“POLITICALLY SCORRECT” – LA PASIONARIA IPERATTIVISTA E IPERINCOSCIENTE – di Gabriele D’Amelj Melodia

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Conosciamo tutti il calvario della povera Ilaria Salis, la matura maestra di Monza detenuta in severa cattività in quel di Budapest, un tempo città colta e accogliente, ora divenuta, come tutta l’Ungheria, terra di beceri reazionari fascisti. Sarà candidata con l’alleanza rossoverde di Bonelli e Fratoianni, una candidatura di bandiera e di denuncia che, sul piano pratico, ha poche possibilità di riuscita, vista la soglia di sbarramento prevista per le lezioni europee. Presentarla ha quindi un netto valore simbolico, per marcare le dure condizioni della sua detenzione, l’illiberalità dello Stato di polizia vigente in Ungheria, l’oscurantismo delle sue leggi e l’asservimento del potere giudiziario a quello politico. Tutte cose aberranti per noi, che da più di duemila anni siamo la culla del diritto. Il punto vero però è un altro. Come è possibile, si chiede l’uomo comune, che uno Stato che fa parte dell’Unione Europea possa permettersi di infrangere norme e protocolli, formalmente accettati, senza che da parte dell’esecutivo europeo ci sia una tempestiva, forte e risolutoria reazione atta a ripristinare le norme comunitarie?

https://www.ilmessaggero.it/politica/ilaria_salis_avs_eletta_europee_scarcerata_cosa_accade-8065450.html

Il governo retto da Orbàn avrebbe dovuto subire da subito una procedura d’infrazione, una diffida, e un avvertimento di espulsione se non avesse provveduto con immediatezza ad allinearsi allo statuto sottoscritto e alle norme di diritto internazionale vigenti. Per dirla con Pirandello, abbiamo imparato che, al pari che nella vita, anche negli Organismi Internazionali (e quindi anche all’O.N.U.), incontriamo molte maschere e pochi volti. Ipocrisia globale. Punto, il resto è aria fritta. In quanto alla ragazzona cresciuta, è bene che si faccia un esame di coscienza. Non ha più diciotto anni, non si trovava lì per caso, non è stata provocata. No, questa donna alle soglie dei quarant’anni, con una laurea in Storia, materia dalla quale ha evidentemente appreso molto poco se non i farneticanti insegnamenti di gente come il “cattivo maestro” Tony Negri, si è partita da casa sua, in pessima compagnia, per recarsi deliberatamente a Budapest a prendere a manganellate i fanatici fascisti locali che inneggiavano al “Giorno dell’onore”. Ma ci rendiamo conto che “c’è del metodo in questa follia?”  Ilaria, ti esprimiamo la massima solidarietà sul piano umano ma, figlia cara, datti una regolata, fai politica nei modi e nelle forme consentite dalla nostra amata costituzione. Protesta, sbraita, sventola bandiere, fischia, urla, ma, per favore, le mani tienile al loro posto.

                                                                                   Gabriele D’Amelj Melodia

Foto credit: https://www.ilmessaggero.it/politica/ilaria_salis_avs_eletta_europee_scarcerata_cosa_accade-8065450.html

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1 COMMENTO

  1. Alcune minime considerazioni.
    Le condizioni di detenzione a cui è sottoposta l’attivista italiana in Ungheria non sono accettabili. Questo va detto e sottolineato a chiare lettere. Sono indegne di un paese civile. A tutti gli effetti si possono definire: “inumane e degradanti”. Il dibattito e il confronto politico si concentra sulla reale possibilità di essere eletta e godere della successiva immunità di europarlamentare. La signora Salis è detenuta in Ungheria con la pesante accusa di aver partecipato all’aggressioneviolenta di due militanti di estrema destra.
    E qui vi è, a mio modestissimo avviso, un primo punto da dover considerare.
    Per cultura, formazione e passione politica ripudio in maniera netta l’aggressione fisica verso un avversario politico. Questo è un reato, e come tale se sarà dimostrato la Salinas dovrà risponderne. E se una eventuale elezione la dovesse mettere al riparo dallo scontare una condanna grazie all’immunità ciò non sarebbe giusto. Credo che chi abbia ha cuore la difesa e il rispetto dei diritti, debba perseguire la via del Diritto. La CEDU è la istituzione a ciò preposta, far rispettare i diritti violati da ogni Stato membro dell’Unione, anche attraverso sanzioni procedure di infrazione.
    Capitolo a parte merita il parallelo che taluni vogliono tracciare tra il caso di Ilaria Salis e quello di Enzo Tortora. Il paragone con il caso del celebre presentatore televisivo, ingiustamente accusato e poi assolto, è oggetto di discussione e di distinguo. Le differenze tra i due casi non sono lievi. Tortora non aveva commesso nessuno dei reati di cui era accusato, ma tirato in ballo in un’inchiesta di mafia da false rivelazioni di alcuni pentiti camorristi e per questo, prima di essere assolto in via definitiva, era stato condannato a 10 anni. Vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia giudiziaria italiana, Enzo Tortora accettò la candidatura offerta dal Partito Radicale di Marco Pannella proponendosi agli elettori come simbolo della malagiustizia italiana. Dopo essere stato eletto al Parlamento europeo di Strasburgo, Tortora rifiutò l’immunità parlamentare per dimostrare la sua fiducia nella giustizia, rivendicando con quel gesto la storia personale e politica che lo distingueva come simbolo della lotta contro la malagiustizia.
    Aspetto non secondario, Tortora è stato anche Presidente del Partito Radicale, e come tale ha condiviso la scelta della nonviolenza dei radicali come metodo politico di lotta.
    La vicenda di Ilaria Salis, militante anti-fascista, è invece più complessa e controversa. Dopo aver partecipato a una manifestazione anti-nazista a Budapest, è stata arrestata con l’accusa di aver preso parte a un violento pestaggio provocando lesioni personali e violando le leggi di un altro Paese.
    Il diritto europeo però e fortunatamente, stabilisce che sino al termine di un processo l’imputato è un presunto innocente. Pertanto vedere la Salis incatenata mani e piedi e portata in tribunale come se fosse una bestia pericolosa, indigna a prescindere dal capo d’accusa e dal trascorso politico dell’imputata. Una questione da portare a livello di diritto europeo nelle sedi opportune, e cioè nella CEDU (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo).

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