora molto da lavorare per acquisire maggiore attrattività, soprattutto in vista dell’incremento di turisti nel Mediterraneo previsto per i prossimi 15 anni, che toccheranno quota 400 milioni.

Riguardo l’industria nel territorio brindisino, poi, nel 2015 il valore aggiunto industriale ha superato il 17% del totale, contro una media regionale inferiore al 13%. Si osservi però che nel 2005 il peso dell’industria sfiorava il 19%.

Tornando ai dati sul valore aggiunto, va sottolineato come questi stridano con quelli relativi alla disoccupazione. Nel 2017 gli occupati nella Provincia di Brindisi erano 120.400, 48.500 (40,3%) dei quali lavoravano negli “altri servizi”, 30.700 (25,5%) nel settore commerciale-ricettivo, 19.900 nel settore industriale (16,5%), 12.800 (10,6%) in agricoltura e 8.500 (7,1%) nelle costruzioni.

Nel 2016 (+9,4%) e 2017 (+2,1%) è stato il settore manifatturiero quello che ha mostrato la maggiore crescita occupazionale, ma rispetto al 2008 l’occupazione industriale risulta inferiore del 16,4% (circa 3mila occupati persi). Solo il settore delle costruzioni, rispetto al 2008, fa registrare performance peggiori, avendo perso il 20,9% degli occupati 2008 (oltre 2.200 occupati in meno).

L’unico settore che registra una crescita di occupati rispetto al 2008 è il settore commerciale-ricettivo: 4.500 occupati in più, pari a una crescita del 17,5%. La crescita dell’occupazione nel settore commerciale-ricettivo ha compensato in buona parte la perdita di occupati dell’industria e delle costruzioni. E’ certo una conferma dell’importante crescita turistica che ha interessato la Regione e la Provincia negli anni della crisi.

Secondo le rilevazione dell’ISTAT, nel 2017 il tasso di disoccupazione in Provincia di Brindisi è pari al 18,6%, un valore di poco inferiore alla media regionale ma superiore di oltre 7 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Osservando la sua dinamica, emergono elementi di incertezza sull’entità della ripresa economica: dal 2011 fino al 2014, il tasso di disoccupazione è cresciuto sino ad arrivare al 18,3%, nel 2015 è sceso al 16,5% per risalire nel 2016 e raggiungere nel 2017 il livello più alto dal 2008.

La questione si aggrava leggendo i dati sulla disoccupazione giovanile, che nel 2017 ha raggiunto il livello più alto degli ultimi dieci anni, attestandosi al 45,9%, dieci punti percentuali al di sopra della media nazionale e cinque punti in meno della media regionale (51,4%).

Come sottolineato dal direttore del CRESME, una città può cambiare volto nel giro di tre anni, ma per farlo serve un progetto di futuro condiviso e vi è bisogno della corresponsabilità della cittadinanza.

A proposito di questo, illuminante è stato l’esempio portato da Florinda Saieva, curatrice del progetto Farm Cultural Park di Favara, un paesino in provincia di Agrigento che in 8 anni, grazie agli investimenti dei privati nel campo della rigenerazione urbana, è passato da zero a 100.000 turisti l’anno. Ciò, puntando sulle infrastrutture culturali, sulla formazione, sull’integrazione, modificando così l’immagine negativa della città determinata da eventi legati ad episodi mafiosi ed alle condizioni di degrado del Centro storico, culminate con il crollo di una palazzina.

Il progetto illustrato, nonostante abbia incontrato ostacoli legati a sequestri poi rivelatisi infondati, viene portato avanti caparbiamente e si prefigge l’obiettivo di determinare un incremento demografico di 20.000 unità per i prossimi 30 anni.

I lavori si sono poi completati con gli interventi dei rappresentanti nazionali e locali di Ance, dell’Assessore regionale Curcuruto, del Segretario dell’AdSP Vespasiani e del Prof. Viesti. Quest’ultimo ha evidenziato come il Mezzogiorno, dal 2000 ad oggi, abbia perso 7 punti di Pil, mentre la media europea vede un incremento del 20% del Pil, ed ha posto in rilievo il dimezzamento delle risorse stanziate per gli investimenti.

In merito a Brindisi, invece, il Professore ha posto l’accento sulla necessità di creare una sinergia maggiore con Lecce ed ha rilevato la presenza di un mix economico composto da industria, infrastrutture e qualità della vita che, se corroborato da fiducia e investimenti, porterà la città a svilupparsi più di tanti altri territori del Mezzogiorno.

Riguardo il porto, invece, Vespasiani ha individuato nell’intermodalità la carta vincente di Brindisi, evidenziando poi come sia possibile intercettare anche i traffici di transhipment legati alle rotte della Via della Seta e sviluppare ulteriormente il traffico crocieristico.

La sfida ai candidati Sindaco, tutti presenti all’appuntamento, è dunque lanciata: non si potrà prescindere da un’idea di futuro chiara ed armonica da sviluppare attraverso il Pug, che secondo il Presidente di Ance, Pierluigi Francioso, potrebbe essere redatto nel giro di 12 mesi se ci fosse la volontà politica.

Ed appuntamenti come quelli odierni possono certamente costituire un’ottima base di partenza per schiarire ulteriormente le idee su quale futuro disegnare per Brindisi.

Andrea Pezzuto

 

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