Province al collasso dopo il referendum costituzionale: iniziative eclatanti all’orizzonte

BRINDISI – Niente riforma costituzionale, niente abolizione delle Province. L’operazione “salviamo la Costituzione” è andata in porto il 4 dicembre scorso, ma lo scotto da pagare è quello di ritrovarsi ancora tra i piedi due Camere-fotocopia, il Cnel e le Province (le quali, se fosse passata la riforma, sarebbero scomparse dagli artt. 114-118 della Costituzione): tutti organi ed enti di cui si richiede l’abolizione da anni.

Così, le 100 Province italiane galleggiano nel limbo: declassate ad enti di secondo livello, depauperate di fondi, personale e competenze (passate quasi tutte in capo a Regioni e Comuni), ma ancora giuridicamente vive, costrette a fare i conti con bilanci dissestati e manutenzione di strade e scuole impossibile da attuare.

Le spese sono passate dai 7,5 miliardi del 2013 ai 4,8 del 2016; sono stati dislocati in altre amministrazioni 20.000 dipendenti. Ciononostante, le risorse a loro disposizione sono talmente risicate da non permettere di gestire le residuali materie di propria competenza.

La Regione Puglia ha provveduto ad avocare a sé gran parte delle competenze provinciali attraverso la L. R. n. 9 del 2016, ma non ha ancora siglato, ad esempio, i protocolli propedeutici per ottenere la gestione finanziaria della Biblioteca e del Museo provinciali di Brindisi.

Tutto questo stato di cose ha portato il Presidente Nazionale di UPI, Variati, a lanciare un ultimatum al Governo nel corso della riunione della Conferenza unificata: “Ci dicano con chiarezza se intendono emanare un decreto legge per risolvere la drammatica situazione di stallo ed emergenza che ormai riguarda tutte le Province e Città metropolitane. Abbiamo i bilanci bloccati, non sappiamo più come garantire i servizi ed assicurare la sicurezza dei nostri cittadini”.

Il motivo del malcontento è da ricondurre al rinvio del decreto legge che avrebbe garantito alle Province il trasferimento di 969 milioni di euro, necessario per annullare il taglio di 650 milioni di euro che era stato previsto per le Province per il 2017.

“Cancellare il taglio 2017 è indispensabile – prosegue Variati – ma da solo non basta per rimettere in sesto le finanze di questi enti: nessuna Provincia è in grado di fare i bilanci.

Sono settimane che chiediamo un decreto legge che stanzi tra i 400 ed i 600 milioni per assicurare la manutenzione ordinaria di 5.100 scuole superiori statali e dei 130.000 km di strade provinciali, e che ci assicuri norme per organizzare il personale e chiudere i bilanci di previsione. Il Governo intende fare – si chiede Variati – (e quando) questo decreto per dare soluzione a queste emergenze?”.

Infine conclude: “Il 16 febbraio, a Roma, ci sarà un’Assemblea dei Presidenti di Provincia. Se non avremo risposte dal Governo per quella data, non potremo che decidere tutti insieme iniziative eclatanti per far comprendere ai cittadini come le risorse che chiediamo non servano a noi, che da amministratori provinciali non prendiamo un solo euro, ma servono per assicurare loro quei servizi cui hanno pieno diritto”.

 

Andrea Pezzuto
Redazione

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