Marcantonio Gallo & Fabrizio Cito con Stefania Savarese, Sara Palizzotto e Marcantonio Gallo e la partecipazione straordinaria di Boakye MichaeL, Mohammad Mehdi Sarwari e Occansey Francis tornano con il loro Teatro delle Pietre con lo spettacolo “Storie di Scarpe (e altre migrazioni).
Alla luce dei continui flussi migratori e dei blocchi che le varie nazioni provano ad attuare per fermarli, le rotte da seguire per chi vuole arrivare in Europa si sono fatte via via più contorte e difficili. La strada più battuta per chi si accinge ad entrare nel nostro Paese comporta spostamenti via terra e via mare.
Il Teatrodellepietre torna al teatro cosiddetto “sociale” con il progetto “Storie di Scarpe e altre migrazioni”. L’iniziativa vede come main sponsor Enel, da sempre attenta alle tematiche sociali, che anche quest’anno supporterà il lavoro della compagnia teatrale.
La collaborazione con Enel risale a qualche anno fa, ed è iniziata con il supporto dell’attività svolta in cinque anni all’interno della Casa Circondariale di Brindisi. Il Teatrodellepietre infatti è stata la prima compagnia ad avere suggerito l’idea che il carcere potesse essere “teatro” di emozioni e vicende umane da raccontare e grazie alla partnership con Enel ha potuto portare avanti il progetto “Dentro/Fuori: carcere & dintorni” culminato con la pubblicazione di un libro.
Alla luce di questa nuova emergenza sociale, la compagnia ha dunque spostato la sua attenzione sulle migrazioni. Attraverso la lente del teatro si vuole evidenziare questa tragedia epocale che riguarda circa 65 milioni di persone in fuga dalle guerre, dalla miseria e dai disastri ambientali e politici.
“Nel mese di novembre, in collaborazione con l’associazione Migrantes Brindisi – Ostuni, che opera nel volontariato e nel sostegno delle fasce più deboli, e grazie all’interessamento di Sabina e Maria Bombacigno,, è stato avviato un laboratorio teatrale per individuare testimoni autentici in grado di raccontare la loro condizione e quella di molti altri” spiega una nota
“Con loro abbiamo provato a focalizzare i dubbi, le paure e il coraggio di chi lascia il proprio Paese in cerca di un qualsiasi futuro possibile dentro un reading che grazie a Don Mimmo Roma, sarà presentato venerdì 6 dicembre alle ore 19.30 nella Chiesa di San Benedetto a Brindisi, luogo cittadino scelto come simbolo d’accoglienza”.
Grazie alle loro testimonianze e alle loro voci, il Teatrodellepietre proverà a raccontare i “muri materiali” – montagne, deserti, mare, confini – ma anche i “muri sociali” che i migranti sono costretti a superare per provare a ricostruire le proprie esistenze lontano dal proprio Paese.
“Abbiamo voluto fortemente questo evento perché pensiamo sia importante dare un segno di speranza e accoglienza” spiega una nota. L’ingresso è libero perché riteniamo sia importante arrivare a più persone possibili. Il progetto ha avuto l’appoggio incondizionato di tutti coloro che operano nella comunità affinché l’accoglienza e la carità cristiana non rimangano solo belle parole. Grazie a Enel che lo sostiene abbiamo potuto offrirlo alla città di Brindisi.
Grazie a don Mimmo Roma, il reading sarà presentato alla città ad ingresso libero nella Chiesa di San Benedetto a Brindisi. La data il 6 dicembre alle ore 19.30. Un’occasione per riflettere ed entrare nello spirito dell’accoglienza.
Siamo tutti stranieri dentro le esistenze degli altri. Sconosciuti che si cercano dentro un pianeta senza più nome. Siamo anime nomadi in cerca di vita, e siamo disposti ad andarcela a cercare altrove. Non importa più da dove arriviamo, siamo solo persone in movimento. Siamo senza dimora fissa. Rubiamo tempo al tempo, spostandoci da una città all altra in cerca di futuro. Siamo come onde orfane di mare, sotto un cielo di stelle ma che non brillano per noi. Senza certezze né riposo, inseguiamo le comete di nuovi cieli. Scie luminose di universi lontani che forse ci sapranno accogliere.
In scena insieme agli attori ci saranno anche alcuni dei partecipanti al laboratorio, che si racconteranno nella loro lingua: il Kurdistan, il Ghana, l’Afghanistan diventeranno una un’oca lingua per raccontare un unico dolore.
M. Antonio Gallo
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