Nel reparto di Neurochirurgia si vorrebbe lavorare di più e meglio, ma da due anni sono impossibilitati a farlo

ospedale brindisi

BRINDISI – Conoscete gente che vorrebbe lavorare di più e meglio ma è impossibilitata a farlo? Ebbene, nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Perrino di Brindisi, da due anni, sta avvenendo proprio questo; precisamente da quando i Nas, a seguito dei numerosi casi di infezione da Klebsiella verificatisi, prescrissero degli adeguamenti per le sale dell’unità operativa di Rianimazione. Nelle more del completamento dei lavori prescritti, al reparto di Neurochirurgia è stata sottratta la sala di Terapia Subintensiva per fare posto alle esigenze contingenti del reparto di Rianimazione. Il problema risiede nel fatto che dopo due anni i suddetti lavori sono ancora in corso, così trasformando un disagio contingente in una situazione di precarietà e pericolo permanente. Si, perché il reparto di Neurochirurgia, a fronte dei 18 posti letto previsti dal riordino ospedaliero e dei 20 posti di cui disponeva prima dei descritti disagi intervenuti, oggi ne può contare solo 13: tale situazione di ristrettezza ha addirittura indotto il Direttore sanitario a bloccare i ricoveri programmati, ma soprattutto costringe a dislocare in altri reparti alcuni pazienti originariamente destinati a Neurochirurgia, con tutti i pericoli che ciò comporta. I medici del reparto in oggetto, infatti, sono costretti a spostarsi di alcuni piani per seguire i loro pazienti e questo costituisce un’esposizione a rischi per questi ultimi (dato che non possono essere sorvegliati adeguatamente), ma anche per gli stessi medici, i quali, a loro dire, non sono messi nelle condizioni di poter lavorare in tranquillità, in sicurezza e nella legalità, costretti come sono a compiere condotte omissive dalle quali potrebbero potenzialmente sorgere ripercussioni penali.

Inoltre, questo stato di cose limita l’attività dei medici, che vorrebbero lavorare con maggiore profitto. Tali limiti sono determinati anche da ulteriori fattori: si prenda il caso della lettera scritta pochi giorni fa da una paziente malata di Parkinson, la quale attende di sottoporsi ad un intervento che consente la riduzione delle manifestazioni sintomatologiche e permette di ricorrere meno alle aggressive terapie farmacologiche del caso. Ebbene, da settimane non si effettuano più interventi di questo tipo perché la direzione dell’Asl sta vagliando l’ipotesi di procurarsi la strumentazione necessaria mediante la predisposizione di gare che richiedono tempi più lunghi, ma anche – secondo qualche medico – per via degli alti costi che tale strumentario richiede.

Insomma, la richiesta dei medici, rivolta al Direttore Generale della Asl, è quella di essere messi nelle condizioni di lavorare a pieno regime, ripristinando i 18 posti letto previsti dal piano di riordino ospedaliero, e di poterlo fare nella massima sicurezza. In fondo, lo merita la professionalità degli stessi, che si sono resi protagonisti in questi anni di prodigiosi risultati (non ultimo quello di aver salvato la vita, in questi giorni, all’ex Direttore sportivo della Ferrari Cesare Fiorio), e lo meritano i cittadini.

Andrea Pezzuto
Redazione

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