BRINDISI – Pranzo al sacco a scuola? Si può. Lo stabilisce la sentenza della Corte d’Appello di Torino, ribadita poi da tutte le ordinanze successive del Tribunale.
Il pasto da casa, dunque, è un diritto e le scuole sono tenute a rispettare le richieste dei genitori che non chiedono il servizio mensa, ma vogliono che i figli mangino nel refettorio con il pranzo al sacco.
L’argomento è quanto mai attuale a Brindisi, dove si sono scatenate polemiche a non finire a seguito del rinvenimento di due corpi estranei – nell’arco di un mese ed in due distinte scuole comunali – nei piatti dei bambini che usufruiscono del servizio mensa, affidato alla Markas. C’è chi parla di sabotaggio da parte dei dipendenti (una sorta di ripicca, considerato che hanno fatto vertenza alla ditta che si occupa del servizio perché si sono visti ridurre il monte ore, ndr) e chi, invece, addossa le responsabilità alla azienda, difendendo a spada tratta i lavoratori. Sta di fatto che, in attesa dell’esito delle analisi da parte del Servizio Igiene dell’Asl sui campioni dei corpi estranei rinvenuti, alcune mamme hanno chiesto la sospensione del servizio. Proposta, questa rigettata dal Comune. A questo punto, alcuni genitori hanno deciso, almeno per ora, di rinunciare alla mensa: andranno a prendere i propri figli da scuola, li faranno pranzare a casa e poi li riaccompagneranno in classe. Di fatto, un vero e proprio tour de force. Ragion per cui, inizialmente, avevano proposto il pranzo a sacco a scuola. Ma i dirigenti scolastici hanno risposto picche, perché ci sarebbe un decreto che lo vieta.
Tuttavia, stando ad alcuni link di articoli di giornali inviatici da alcune mamme alla nostra redazione, abbiamo appreso che il pranzo al sacco è un loro diritto.
Il caso è stato sollevato di recente, in data 17 settembre scorso, da “Repubblica.it” (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2016/09/17/no-al-cestino-chiamate-i-carabinieriGenova02.html), dove si legge che Alessandra Bircolotti, avvocatessa della Rete nazionale commissioni mensa, ha chiarito che “a Genova, in Liguria, ovunque, ogni bambino può andare a scuola con il cestino del pasto, preparato a casa. Nessuno potrà proibirgli di consumarlo a scuola, e in refettorio, insieme agli altri”.
La Bircolotti, in sintesi, afferma che la sentenza della Corte d’Appello di Torino è chiara, quando dichiara un diritto applicabile a tutti e che vale dappertutto. E le amministrazioni sono tenute a rispettare la sentenza. “Pertanto, un bambino che un giorno decide di andare a scuola con il pranzo preparato a casa, potrà farlo liberamente. Potrà mangiare serenamente il pasto in refettorio insieme ai compagni. E se così non sarà, i genitori potranno chiamare i carabinieri. Verrebbe negato un diritto e a negarlo sarebbero i dirigenti scolastici e quindi il Miur oppure il Comune. I genitori faranno ricorso d’urgenza contro questi due soggetti”.
Ma qualcuno fa appello all’Asl, chiedendo se il pasto libero non possa essere pericoloso per i bambini allergici. Risponde sempre l’avvocato Bircolotti su Repubblica: “Si tratta di una strumentalizzazione per negare un diritto. Per i soggetti allergici il pasto da casa sarà sicuro, e anche oggi mangiano a fianco degli altri bambini, anche oggi ci potrebbero essere scambi di ‘assaggi’. E allora, quando si trovano lamette nell’insalata nel cibo o altre amenità, come hanno documentato i Nas recentemente, allora in quel caso le norme igienico-sanitarie perché non si invocano?”.
Dove sta la verità?
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