Senza sottoporsi all’intervento chirurgico Bruno potrà finalmente diventare Mina all’anagrafe. A deciderlo è una sentenza emessa lo scorso 12 maggio dal Tribunale, secondo il quale “per ottenere il riconoscimento giuridico della identita’ di genere prescelta e’ sufficiente una modifica dei caratteri sessuali secondari, come la distribuzione delle masse muscolari e della forza, dell’adipe, dei peli, della laringe e della voce, delle mammelle, realizzabile normalmente mediante cure ormonali”.

Lo stesso principio era stato sancito nel luglio scorso dalla Cassazione, che aveva accolto il ricorso di una associazione per i diritti lgbt. “E’ la fine di un calvario“, fa sapere Mina attraverso il suo avvocato che ha curato la causa. E’ orgogliosa di mostrare il suo documento di identita’ e porre fine ad inutili imbarazzi“, tiene a sottolinea l’avvocato. Si tratta di una delle prime sentenze in Italia dopo la decisione  della Corte Costituzionale che nel 2015 ha ritenuto non obbligatorio l’intervento chirurgico per la rettifica dei dati anagrafici.Pur essendo uomo da punto di vista biologico, Bruno ha percepito fin dall’infanzia il proprio aspetto esteriore come un ostacolo al convincimento psichico di essere donna.“Per fortuna – aggiunge l’avvocato – la societa’, sia pure lentamente, si evolve”.

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