BRINDISI – Scontare i reati minori fornendo prestazioni lavorative non retribuite, ma utili alla società.

E’ stato questo l’oggetto del convegno tenutosi nel primo pomeriggio di ieri, presso il salone di rappresentanza della Provincia di Brindisi.

A presiedere l’incontro, dal titolo ‘Reato e lavoro gratuito in Enti pubblici e Terzo Settore’, organizzato dall’associazione CSV Poiesis (Centro Servizi al Volontariato) di Brindisi, la presidente dell’associazione, Isabella Lettori;  il presidente del Tribunale di Brindisi, Alfonso Pappalardo; il Garante regionale dei Diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, Piero Rossi; il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Brindisi, Carlo Panzuti; il presidente della Camera Penale di Brindisi, Fabio Di Bello; la dirigente dell’Ufficio Distrettuale per l’Esecuzione Penale Esterna di Lecce, Patrizia Calabrese.

Il tutto parte dalla legge n. 67 del 28 aprile 2014, la quale prevede, in determinati casi (ossia i cosiddetti ‘reati minori’, quale possa essere la guida in stato di ebbrezza, ndr), la sospensione del processo penale, con messa alla prova dell’imputato e l’obbligo di svolgimento di una prestazione di lavoro di pubblica utilità, non retribuita, presso lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, le Aziende sanitarie o presso Enti o Organizzazioni, anche internazionali, che operano in Italia, di assistenza sociale, sanitaria e di volontariato.

Il CSV Poiesis intende favorire, in collaborazione con l’U.E.P.E. (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) di Brindisi e con l’Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, la più ampia diffusione della conoscenza di detto istituto e dei connessi risvolti operativi, in ragione dei molteplici positivi effetti che la sua applicazione può apportare in ambito sociale.

“E’ una legge molto importante – ha asserito la Lettori – ma, nonostante sia entrata in vigore nell’aprile 2014, trova scarsa applicazione nella nostra provincia. Non riusciamo a capire come mai, sia gli Enti pubblici che le associazioni di volontariato, non approfittino di questo strumento che gli permette di usufruire di lavoro di pubblica utilità, gratuitamente, e che permetta all’imputato di vedersi eliminare il reato se supera la messa alla prova. Noi, come CSV, siamo attenti al territorio e, dato che abbiamo un bel rapporto l’UEPE di Lecce e con l’ufficio del Garante regionale di Brindisi, abbiamo accolto l’invito di promuovere un convegno che informasse sia gli Enti pubblici e sia le associazioni della nostra provincia di far ricorso a questa legge, anche per abbattere quel muri di pregiudizi. Anche la società civile deve rendersi costruttrice di solidarietà. Abbiamo già protocolli d’intesa con la casa circondariale di Brindisi – ha concluso – a secondo delle competenze delle persone imputate, si può stipulare un contratto ad hoc”.

“Tale normativa esisteva già nel settore minorile ed ora anche per gli adulti – ha spiegato la dottoressa Calabrese – prevede lo sviluppo delle sanzioni penali di comunità da svolgersi nel territorio degli autori di reati di minore rilievo. Opera, così, in maniera diversa alla solite sanzioni penali. Riguarda gli autori di reato in fase iniziale di procedimento penale (quando sono imputati) ed interessa persone condannate ad una detenzione massima di quattro anni. Può essere concessa una sola volta e può essere richiesta dall’imputato adulto. La messa alla prova può durare da dieci giorni ai due anni. Se il percorso si conclude in maniera positiva, il reato viene estinto e nel casellario giudiziario della persona non compare il reato”.

“Stiamo affrontando il discorso del lavoro come espressione di volontariato da parte dei soggetti detenuti – ha detto il Rossi – sono esperienze ispirante al concetto di giustizia riparativa. Per queste persone è previsto che ci siano percorsi riabilitativi non remunerati. E’ una occasione, per loro, di riscatto sociale e esperienze lavorative. In seconda battuta, si potrà inserire queste persone più appieno titolo nella società”.

Redazione

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