L’Adoc chiede misure contro il gioco patologico

BRINDISI – Sono stati resi noti i dati relativi alla prima indagine epidemiologica condotta dall’Istituto superiore della sanità sulle dipendenze da gioco d’azzardo. Un fenomeno che nel nostro Paese coinvolge 18 milioni di adulti di cui 1,5 milioni i problematici. Una dipendenza legata più a slot e VLT associata ad abitudini che minano la salute come l’abuso di alcol e fumo. Ma l’azzardo ha risvolti economici sulle famiglie: il 5,8% dei giocatori problematici ha ottenuto la cessione del quinto dello stipendio, il 27,7% ha ottenuto prestiti da finanziarie mentre il 14,2% ha chiesto prestiti a privati.  Il 36,4% degli Italiani, circa 18,4 milioni di persone, ha giocato almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’indagine. Un fenomeno in crescita che non finisce d mietere vittime sulla scia della crisi economica, della diffusa presenza di attività legate al gioco d’azzardo sul territorio senza trascurare l’on line in uno scenario che vede forti interessi in gioco da quelli dell’erario ai concessionari supportati da una politica non sappiamo se definire “disattenta” o “interessata”. Nell’ultimo anno, secondo il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità il gioco ha interessato quasi un uomo su due, il 43,7%, e una donna su tre, il 28,7%. Si gioca d’azzardo soprattutto tra i 40 ed i 64 anni. Si inizia a giocare soprattutto tra i 18 e 25 anni nel 51,8% dei casi. E’ il tabaccaio, il luogo preferito dagli italiani per giocare, nell’82,6% dei casi seguono il bar con il 71,8% e le ricevitorie con il 26,9%, poi sale scommesse (12,5%) e sale bingo (8,2%). Un italiano su due (il 47,3%) sceglie il luogo dove giocare perché preferibilmente vicino a casa. I giocatori a basso rischio sono il 4,1% (circa 2 milioni) e i giocatori a rischio moderato sono il 2,8% (circa 1,4 milioni). I giocatori problematici sono circa il 3% (circa 1,5 milioni) tra questi ultimi la fascia di età più rappresentativa è quella 55-64 anni. ‎Il 26,5% (circa 13.450.000 italiani) si è dedicata al gioco in modo sociale, con differenze significative tra maschi e femmine (rispettivamente il 30,2 e il 23,1%). Nel Sud il tasso di giocatori è inferiore alla media nazionale (33,8%), ma quello di giocatori problematici è superiore (4,6%). Il comportamento problematico si associa a slot (51,9%), alle Vlt (33,6%). Un’ulteriore indagine di ISS ha inoltre rilevato che quasi 700mila minorenni hanno giocato almeno una volta nell’ultimo anno: di questi quasi 70mila sarebbero problematici. L’offerta illegale del gioco piace ai giocatori problematici, hanno ammesso di essersi rivolti  a tale offerta il 5.1%. Dati preoccupanti a tratti drammatici di cui si fa fatica a prenderne coscienza ed a determinare le opportune azioni di prevenzione e di contrasto. Le recenti disposizioni legislative nazionali sulla regolamentazione della pubblicità sul gioco sono spesso trascurate mentre le misure in vigore previste dalla legge regionale n.43/2013 sono ampiamente disattese dalle amministrazioni comunali. Ma è un’altra la partita che si sta “giocando” in Puglia in queste settimane alla vigilia dell’entrata in vigore di quanto previsto all’art. 7 comma 3 della legge regionale n. 43 del 13 dicembre 2013 in materia di “Contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico (GAP)” vale a dire la decadenza di tutte le licenze di pubblica sicurezza rilasciate prima della legge. Con la decadenza le nuove licenze dovranno sottostare ai nuovi vincoli nel rispetto dell’art. 7 comma 2, quindi rispettare la distanza prevista di 500 metri dai luoghi sensibili quali istituti scolastici di qualsiasi grado, luoghi di culto, oratori, impianti sportivi e centri giovanili, centri sociali e altri istituti frequentati principalmente da giovani o strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale e, inoltre, strutture ricettive per categorie protette. Su questo si è scatenata la “lobby del Gioco d’azzardo” in Puglia con una proposta di legge approvata in commissione sanità che mira a prorogare di ulteriori due anni l’entrata in vigore delle norme vincolanti. Un provvedimento che rischia di essere approvato dall’assise regionale più per garantire gli equilibri politici che per le opportune  valutazioni di merito. L’ADOC ritiene che la salute dei cittadini ed il benessere sociale ed economico  delle famiglie pugliesi non possono essere oggetto di contrattazione politica e che tali tentativi vadano rigettati con fermezza. Per quanto sopra facciamo appello alla sensibilità istituzionale del Presidente Emiliano che ha già dimostrato di porre al centro dell’azione amministrativa la salute dei cittadini a dispetto degli interessi economici, vedi il caso ILVA.  A livello locale l’ADOC, in attesa di incontri di approfondimento con l’amministrazione comunale di Brindisi, in sede di presentazione della bozza del documento strategico per il commercio rende noto di aver chiesto l’inserimento nel documento di un esplicito riferimento alla legge regionale per il contrasto al gioco patologico oltre l’adozione di provvedimenti ed un regolamento che disciplini il fenomeno attraverso lo stop alle giocate in orari critici e che stabilisca il parere negativo relativamente alle aperture di sale nei quartieri a rischio sociale, economico e criminalità.

IL PRESIDENTE PROVINCIALE

ZIPPO GIUSEPPE

 

 

 

 

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