È uno dei reparti più delicati e strategici dell’intero ospedale, quello dove ogni ora può fare la differenza tra la vita e la morte. Ma oggi, l’Unità di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale Perrino di Brindisi è sull’orlo del collasso. Il personale è ormai ridotto al minimo: due soli neonatologi strutturati, di cui uno impossibilitato a coprire i turni notturni. In queste condizioni, garantire assistenza h24 non è più sostenibile. Le ripercussioni non riguardano solo il singolo reparto, ma l’intero sistema di assistenza materno-infantile della provincia. Senza un’UTIN operativa, i parti ad alto rischio non potranno più essere gestiti a Brindisi. Questo significa dirottare future mamme verso altri ospedali, con tutte le difficoltà logistiche, emotive e cliniche che comporta un trasferimento forzato. Non è solo una questione di distanza: è una questione di sicurezza, dignità e diritto alla cura. Il timore è che il reparto di Ostetricia e Ginecologia finisca per essere depotenziato o chiuso, privando la provincia di un punto nascita pubblico. E tutto questo in una fase in cui, paradossalmente, in altre province si tagliano nastri e si inaugurano nuove strutture. A denunciare la gravità della situazione è la Fp Cgil Brindisi che parla apertamente di “smantellamento silenzioso” dei servizi essenziali per mamme e neonati. Il sindacato accusa la direzione Asl di non aver pianificato in tempo assunzioni o soluzioni strutturali, affidandosi invece a rattoppi d’emergenza che aumentano i costi e peggiorano la qualità dell’assistenza. Il rischio, oggi più che mai concreto, è che a Brindisi non si possa più nascere.