BRINDISI – Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses sono i protagonisti del celebre classico di Eduardo, in arrivo al Teatro Verdi mercoledì 1 febbraio (ore 20.30), diretto dalla grande Liliana Cavani, alla sua prima regia teatrale.filumena marturano 2

Quanti rancori, nascosti neanche tanto bene, attanagliano il cuore di Filumena e di Domenico Soriano. Lui convinto di poter comprare tutto, lei che aspetta da una vita un gesto, una parola che la riscatti dall’essere perennemente in vendita. È «Filumena Marturano», in scena al Teatro Verdi di Brindisi mercoledì 1 febbraio (ore 20.30), capolavoro indiscusso e indiscutibile di Eduardo De Filippo che Liliana Cavani, alla sua prima regia teatrale, ha costruito secondo il dettato dell’autore affidando i due personaggi a Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses.

Il testo, scritto nel 1946, riveste un ruolo centrale nella produzione di Eduardo, collocandosi tra i primi testi di quella «Cantata dei giorni dispari» che raccoglie le opere sui drammi e le speranze di un Paese sconvolto dalla guerra. È stato tante volte rappresentato in Italia e all’estero e tutti ricordano anche il film di Vittorio De Sica con Marcello Mastroianni e Sofia Loren. Nelle sue note di regia Liliana Cavani evidenzia come in teatro «si ripete circolarmente il testo e l’attore è nudo, va in scena nudo, misurato dal pubblico ogni volta». Qualcosa che assomiglia molto alla vita. «Eduardo – spiega la Cavani – deve avere amato moltissimo questa commedia perché è pura vita».

Nel raccontare il dramma di Filumena nel rifiuto di rivelare all’amante, il ricco commerciante napoletano Domenico Soriano, quale dei tre figli da lei messi al mondo sia suo, Eduardo sosteneva di aver voluto rappresentare un’allegoria dell’Italia lacerata e in larga misura svilita anche moralmente, e prefigurarne la dignità e la volontà di riscatto dopo le ferite inferte dalla guerra.

Filumena Marturano crede nella vita e accetta il peso del suo passato ma lotta per i figli («E figlie so’ figlie e so’ tutt’eguale… e figlie nun se pagano»). Una sorta di “madre coraggio” che ricorda la Concettina di «Natale in casa Cupiello», costretta a trascinare il pesante carretto stracolmo delle sue preoccupazioni.

filumena marturano 3Lo spettacolo è una pennellata, un quadro perfetto della prosa neorealista di De Filippo. Il drammaturgo affronta il tema degli ultimi, della crisi della famiglia patriarcale come la vorrebbe don Mimì. In scena Mariangela D’Abbraccio e Geppy Gleijeses, fra i maggiori conoscitori del teatro di Eduardo con il quale hanno lavorato da giovani, seguono fedelmente le indicazioni che lo stesso scrittore pretendeva ogni volta che “usciva” da Napoli: attenuare il dialetto così da rendere lo spettacolo fruibile a tutto il pubblico.

La D’Abbraccio regala il personaggio di una “napoletana anomala”, la sua Filumena è ancora più determinata a cercare il rispetto che merita dall’uomo che ha amato da sempre. L’innocuo (ma solo in apparenza) “avvocà, nun saccio leggere” diventa una denuncia contro la società, svela la rabbia di una donna che meritava di essere istruita e che invece si ritrova a vendere il proprio corpo.

Gleijeses interpreta ora il Soriano furente, ora l’uomo che riconosce le qualità della donna che ha affidato il peso dei propri errori solo alla “propria coscienza”, evitando accuratamente ogni preoccupazione per l’amato. La sua ultima battuta suona come il riscatto della donna: «Hai ragione Filumè, hai ragione tu!».

La prima messinscena subì numerosi attacchi: «Fu maltrattata dalla politica benpensante – ha detto Liliana Cavani – perché ne era protagonista una prostituta e si affrontava il problema dei diritti dei figli illegittimi. Ma poi la compagnia fu ricevuta dal Papa». «Eduardo ha contribuito a rifondare l’Italia», ha aggiunto Gleijeses, e la D’Abbraccio ha poi specificato: «Con Filumena, Eduardo creò il primo importante ruolo femminile e fu la sorella Titina a chiederglielo». Pur non essendo nuova al palcoscenico (tra le sue regie liriche, una memorabile «Traviata» diretta da Riccardo Muti) la Cavani è entrata più a fondo nel mondo della scena: «Il teatro è faticoso e più difficile del cinema. Sul set quando una scena è girata, se ben fatta, si chiude e si va oltre, sul palcoscenico ogni sera si ricomincia da capo, uno sforzo continuo soprattutto per gli attori».

Si comincia alle ore 20.30. Durata dello spettacolo: un’ora e 50 minuti, atto unico. Ingressi da 18 a 25 euro (ridotti da 16 a 22 euro); studenti al di sotto dei 25 anni 10 euro; ragazzi fino a 12 anni e gruppi scolastici di minimo 15 studenti 6 euro
Biglietteria online http://bit.ly/2jFFDYs. Tel. (0831) 229230 – 562554.

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