Lettera aperta al Vescovo di Brindisi – di Alfredo Sarli

vescovo caliandro

LETTERA APERTA AL VESCOVO DI BRINDISI

Sua Eccellenza, mi rivolgo direttamente a lei perchè penso che ami distruggere tutto ció che di buono fanno i parroci. Forse è geloso da chi a Brindisi ha saputo conquistarsi il rispetto e l’amicizia di tanti fedeli e non? Perchè qualche parroco ha riportato nell’ovile molte pecore che si erano allontanate…….? Forse perchè il potere di disporre delle vite altrui, non avendo in considerazione nulla del pensiero dei fedeli, lo fa sentire onnipotente? Distruggere invece di costruire. Ma credo che i fedeli debbano dire basta, e percorrere strade di protesta civile, affinchè questo ulteriore gioco degli scacchi finisca. Il dovere della Chiesa non è quello di allontanare dalle parrocchie i più meritevoli, ma di allontanare coloro che danno scandalo e non perseguono il bene della chiesa, che è quello di avvicinare a Dio i cittadini, con l’esempio, con l’amore, con la dedizione, con il saper ascoltare e consolare. Non deve allontanare quel parroco che è sempre presente nel momento del dolore, nel momento della gioia, con discrezione e mai con imposizione. Non deve allontanare dalla comunitá chi non fa mercimonio “tariffando le prestazioni del suo mandato” come purtroppo siamo abituati a vedere altrove. Il potere bisogna saperlo utilizzare, ma a me I suoi sembrano atti punitivi verso chi sa “comunicare” con i fedeli che vedono in lui un punto di riferimento certo nel messaggio di Nostro Signore, che spero La illumini affinchè faccia un passo indietro, rispettando per una volta gli uomini e mettendo da parte il suo tanto caro gioco delle tre carte. Sappia comunque che non è questo ció che i cittadini si aspettano dalla Chiesa, e se tanti giovani dovessero riprendere le vecchie abitudini che li porteranno a distruggere la loro vita e forse quella di altri, chi sará il colpevole? Potrá convivere un uomo di Chiesa sapendo di esserne stato lui la causa? Certamente ne risponderà a Dio, ma è mia opinione che avrà fallito la sua “missione” (se di missione possiamo oggi parlare). Io sono stato otto anni in collegio dai Salesiani a Taranto, dalla prima media sino al diploma di maturitá classica. Mi hanno insegnato che la visione della chiesa nel mondo deve rispondere ai canoni che ho ritrovato in quel sacerdote che lei vorrebbe rimuovere per la seconda volta consecutiva dopo solo quattro anni. Faccia un gesto di umiltà, quella umiltá che la Chiesa ha sempre predicato che devono avere i fedeli, lasci da parte per una volta il suo IO e pensi ai tantissimi fedeli che in questo momento stanno provando rabbia e disperazione. Che Nostro Signore Gesù Cristo e lo Spirito Santo scendano in lei perchè faccia quel passo indietro, che sarebbe accolto da tutti con grande gioia.

Dr. Alfredo Sarli

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11 COMMENTI

  1. Questa letteranon é stata scritta dai fedeli del rione Paradiso, ma dal sottoscritto, privato cittadino che abitaon in quaryiere diverso. Non so chi possa aver interpretato quella lettera aperta, scritta su fb, riferita a don Cosimo Zecca, persona sicuramente di eccelenti qualitá morali ma che non ho il piacere di conoscere. Pertanto invito a rettificare quanto riportato nell’articolo.

  2. Condivido in pieno la lettera, questo vescovo non ha rispetto dei sentimenti dei fedeli e del parroco della parrocchia S. Nicola evidentemente non conosce la bellezza del quartiere come spesso ha dimostrato.

  3. BASTA SIAMO STANCHI PARADISO NO QUARTIERE SECONDO A NESSUNO MA CASA NOSTRA E NOI DECIDEREMO COSA E GIUSTO O SBAGLIATO
    grazie a don cosimo tanta gente ragazzi e bambini si stanno avvicinando a Dio compreso me un parroco capace a capirti ad amarti e ad aiutare tanta gente in difficoltà
    .lui vive tra la gente sempre disponibile e pronto a sedersi in qualunque tavolo x il suo quartiere e a difenderlo perché noi del paradiso siamo gente di serie A e anche noi con le nostre forze e con l aiuto di Dio difenderemo il nostro parroco .quindi sua ECCELLENZA pensaci bene a cosa stai facendo (DON COSIMO NON SI TOCCA).

  4. Come fedele sono addolorata che un Vescovo abbia l’onnipotenza fatta persona. Può allontanare un parroco dalla sua chiesa ma non dal cuore di quanti lo hanno conosciuto . Nel caso specifico non farà altro che smembrare le parrocchie dei suoi fedeli. È già avvenuto e ancora avverrà. Sono perfettamente d’accordo con il Dr. Sarli, il Vescovo sa bene a quale parroco ci si riferisce e nonostante anch’io appartenga ad un altro quartiere e frequenti un altra parrocchia come punto di riferimento e nel mio cuore (perché fa parte della mia storia di vita ) ci sarà sempre il nostro caro Don. Naturalmente questo trasferimento sarà un altro insuccesso perpetrato dalla chiesa è un fallimento per i credenti e per gli atei della città che in tanti si erano convertiti. ?

  5. Facciamo chiarezza. Io quella lettera l’ho scritta conoscendo bene Don Maurizio Caliandro, parroco cella Chiesa di Santa Maria del Casale, dopo che è stato parroco per 10 anni del quartiere La Rosa, dove io abito. In questi quattro anni ho potuto constatare personalmente cosa ha fatto Don Maurizio, quale siano i legami con i fedeli, e tutto ciò che ho espresso nella lettera aperta. Sono nvenuto anche a conoscenza che sarebbe stato rimosso anche il parroco del Paradiso, punto di riferimento di molti fedeli per le caratteristiche umanitarie che i fedeli testimoniano. Mi fa piacere che anche i fedeli del Paradiso esprimino la loro solidarietà al loro Parroco, e sono smarriti e sgomenti come testimoniano. Possono far loro questa lettera, ma per esattezza quella lettera non è stata scritta dai fedeli del rione paradiso come ancora si evince dall’articolo.

  6. Condivido lo scritto e il pensiero di chi mi ha preceduto, per aggiungere oltre al Parroco del rione Paradiso anche quello di don Maurizio Caliandro che senz’altro dava fastidio con la moltitudine di persone che aveva riportato all’ovile. Faccia “un mea culpa” Sua Eccellenza

  7. Come fedele appartenente alla parrocchia Regina degli Apostoli del Casale non posso che condividere quanto scritto in questa lettera. É la seconda volta che il vescovo cambia il parroco in pochissimo tempo in una realtà che dal nulla pian piano è cresciuta e ha attirato da zero a tanti fedeli. La prima volta abbiamo cercato di “lottare” invano, questa volta con la consapevolezza che alla fine il parere dei fedeli non conta, io mi arrendo.

  8. Caro sig. Alfredo Sarli, , leggendo la sua “Lettera aperta” , indirizzata al nostro arcivescovo, mi sono immediatamente resa conto di quanto sia ancora lungo il cammino di fede che lei ancora dovrà compiere e di come sia stato minimo il cammino che il suo parroco, così da lei tanto lodato, le ha fatto percorrere!!! Se si permette di rivolgersi con toni così offensivi al Pastore della nostra Chiesa, certamente il suo amato parroco, ha legato a se stesso i suoi fedeli e non a Gesù Cristo, fine ultimo ed obiettivo di ogni attività pastorale e missionaria!!! Certamente lei non ha ancora capito il grande valore ed il difficile compito che un vescovo è chiamato a svolgere in una diocesi !!! Lei certamente non ha la minima idea dell’enorme impegno che ogni vescovo svolge nella sua diocesi. Il nostro, in particolare, ha un grande amore ed una grande dedizione per la sua Chiesa. I motivi pastorali che portano un pastore d’anime a spostare i sacerdoti, non è certo quello di “disporre delle vite altrui, non avendo in considerazione nulla del pensiero dei fedeli, lo fa sentire onnipotente”, come lei scrive. Vada a chiederlo al suo bravo parroco ed approfitti del poco tempo che ha ancora a disposizione , perché le spieghi: 1) cosa significa amore alla Chiesa; 2) come la Comunità parrocchiale non si identifica con il parroco, ma esso è solo un ministro del culto, pastore d’anime, si, ma di passaggio; 3) come un cammino di fede vero ed autentico porta all’incontro con Cristo e non all’incontro con il parroco, per quanto santo esso possa essere; 4) come la volontà di Dio, in una diocesi, si esprime principalmente attraverso il discernimento del Vescovo ; 5) come il legame stretto con un parroco è il campanello d’allarme che indica un cammino di fede un po’ deviato.

    Caro sig. Sarli, riflettiamoci su ancora un po, le auguro un vero cammino di fede con qualsiasi sacerdote il Signore le manderà.

    • Dimenticavo. Con il sacerdoteche ha un compagno, non si potra mai fare un cammino di fede. Così come lei non va da un medico che professionalmente non segue i canoni ippocratici, così io non percorro alcun cammino di fede con chi segue strade diverse dai valori spirituali e pastorali. Il mio cammino dsi fede è iniziato a 10 anni, ed ancora oggi è molto forte, e non è diminuito dopo che la Chiesa ci ha lasciato un prete pedofilo nella nostra comunità,ma ha solo rafforzato il concetto che nella vita dovrebbe essere sempre premiato chi fa il proprio dovere, chi ha la capacità di parlare alle folle, di far comprendere la parola di Dio anche a chi si era allontanato dalla chiesa, invece di essere punito perchè ha saputo raccogliere tante pecore sperdute tornate all’ovile. questo è ciò che Nostro Signore Gesù Cristo ha insegnato, non quello di nascondere i pecatori, ma di redenterli. E chi dona tutto se stesso alla Chiesa, che divulga la parola di nostro Signore, chi riesce ad avere consenso evangelico, non può essere punito ed inviato al confino, come praticamente ha fatto chi detiene il potere per farlo

  9. Solo ora ho letto quanto da lei postato. La ringrazio del “poco tempo ancora a disposizione” che mi augura di vivere in questa vita, esempio di alta umanità e carità cristiana, insegnamento evidentemente dei valori morali della Chiesa a cui ritiene di appartenere. Io invece le auguro di vivere a lungo, e di scoprire qual è la differenza tra chi predica e chi agisce, chi fa mercinomonio in nome della chiesa che permette e tollera tutto ciò. Le auguro di scoprire come la Chiesa è omertosa nei confronti dei suoi preti pedofili, e la nostra comunità ne è stata incolpevole testimone, avendo avuto per parroco un pedofilo, all’epoca coperto anche da chi doveva intervenire, come dichiarato dai ragazzi molestati ai magistrati anni dopo; episodio finito con la condanna per pedofilia da parte della magistratura. Vada a chiedere a quei ragazzi se hanno o meno subito un trauma psicologico, se la Chiesa li ha aiutati nel momneto del bisogno o se l’insegnamento divino insegna a comportarsi così. Vada a parlare con tutti i ragazzi tornati all’ovile perchè il pastore non era un orco ma un uomo di fede, vada a parlare con tutti coloro a cui ha sempre dato la speranza evangelica persa, vada a parlare con chi, drogato, ha scelto di smettere grazie a chi non lo condannava, ma capiva e riusciva a comprendere il perchè si erano allontanati da Dio, dalla Chiesa, dai valori veri della vita, e ascolti con le sue orecchie il percorso di vita di questi ragazzi, riportati sulla retta via da chi, secondo lei, non è importante nella gestione dei valori della Chiesa, che sono altri e che non possono essere legati ai singoli uomini. Il potere temporale della Chiesa esercitato nei secoli, ancora oggi viene esercitato per nascondere anche i peggiori comportamenti pastorali. Lo stesso Papa Francesco ha più volte ripreso l’argomento, avendo evidentemente constatato che la pedofilia e il mercimonio (tariffario anche esposto nelle chiese) sono due esempiche la Chiesa non deve tollerare più. I miei otto anni di collegio, da interno, tra i salesiani nel periodo della età più difficile, mi hanno insegnato i veri valori della vita, della chiesa, dei singoli, l’assunzione sempre di responsabilità diretta delle mie azioni, e a pagare qualora dovessi sbagliare, ad apprezzare chi il bene lo fa ma non lo grida. L’obbedienza incondizionata, (altro pilastro fondamentale che conserva la chiesa) lasciamola a chi fa il dittatore, perchè occorre sempre tener conto del pensiero del sacerdote, della comunità in cui vive, delle anime che traggono sostegno e linfa vitale da quel parroco il cui legame lei lo definisce cristianamente e con umanità “un cammino di fede un po’ deviato”. Di questa sua insinuazione deve invece vergognarsi. Io ho legami di amicizia profonda anche con qualche altro sacerdote conosciuto nell’infanzia, con il quale ancora mi sento ed ho per lui una stima profonda e un legame vero, sincero, pastorale. E’ andato in missione per molti anni in Papua-Guinea, e forse lei sa cosa significa vivere lontano dalla civiltà portanbdo la parola di Dio in una parte sperduta del mondo. La sorella di mamma è stata missionaria per mezzo secolo in Bolivia, e tutti i suoi averi, quando è morta, sono stati “il rosario e la Bibbia”, esempio di vero amore sconfinato verso glialtri, verso Dio e verso la Chiesa. Anche mia zia missionaria sicuramente aveva amicizie in quei posti che lei giudicherebbe come un campanello “deviato”. Ecco qual è la differenza tra il “predicare” e “l’agire”, portando conforto sempre e comunque a chi ne ha bisogno. Le auguro di vivere altri duecento anni, affinchè abbia tutto il tempo di comprendere che “divide et impera” ha creato tanti danni nella storia dell’umanità. La saluto cordialmente.

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