Lettera aperta di un “paziente oncologico riconoscente”

Ospedale "Perrino" Brindisi

Gentile Direttore, sono un paziente oncologico operato presso il Reparto di Chirurgia Generale dell’Ospedale “A. Perrino” di Brindisi, per un carcinoma del colon retto e, poi, sottoposto a chemioterapia. Ricordo perfettamente i momenti concitati in cui, a seguito di una colonscopia, mi venne diagnosticato un “sospetto K del sigma”. Non conoscevo nemmeno il significato di quella sigla, ma avevo capito che non era nulla di buono, dal momento che l’ecografista mi prenotò immediatamente una visita chirurgica e sollecitò l’esame istologico del campione prelevato durante la colonscopia. Nel giro di una settimana, l’intervento chirurgico di asportazione del carcinoma era stato già programmato, sono stato operato e mi è stata salvata la vita. Il primario disse ai miei familiari le seguenti testuali parole: “E’ stato fortunato, perché era una brutta bestia” (riferendosi ovviamente al male che mi aveva colpito). Dal giorno dell’intervento ad oggi, è stato un cammino tutto in salita ed ora sono qui, con qualche postumo, ma vivo! Scrivo queste poche righe, perché -qualche giorno fa- mi è capitato di leggere un comunicato fatto dal Consigliere Regionale Fabiano Amati che ha scritto di aver chiesto e ottenuto dal Dott. Giuseppe Pasqualone, la disposizione di nuove sedute operatorie per il tumore alla mammella. E’ evidente che tale interessamento del Consigliere Amati è encomiabile, tuttavia credo che sia selettivo ed escludente rispetto a tante altre patologie tumorali ugualmente gravi e importanti. Alla luce della mia esperienza personale di ammalato, mi è venuto spontaneo pensare che, se un interessamento sarebbe dovuto esserci, sarebbe stato più opportuno che -per il bene comune- si fosse trattato di un interessamento a 360° e non già settoriale. Penso, infatti, che la malattia non abbia “genere”, nel senso che non le importa se sei una donna o un uomo, la malattia ti prende e prova ad annientarti qualunque sia il tuo genere, il tuo stato sociale, il tuo credo religioso, la tua razza o il tuo stato economico. Pertanto, tutti gli ammalati e le ammalate hanno pari dignità e hanno il medesimo diritto di essere curati e curate, siano essi/esse affetti/affette da un tumore alla mammella oppure al colon, al pancreas, allo stomaco, all’utero, cervello, etc. Se io non avessi avuto l’opportunità di essere operato con l’urgenza che il mio caso richiedeva, oggi -con molta probabilità- non sarei qui a scrivere questo umile pensiero. Ritengo, quindi, che la politica non possa entrare nel merito delle scelte che riguardano solo i medici e nessun altro, anche e soprattutto in un periodo storico come quello attuale ove tutto è pregiudicato e fortemente limitato dalla pandemia da Covid-19. Non è la politica a dover stabilire la priorità e il tipo degli interventi chirurgici da privilegiare, poiché vi sono dei professionisti (medici) che sono chiamati a fare proprio questo, tenendo conto della gravità della patologia e della complessità del caso sottoposto alla loro attenzione. Infine, vorrei rammentare a me stesso che politica vuol dire “arte del governare la città-stato”, quindi, quando un esponente politico interviene, dovrebbe farlo nell’interesse di tutti i cittadini in ossequio ai Principi della Costituzione. La presente, gentile Direttore, viene inviata senza alcuno scopo polemico, ma al solo fine di indicare che, a mio giudizio, la malattia non può essere divisiva, ma valutata con obiettività così da assicurare pari dignità ad ogni pazienti. Grazie per l’attenzione e la cortese ospitalità. Un paziente oncologico riconoscente.

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