La Festa della Liberazione dal punto di vista delle donne…

BRINDISI – Riceviamo e pubblichiamo nota del Gruppo “Comizi Femministi” e Collettivo femminista “Maistarezitte” Brindisi, relativo alla festa della liberazione del 25 aprile.

Ci lega un sottile filo…

A pochi giorni dall’anniversario della Liberazione, vogliamo ricordare le mille forme di Resistenza che praticano le donne che quotidianamente si ribellano ai fascismi vecchi e nuovi attuati nelle varie declinazioni, dalla violenza di genere che non è solo fisica, ma anche culturale ed economica, alla mancata applicazione di leggi, all’erosione e negazione dei diritti. Vogliamo ricordare la Resistenza come “resistenza civile” e partecipazione delle donne ad una cittadinanza libera dai fascismi, dal razzismo, dalle guerre, dalla violenza, dal sessismo e discriminazioni, in un mondo che vogliamo, senza muri né confini.

Le donne che oggi resistono e si ribellano, sono le figlie e le nipoti delle donne che fecero la Resistenza e oggi come allora sono in tutto il mondo portatrici di cambiamenti, di trasformazione, di trasmissione del “sapere”, di ricostruzione sociale e simbolica. E’ necessario allora dare una nuova lettura alla festa della Liberazione non limitata alla commemorazione ma compenetrata nelle “esistenze resistenti” individuali e sociali e intrecciata con il ricordo di quelle donne che hanno contribuito a cambiare il nostro paese. Senza le donne non ci può essere Resistenza, come senza nome non c’è ricordo né visibilità. Non c’è “memoria”, né narrazione della storia del nostro paese se le donne che contribuirono a cambiarlo sono poco conosciute, poco nominate. “Il nome è potere, esistenza, possibilità di diventare memorabili, degne di memoria, degne di entrare nella storia in quanto donne, non come vivibilità, trasmettitrici della vita ad altri a prezzo della oscurità sulla propria. Questo è infatti il potere simbolico del nome, dell’esercizio della parola. Trasmettere oggi nella nostra società è narrarsi, dirsi, obbligare ad essere dette con il proprio nome di genere ” (Lidia Menapace femminista partigiana). Per esempio, intestare anche a Brindisi vie, strade, piazze e piste ciclabili alle donne che hanno contribuito a cambiare la storia del nostro paese, è segno di lungimiranza politica, perché effettuare un cambiamento culturale a partire dal genere significa influire sulla costruzione di un pensiero storico che ha sempre reso invisibile, tranne per madonne e sante, il mondo femminile subordinandolo così a quel dominio patriarcale che partendo dalla parola rafforza il suo potere. Non opporsi a certe consuetudini linguistiche e culturali che pongono il modello neutro/maschile come riferimento per tutti e tutte significa rimozione del genere femminile, porre le donne fuori dalla storia della umanità, poiché non si nomina ciò che non vogliamo che esista e nel momento in cui la supremazia del maschile invade e contamina ogni aspetto e tempo della vita, dalle creazioni artistiche, a quelle culturali, dalle vicende storiche, agli assetti economici, politici, religiosi, dà vita al consolidamento di un modello di società violento e sessista.

Noi dedichiamo questo 25 aprile alla liberazione delle donne dall’oscuramento storico imposto dalla cultura patriarcale non meno violenta di quella fascista perché basata sulla discriminazione e sul sopruso di un genere su un altro.

Ci unisce un filo con le donne che in passato fecero la Resistenza, abbiamo tutte trasformato le nostre esistenze individuali in complicità collettiva, la nostra rabbia in lotta.

Anche noi notoriamente “di parte” anche noi partigiane ma del futuro!

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