Saccomanno (FdI): “Sanità distratta o assente?”

Tiberio Saccomanno

Emiliano il 14 maggio scriveva su Facebook: ”La Regione Puglia ha chiesto al governo di estendere la stabilizzazione del personale sanitario anche a coloro i quali maturano i 36 mesi entro il 31 dicembre 2020. Da ieri sera è legge.” Solo che il presidente faceva riferimento alla bozza uscita dal Consiglio dei Ministri, ed in particolare ad un emendamento al Milleproroghe, che viene cancellato il 19 maggio nel testo finale del Decreto Rilancio pubblicato sulla gazzetta Ufficiale.
La questione è politica. Regioni come l’Umbria, l’Abruzzo e la Campania dopo l’approvazione della legge di Bilancio e del Milleproroghe di febbraio 2020 hanno avviato le stabilizzazioni, mentre la Regione Puglia, poiché nella norma non era citato espressamente il comparto medico-sanitario, si è trincerata dietro una interpretazione restrittiva, chiedendo un chiarimento interpretativo al governo. Inoltre escludendo dal computo dei 36 mesi gli incarichi a tempo determinato e a chiamata diretta, come se la colpa dell’inefficienza della Pubblica Amministrazione che ha reclutato gli operatori con carattere di urgenza e quindi in assenza di avvisi pubblici, sia da addebitarsi al lavoratore. Chi ci rimette, tra i tanti preoccupati nell’intera regione, ci sono i 120 operatori socio sanitari di Brindisi che hanno già scritto ad Emiliano implorando aiuto, per paura di essere lasciati a casa, senza stabilizzazione, alla faccia della riconoscenza per il lavoro svolto durante questa emergenza Covid.
Allo stesso modo, il 16 maggio, il Presidente Emiliano in un videomessaggio tranquillizzava gli operatori socio sanitari foggiani che hanno partecipato al Concorsone per 2245 posti, indetto dalla Regione Puglia e gestito dagli Ospedali Riuniti di Foggia: “a brevissimo verrà ricomposta la graduatoria e procederemo alle assunzioni… State tranquilli”. Ma la musica non cambia nonostante il mancato accoglimento da parte del TAR di Puglia di sei ricorsi che hanno presentato alcuni partecipanti per contestare le ripetute revisioni della graduatoria. Infatti la Sezione Prima dello stesso TAR ha disposto con una ordinanza del 15 maggio 2020, ai fini della decisione, che l’amministrazione chiarisca una serie di punti specifici procedurali, anche in merito alla revisione dei punteggi assegnati nella graduatoria del 13/03/2020, rinviando la causa all’udienza in Camera di Consiglio che si terrà il 10 giugno prossimo. Anche volendo mettere da parte le indagini in corso da parte della Guardia di Finanza per alcuni manager degli Ospedali Riuniti, in merito ad alcune gare espletate dell’azienda universitaria foggiana, non sarei così ottimista come il Presidente Emiliano.
In piena emergenza Covid, sempre il Presidente Emiliano, in un video poi diventato virale, affermava che i medici di famiglia non devono vedere i loro pazienti, non devono toccarli e non devono visitarli. In poche parole, vista la precarietà di Dispositivi di Protezione Individuale, la carenza di strumenti di controllo a distanza dei parametri vitali e la mancanza degli ausili protesici dei pazienti a domicilio, si demandava all’intervento di primo soccorso, il rischio e la responsabilità della diagnosi. Poi accade che, al fine di individuare meccanismi di compensazione per il personale coinvolto nella straordinaria emergenza Covid l’art 1 del D.L 18/2020 rubricato “Finanziamento aggiuntivo per incentivi in favore del personale dipendente del Servizio Sanitario Nazionale” si preveda, in base al grado di coinvolgimento e in ragione dei turni di lavoro effettivamente prestato, la distribuzione dei suddetti finanziamenti aggiuntivi, come è giusto e meritato che sia. Peccato che ci si dimentichi di quei medici del 118, purtroppo solo convenzionati, e non dipendenti, e di tutto quel personale dipendente dalle associazioni che gestiscono le postazioni del 118, che durante questa emergenza, proprio come chiedeva Emiliano, hanno affrontato in prima linea il virus, mettendo a rischio la propria vita e quella dei familiari, molte volte senza i dispositivi di protezione necessari, altre con dispositivi non omologati.
Quanta umiliazione per questi lavoratori nel chiedere considerazione e riconoscimento? Eppure siamo stati tutti concordi nel definirli eroi. Quando abbiamo la possibilità di fare qualcosa per loro, proviamo a non dimenticarlo.

TIBERIO SACCOMANNO

 

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