VIDEO – Ciclone giudiziario su appalti Enel, 5 arresti: in manette anche l’ex consigliere Gloria. Dipendenti Enel avevano in pugno imprenditore

BRINDISI – I militari del gruppo della Guardia di Finanza di Brindisi hanno eseguito all’alba di oggi un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di cinque dipendenti di Enel Produzione, di cui uno in carcere e quattro ai domiciliari. L’ordinanza è stata disposta dal gip del Tribunale di Brindisi, su richiesta della Procura della Repubblica. L’inchiesta riguarda un giro di presunte tangenti su appalti all’interno della centrale “Federico II” d Brindisi ed il reato configurato è quello di corruzione continuata ai danni del proprio ufficio.

La ricostruzione dei fatti è stata affidata stamane al Procuratore Capo Marco Dinapoli, in pensione dal prossimo 6 di maggio. Al tavolo anche il Tenente Colonnello della GdF Tiziano La Grua.truffa enel

Dei cinque arrestati, solo Carlo De Punzio, 47enne di Mesagne, addetto della funzione salute, sicurezza ed ambiente in Centrale, è stato condotto in carcere. Gli altri quattro, addetti alle verifiche dei lavori appaltati alle ditte esterne, sono ai domiciliari. Si tratta di Domenico Taboni, 59enne di Roma; Fabiano Attanasio, 54enne di Brindisi; Vito Gloria, 52enne di Brindisi (ex consigliere comunale); Nicola Tamburrano, 62enne di Torre Santa Susanna. Indagato a piede libero, invece, l’imprenditore Giuseppe Luigi Palma, 47enne di Monteroni, che il pomeriggio dello scorso 7 marzo ha minacciato il suicidio salendo sul nastro trasportatore del carbone della Centrale Federico II di Cerano, per un presunto pagamento che Enel non avrebbe onorato (ma di fatto, così non è, stando agli assunti dell’Enel).truffa enel 4

Tutti, con la loro condotta illecita, avrebbero favorito una ’impresa amica’, la Palma Asfalti srl, nell’aggiudicazione di più gare d’appalto, rivelando ad essa i valori da indicare nelle offerte (bassissime) da presentare. Si contestano anche l’attestazione di falsi stati di avanzamento lavori, liquidazione di fatture per attività, di fatto, mai eseguite, mancate verifiche e/o controlli, così favorendo stabilmente interessi personali di terzi. Inoltre, nei confronti dei cinque è stato eseguito un sequestro preventivo pari a 230mila euro (conti correnti, beni mobili registrati ed immobili).

Detti lavori concernevano: realizzazione di un muro, intonaco, collocazione di condotte, ecc.. Sembra che alla Palma Asfalti srl si facessero pervenire in anticipo le offerte degli altri concorrenti. Una volta avvenuta l’aggiudicazione, entravano in gioco i ‘tecnici di stato avanzamento lavori’, che ‘pare’, chiedessero tangenti all’imprenditore in ragione del 5% (dalle intercettazioni in possesso della Procura, gli indagati parlano di ‘patate’). Sembra anche che siano state esercitate forme di ricatto, per assunzione di personale, che all’Enel, in realtà, non serviva.truffa enel 3

La Procura ha iniziato ad indagare proprio ‘grazie’ al gesto dell’imprenditore salentino, amministratore della ditta Palma Asfalti srl, al quale Enel revocò immediatamente l’aggiudicazione dopo aver appurato che i lavori non erano stati eseguiti a regola d’arte; infatti, sarebbero stati usati materiali scadenti (proprio per rientrare nei ‘costi’). Inoltre, le fatture venivano gonfiate ed il surplus – stando all’accusa – veniva utilizzato per pagare le tangenti.

Ma l’imprenditore, nonostante la revoca, voleva rientrare nel giro delle gare d’appalto, con la minaccia di svelare tutti i retroscena. Vano è stato il suo tentativo.

Così, lo stesso imprenditore si è autodenunciato, parlando con i vertici Enel (i quali hanno registrato il tutto ed inviato il contenuto alla Procura). Il salentino, secondo la sua tesi, sarebbe stato risucchiato in un sistema in cui per ottenere gli appalti era costretto a versare mazzette pari al 5% di ogni lavoro. Il Procuratore ha spiegato che una parte del denaro e delle utilità sarebbe stata versata all’addetto alle relazioni esterne ed un’altra parte ai funzionari incaricati di constatare l’avanzamento dei lavori effettuati. Uno dei tecnici, il project manager delle gare d’appalto, Domenico Iaboni, è stato licenziato da Enel pochi mesi fa.

Agli inquirenti, Palma ha riferito di essere stato pagato integralmente per i lavori di realizzazione, all’interno della Centrale, di un muro di contenimento per scongiurare il pericolo delle esondazioni; lavori in realtà mai eseguiti.

Dinapoli ha, poi, spiegato le utilità che i ricattatori avrebbero percepito: denaro, assegni, carta di credito ricaricabile (intestata a Palma, ma nelle disponibilità di uno degli altri indagati), una automobile, un telefono cellulare, nonchè rilevanti lavori edili nelle loro abitazioni private (questi ultimi, sembra, pagati dall’imprenditore). Sono stati anche dati assegni alle mogli degli indagati. De Punzio ha giustificato la dazione quale contributo per una associazione onlus di cui la consorte faceva parte.

In conclusione di conferenza stampa, il Procuratore ha lasciato intendere che l’indagine non è affatto conclusa, in quanto vi sarebbero altri soggetti che ‘hanno aderito’ al sullodato sistema.

Tommaso Lamarina
Redazione

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