BRINDISI – Sette anni fa, dopo la sconfitta subita a Teramo all’undicesima giornata, Giovanni Perdichizzi veniva sollevato dall’incarico di capo allenatore: il record, fino a quel momento, parlava di 2 vittorie e 9 sconfitte, e la scelta di esonerare l’allenatore sembrava allora improcrastinabile. Oggi, dopo 2 vittorie ed 8 sconfitte, in molti tifosi c’è invece la convinzione che il cambio dell’allenatore non rappresenti la soluzione ai mali di una squadra ritenuta di basso livello: eppure, se si confrontano i due roster, viene da pensare che non ci sia paragone, dato che quella Enel Brindisi annoverava in panchina giocatori inadatti al massimo livello come Pugi e Gallea, ed altri di livello davvero basso come Giovacchini, Infante e lo stesso Maresca. La panchina a disposizione di Dell’Agnello nella gara di ieri, invece, era composta da Tepic (fino a giugno scorso uno dei migliori giocatori del campionato), da Donzelli (sfortunato quanto si vuole ma pur sempre uno dei migliori giovani del campionato), Giuri (reduce dalla chiamata in Nazionale), Oleka e Cardillo (un giocatore che per fisicità e mentalità è da Serie A). Insomma, certamente non un roster da playoff, ma neppure da ultimo posto solitario: basti pensare che Brescia guida la classifica avendo come cambio del #4 e del #5 il solo Sacchetti, ed adattando di volta in volta M. Vitali o Bushati come play di riserva di L. Vitali; Trento stessa, ieri, ha giocato gran parte della partita con una guardia di 1,96 cm in posizione di pivot; oppure Pesaro, che oltre a Omogbo, Moore, Mika e gli “onesti mestieranti” Ceron, Bertone e Kuksis (appena arrivato) ha davvero poco altro, ma nonostante ciò è comunque riuscita ad ottenere più punti in classifica ed a mostrare un gioco ed un piglio migliore rispetto a Brindisi.
Il problema più rilevante che si riscontra in questa squadra risiede nel fatto che la stessa continua ad evidenziare sistematicamente le stesse lacune: approccio soft in difesa nel primo tempo; attacco asfittico nell’ultimo quarto; scarsissima presenza mentale nelle partite in trasferta; ricerca del leader tecnico al quale affidare la palla nei momenti topici (ed abbiamo abbondantemente visto che non può impersonarlo Suggs quel ruolo); assenza di una identità di squadra (è una squadra che vuole correre in contropiede ma non applica show difensivi, non anticipa le linee di passaggio ed ha in organico giocatori lenti; ci sono pochi difensori puri; c’è un solo pivot che ha difficoltà a rollare ed a giocare spalle a canestro; c’è poco talento diffuso e poca capacità di leggere le situazioni per giocare un basket controllato, e gli estenuanti palleggi sul posto ne forniscono la riprova; ecc., ecc.). Insomma, fatta eccezione per qualche buona prestazione casalinga: un disastro!
Le valutazioni da compiere sono adesso due: c’è ancora denaro a disposizione per intervenire? La squadra è davvero la più debole del campionato?
All’ultima domanda, dopo gli acquisti di Moore e Smith (non ancora in condizione ma davvero un ottimo giocatore), verrebbe da rispondere di “NO”. Però la squadra gioca indubbiamente il peggior basket del campionato, ed allora…
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Andrea Pezzuto Redazione |