OSTUNI – Sono trascorsi quasi 20 anni dalla nascita al Cielo di Teresa Lapenna, per questa occasione, il 12 novembre prossimo, (vigilia della sua nascita), il parroco don Giuseppe Capriglia, presso la parrocchia S. Maria delle Grazie di Ostuni, dopo un cenacolo di preghiera animato dai giovani del Gam (Gioventù Ardente Mariana) e la S. Messa, inaugurerà e dedicherà il salone parrocchiale a “Teresa Lapenna”.

Perché dedicare il salone parrocchiale Teresa Lapenna?
Teresa vive la parrocchia, sin da piccola mostra un carattere forte e deciso, maturo e responsabile, coerente nella sua estrema vitalità.
Man mano, la sua spiritualità forte e matura, nel pieno della sua giovinezza, non si ferma alle teorie, ma si sbriciola in concretezze. Dall’età di 13 anni inizia con il catechismo parrocchiale preparando i bambini con gioia, serietà e perseveranza ai sacramenti della confessione e comunione. Qualche anno più tardi in contemporanea si ritroverà a guidare, come animatrice, un gruppo di giovani attraverso la spiritualità del GAM, conosciuta in parrocchia, che incarna e vive. Fa suoi i 2 pilastri: preghiera ed evangelizzazione. “Le anime, i giovani vanno incontrati lì dove si trovano” – ripeteva. La vedevi andare con i “suoi giovani” per le famiglie, nelle case di riposo, in ospedale, nei luoghi ricreativi portando a tutti il suo dolce sorriso e la parola di Dio, “l’unica che può trasformare il cuore dell’uomo perché parola viva” – diceva.

Teresa, una ragazza fuori dal comune, con un sorriso smagliante, con una umiltà unica, con una gioia di vivere la sua vita in unione a Cristo per mezzo di Maria.
Mi sono reso conto che “è difficile parlare e dialogare con i Santi”.
Non ci scandalizziamo di queste parole perché quando ci si ritrova dinanzi ad una persona che ti parla di Dio e di Maria Santissima, con un entusiasmo tale da coinvolgerti, ti rendi conto che devi cercare di comprendere che Dio non è solo Amore ma è anche un amico che ti fa incontrare sulla strada delle persone che vivono una forte esperienza di fede e la comunicano con semplicità. Una semplicità tale da farti contemplare la grandezza di Dio ed esclamare con Maria: “ha fatto in me cose grandi”.
In Teresa Dio compiva le sue meraviglie, una ragazza che aveva tanta voglia di far incontrare Dio a tutti gli uomini.
Era ancora giovanissima quando il suo parroco, don Cosimo Argentieri, la istituiva ministro straordinario dell’Eucaristia. Eucaristia di cui si cibava continuamente per ricevere la gioia di stare sempre con Lui.

Cosa può dire Teresa ai giovani di oggi?
Non è facile rispondere a questa domanda perché si potrebbe cadere nel banale.
Io penso di dire che Teresa è stata un anima non solo che ha amato Dio, ma che ha amato Dio in tutti coloro che incontrava.
Penso che un errore dei giovani di oggi sia la mancanza di finalità; il più delle volte si va avanti senza un progetto preciso, senza fare una scelta precisa e quindi la vita viene vissuta nella banalità, facendo tante cose pur non concludendole.
Mons. Rocco Talucci diceva di lei: “una ragazza del nostro tempo, piena di vita e di fede, aperta al mondo e a Dio, coerente nel presente orientata al futuro nelle mani di Dio”.
Il progetto di vita di Teresa è certamente un esempio di vita per tanti giovani che vogliono dare un senso e orientare a fini più grandi la loro vita.

Chi era Teresa?
Teresa Lapenna nasce il 13 novembre 1975.
Lunedì 26 maggio 1998 un incidente stradale la ferisce gravemente. E’ portata d’urgenza all’ospedale di Ostuni e dopo qualche ora è trasferita a Lecce, in condizioni gravissime.
Per 8 giorni i parenti, gli amici si avvicendano dietro la vetrata della sala di rianimazione.
La sua parrocchia S. Maria delle Grazie, tutta Ostuni, il GAM di tutt’Italia si mobilitano, creando una catena di preghiera. Teresa è in coma. Il 31 maggio per qualche istante apre gli occhi: il giorno dopo i medici comunicano che, nonostante il coma vigile, l’ematoma sembra regredire. Quello stesso giorno due lacrime scendono ma la notte si aggrava. E’ l’ora: il 3 giugno 1998 alle 8,30 a soli 22 anni i medici dichiarano la morte clinica. Il giorno dopo la parrocchia Santa Maria delle Grazie è stracolma di giovani, molti vengono da lontano. Parenti, amici, estranei pregano, cantano insieme. Teresa è viva, lì in mezzo a loro, e tutti, chi in un modo, chi in un altro lo percepiscono. Tutti sono consapevoli, alcuni solo ora, di aver incontrato una creatura semplice ma straordinaria.
Chi l’ha conosciuta non può dimenticare l’intensità che la caratterizzava; c’è chi la ricorda come amica, come parente, chi come catechista, chi come animatrice, chi come compagna di studio o di divertimento: in ciascuno Teresa ha lasciato una traccia indelebile, come quella di una straordinaria luce, che rende più chiare anche le pagine più scontate e banali della vita di ogni giorno.
Dalle testimonianze così autentiche, che te la dipingono davanti semplice, reale e concreta, quasi fosse viva, emerge un ritratto estremamente attuale. Ai giovani d’oggi così fragili nella loro voglia di vivere la vita a 360 gradi, questa giovane così amante della vita in tutte le sue sfumature, così squisitamente umana, affettuosa, entusiasta, appassionata e nello stesso tempo così coerente, equilibrata, responsabile e autentica, Teresa ha certamente molto, molto da dire.
Il segreto della sua incisività e della sua luce, come emerge chiaro dal ritratto che ci lasciano i suoi scritti e dalle testimonianze di chi l’ha incontrata, era uno solo: Gesù Cristo incontrato sotto la guida tenera e forte di Maria, sua Madre e testimoniato, senza timore, giorno per giorno a tutti quelli che la incontravano.
Dai tratti della sua vita, dai suoi tantissimi impegni, si ha la certezza che l’incontro con il Signore genera una gioia e una vitalità libere da passioni, vizi e superstizioni; che la gioia di una fede fresca, matura e trasparente si irradia inevitabilmente, così che sia possibile testimoniare “le grandi opere di Dio”.

Sac. Don Giuseppe Capriglia

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