Il Pri sul ciclo dei rifiuti: “Gestione impianti a BMS o a Newco con utilizzo ex lavoratori Nubile. Per la FORSU, no all’impianto di compostaggio, anche per la presenza di quello di Erchie”

BRINDISI – Da un’attenta analisi del “Documento di proposta del PRGRU”, la segreteria provinciale del PRI ha ritenuto opportuno proporre le integrazioni che di seguito, sinteticamente, si riportano. E’ necessario evidenziare che gli obiettivi primari sui quali si finalizzato le proposte del PRI sono indirizzati su tre temi ritenuti essenziali, quali: 1. La riduzione della TA.RI.; 2. Il ripristino degli impianti esistenti e di proprietà del Comune di Brindisi; 3. L’integrazione impiantistica. I tre obiettivi sono realizzabili solo con una “gestione” pubblica degli impianti, da effettuare con una società in “house providing” esistente, quale la Multiservizi Srl, oppure con una New C. di “scopo”; questa ultima avrebbe l’opportunità di acquisire le professionalità conseguite dagli ex lavoratori della Nubile Srl, impegnati sia nella gestione dell’impianto di produzione di CDR/CSS che, nella discarica di Autigno ed oggi fuori dal mercato del lavoro. E’ del tutto evidente che una “gestione” affidata a “terzi” vanificherebbe ogni possibilità di abbattere la TA.RI. che, per la Provincia di Brindisi è fra le più alte d’Italia ed incide in maniera rilevante sia sulle economie familiari che, su quelle del comparto commerciale ed industriale. Nel merito, di seguito le osservazioni e le proposte: a. Non riteniamo sia necessaria la realizzazione di una nuova “discarica di servizio”; ciò in virtù del fatto che quella di Contrada “Autigno” ha ancora volumetrie tali da rispondere alle esigenze di “smaltimento” in discarica delle residuali percentuali del trattamento e recupero dei rifiuti urbani, così come previsto negli obiettivi temporali della “Proposta del PRGRU”. Con le attività di “messa in sicurezza” attualmente in essere nella discarica di Autigno e tali da permettere lo svincolo del sequestro imposto dall’Autorità Giudiziaria, si ritiene che le volumetrie residue della discarica possano quantificarsi in non meno di 500.000 mc. e quindi tali da assolvere al compito dello smaltimento delle matrici residuali dei RSU, per ancora molti lustri. b. E’ necessario ed opportuno effettuare il “revamping” dell’impianto TMB (Trattamento Meccanico Biologico) per la produzione di CSS (and of waste), assicurando il rispetto della normativa vigente (anche regionale) e delle BAT e quindi con un ciclo a “flusso unico” e fase di “biostabilizzazione” tale da evitare le deroghe regionali ai limiti dell’Indice respirometrico. Il CSS così prodotto verrebbe a costituire una reale risorsa per la chiusura del “ciclo”, valorizzando le varie matrici che lo costituiscono. Il PRI è fortemente contrario all’utilizzo del CSS prodotto, quale combustibile, in impianti che, attraverso i processi di “combustione”, tendono ad incrementare la “bolla massica” delle emissioni in atmosfera. Il CSS è una “risorsa” e vanno recuperate tutte le matrici che lo costituiscono. c. Realizzazione, nell’ambito dell’area industriale di Brindisi e nei capannoni afferenti la Via per Pandi ed in particolare in quello dell’ex impianto di compostaggio aerobico, di un impianto di “Recupero Materiali” (Re.MAT.) dedicato alla separazione e valorizzazione delle matrici costituenti il CSS (e.o.w) prodotto nell’adiacente impianto di produzione da RSU indifferenziati. Appare del tutto incomprensibile, come la “Proposta del PRGRU” preveda la realizzazione di simili impianti nell’ambito della Provincia e non a Brindisi ed in adiacenza all’impianto che produce il CSS. Con tale “osservazione” si intende confutare anche la scelta apodittica del Comune di Brindisi di non richiedere, nella fase di ascolto degli Enti, la realizzazione di un tale impianto che costituisce una concreta fonte di redditività, tale da contribuire alla riduzione della TA.RI. E’ del tutto evidente che in tale impianto verrebbero ad essere conferite anche le varie matrici delle “raccolte selezionate” (ad esclusione della FORSU) rivenienti dai RSU (plastiche, carta, fibre tessile e legnose, metalli e non metalli). Si ritiene sia perfettamente inutile realizzare impianti separati di selezione delle varie richiamate matrici (ad esclusione del vetro e della FORSU) quando un impianto innovativo di Re. Mat. può trovare alloggio all’interno dei volumi disponibili in Via per Pandi, evitando, con ciò, un inutile ulteriore spreco di risorse (trasporto) e di suolo.
d. La realizzazione, nell’ambito dell’impianto comunale di Brindisi dedicato al recupero degli “inerti” rivenienti dagli sfridi di demolizioni ed in virtù delle disponibilità volumetriche esistenti, di un impianto di “recupero” dei rifiuti da “spazzamento” che, da sempre e fuori norma, vengono aggregati ai RSU indifferenziati. Un tale impianto, tarato alle quantità prodotte in Provincia, permetterebbe di “recuperare” molte delle matrici attualmente disperse.
e. Il PRI, pur essendo favorevole alla realizzazione di impianti di compostaggio a tecnologia innovativa e dotati di un adeguato “sistema di monitoraggio”, sia interno che esterno all’impianto e dedicato alle matrici odorigene, ritiene che nelle attuali condizioni impiantistiche della Provincia di Brindisi, con la realizzazione dell’impianto privato di “Heraclea” ad Erchie, sia del tutto inutile realizzare un nuovo impianto di compostaggio “pubblico”, quanto sia necessario operare in maniera differente ed innovativa, come proposto nel successivo punto “f”. In definitiva non si ritiene necessaria la realizzazione di un nuovo impianto di compostaggio “pubblico” sul territorio di Brindisi, come proposto dall’attuale Amministrazione, sia questo a sistema “aerobico” e/o misto “anaerobico/ aerobico”; ancor meno si è d’accordo con l’immissione nella rete del “biogas” prodotto, per gli evidenti problemi connessi alla composizione quanto-qualitativa del biogas prodotto. Al successivo punto “f” si riporta la proposta avanzata.
f. Per la FORSU (Frazione Organica da RSU), riveniente dalla “raccolta selezionata” della matrice organica, in alternativa all’impianto di compostaggio, considerata anche la realizzazione dell’Impianto Heraclea di Erchie da 80.000 t/a, si propone la realizzazione di una “piattaforma dedicata alla riduzione volumetrica della FORSU”, di potenzialità pari a circa 40.000 t/a. e corredata da un adeguato numero di biocelle (almeno 12) per la bioessiccazione/biostabilizzazione dei “sovvalli” prodotti (in alternativa possono utilizzarsi quelle dell’impianto CSS). L’impianto che si propone di realizzare, mira ad eliminare l’inquinamento da emissioni “odorigene” derivante dalla trasformazione della componente organica ed a “recuperare” tutte le componenti esistenti nel rifiuto FORSU e costituenti “sovvalli”. L’impianto di che trattasi opera in due stadi a cascata: il primo stadio, classico, formato da aprisacco e trituratore dimensionale; il secondo, costituito da un vaglio a dischi, corredato a monte da un magnete deferrizzatore per allontanare la presenza di materiali ferrosi, che produce due differenti “matrici”: il sopravaglio costituente i “sovvalli” della FORSU ed il sottovaglio, rappresentato da tutta la porzione organica presente. La “polpa organica” di sottovaglio è sottoposta a “spremitura” che permette di ottenere una netta separazione fisica fra la componente “secca” da quella “liquida”; tali porzioni organiche della FORSU costituiscono componenti “pregiate” per qualsiasi impianto di compostaggio del tipo anaerobico. In particolare, la “polpa liquida” può essere inviata ad impianti di digestione anaerobica e direttamente nel pre-fermentatore e da questo al “fermentatore” dal quale, attraverso i processi noti è possibile ottenere in uscita il “biometano” per autotrazione. La “polpa solida” è rimessa nell’impianto di compostaggio anaerobico, in aggiunta al digestato prodotto e/o in quelli “aerobici” per il processo di mineralizzazione. Tali caratteristiche comportano un conferimento negli impianti a costi molto inferiori rispetto agli attuali per la FORSU conferita come “tal quale”.
Il rifiuto organico conferito nell’impianto, essendo “fresco” e quindi nella fase iniziale della produzione di biogas, è comunque in grado di produrre emissioni odorigene nella “sosta” del rifiuto prima del trattamento di “spremitura”; tale sosta potrà essere limitata al massimo possibile e gli ambienti destinati a tale prima fase saranno opportunamente dotati di “abbattitori” costituiti, in particolare, da “nebulizzatori” e dall’utilizzo di “microrganismi elementari” (EM), oltre che dalla raccolta del colaticcio portato dai mezzi. All’interno del capannone ove verrà allocato l’impianto completo di aprisacco, triturazione primaria e separazione e spremitura, verranno adottati i sistemi “classici” di abbattimento per depressione, collegati ad uno/due scrubber e ad uno/due biofiltri esterno. Il “fluff cellulosico” (sovvallo), costituisce la porzione residuale del “rifiuto organico” sottoposto alle operazioni di “vagliatura”; tale rifiuto è costituito da carte, cartoni, plastiche, inerti e metalli e non metalli, sporchi da residui organici e presente in percentuale dell’ordine del 10-18 %; il “fluff cellulosico” potrà essere allocato in 12 biocelle recuperate in grado di “bioessiccare” il rifiuto per non meno di 14 gg. (comprese le due domeniche intercluse) e quindi abbattere l’Indice respirometrico previsto. Altresì, le volumetrie disponibili per ciascuna “biocella” potrebbero permettere di portare a “bioessiccamento” i sovvalli di 2 giorni lavorativi e quindi di ampliare il “trattamento” a 24 giorni, con la possibilità di abbattere totalmente le matrici organiche putrescibili (mineralizzazione) e di poter utilizzare i rifiuti nella seconda fase di recupero. Appare evidente che con la “bioessiccazione/biostabilizzazione” dei sovvalli si evita lo smaltimento in discarica e si riducono i costi di gestione. Tali rifiuti, dopo la fase di “bioessiccazione/bioessiccazione”, essendo in origine solo ed esclusivamente “unti” da colaticcio, potranno essere utilizzati per una successiva fase di separazione e recupero nell’ambito dell’impianto di Re. Mat, di cui al precedente punto “c”. I benefici attesi dalla realizzazione di tale impianto, oltre che di ordine “economico e sociale”, con riguardo alla possibilità di ridurre la spesa del conferimento in “messa in riserva” della FORSU presso la gli impianti di compostaggio, sono anche di ordine ambientale in quanto interessano il miglioramento delle emissioni nella matrice “aria-atmosfera” e la riduzione della impronta del carbonio (carbon footprint) per i minori trasporti da effettuare. Le restanti 20.000 t/a di FORSU, rispetto ad un totale di produzione provinciale prossimo ai 60.000 t/a, prodotte dai Comuni più prossimi ad Erchie, potranno essere smaltire direttamente in quell’impianto.
g. Il “Documento di proposta del PRGRU”, ad avviso del PRI, dovrebbe essere corredato da uno schema di “tariffazione” ad integrazione della normativa regionale esistente; in particolare si ritiene necessario, ai fini degli obiettivi richiamati in premessa, definire la “tariffa” di conferimento della “FORSU” in impianti di trattamento e della “tariffa” della “polpa organica”, come prodotta nel precedente punto “f”, negli impianti di compostaggio; questa ultima, per le caratteristiche richiamate, si ritiene debba essere decisamente inferiore a quella di conferimento della FORSU. h. Il PRI è contrario alla “combustione” del CSS (e.o.w.) in impianti di “termovalorizzazione” ed evidenzia la necessità di introdurre nel “Documento di proposta del PRGRU”, anche la possibilità per il pubblico ed i privati, di realizzare iniziative innovative di utilizzo del CSS in grado di produrre un’impronta ecologica non impattante e garantire la sostenibilità ambientale. A mero titolo informativo e, fatto salvo che tutte le matrici del CSS sono recuperabili in MPS, le soluzioni alternative prevedibili per l’utilizzo del CSS sono individuabili in: • Processi di “pirolisi lenta” a bassa temperatura e catalizzata, in grado di produrre “biochar” quale fertilizzante dei terreni contaminati, oltre a “syngas” e “tar” secondo il DM 75/2010 e le successive modifiche agli allegati 2, 6 e 7 del 2015.
• Processi ossido-riduttivi (gassificazione) del carbone (biochar) prodotto dai richiamati processi di carbonizzazione con la richiamata “pirolisi”.
• Processi di “Depolimerizzazione Catalitica senza pressione ed a bassa temperatura” che permette di ottenere un tipo di “gasolio sintetico” atto alla cogenerazione, oltre che ad acqua distillata e “bitume” (tar).
I processi proposti devono essere esenti da emissioni in atmosfera ed in particolare per la CO2, devono sempre essere corredati da processi di recupero e liquefazione.
i. In merito ai “fanghi” (Cap. 5) prodotti dagli impianti di trattamento delle acque rivenienti dalle reti fognanti, considerata la grande quantità di materiale organico presente, pur non essendo contrari all’utilizzo in impianti di compostaggio “anaerobico”, riteniamo che questi possano essere adeguatamente utilizzati nei richiamati processi di “pirolisi” ed ancor più in quelli, innovativi, di “Depolimerizzazione Catalitica senza pressione ed a bassa temperatura”, con produzione di gasolio sintetico, H2O2 e tar.
j. In merito alla Sezione (Cap. 6) relativa alla “bonifica dei siti contaminati” e, nel qual caso, al SIN di Brindisi, si ritiene, sinteticamente che:

• sia del tutto ininfluente richiedere al M.A. una nuova “perimetrazione”, in virtù del fatto che a distanza di 18 anni dal DMA del 10/01/2000, la gran parte dei terreni sia in “zona industriale” che in quella “agricola” sono stati caratterizzati chimicamente da fondi pubblici.
• per la “zona industriale”, ad esclusione dell’area del petrolchimico, sono stati rilevati “91” punti di sondaggio che presentano, nella matrice “suolo e sottosuolo”, superamenti delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione), anche di un solo elemento della “checklist” della Tabella % del D.Lgs 152/2006 e smi. Si consiglia di utilizzare i fondi presenti per effettuare immediatamente la “bonifica”, con rimozione, dei livelli contaminati; le profondità di individuazione delle CSC sono abbastanza relative (da 0,5 m a max 5 m.) e quindi la “bonifica con rimozione”, appare la soluzione migliore e più efficace per restituire oltre 700 ettari agli usi consentiti. Tale proposta bypassa la realizzazione delle “analisi di rischio” che comporterebbe l’inutile spreco, per il rilancio dell’attrattività della zona industriale, di almeno 1,5-2 anni.
• Per le zone agricole, intercluse fra la zona industriale e il polo energetico di Cerano, considerata la vastità dell’area, la “forte” contaminazione rilevata ed il pericolo di immissione nel “ciclo alimentare” di sostanze fortemente “bioattraenti” i metalli pesanti (lattuga, cavolo nero, ecc.), si ritiene necessario attivare processi di “bonifica” (bioremediation, bioventing, ecc.) in grado di eliminare, nel tempo, le maggiori concentrazioni di metalli pesanti, registrati dalla caratterizzazione chimica e dalle successive “analisi di rischio”. Queste ultime hanno evidenziato aspetti connessi alla salvaguardia della salute, con riduzione dei giorni di lavorazione, per i quali si richiede di istituire un apposito fondo a sostegno degli imprenditori agricoli.
• Per la matrice “acque di falda freatica”, la cui “contaminazione” è stata registrata per quasi l’intera zona industriale (il petrolchimico fà storia a sé), la previsione della realizzazione di due impianti di trattamento è soddisfacente, fatto salvo che siano chiare le modalità di “gestione” per le aziende che, loro malgrado, sono state costrette a pagare l’indennizzo, pur di poter ottenere la “restituzione agli usi consentiti” dei terreni aziendali.

Il PRI della Provincia di Brindisi, congiuntamente alla Direzione Cittadina, auspica che le “osservazioni” riportate possano essere elementi utili alla definitiva approvazione, con integrazioni, del “Documento di proposta del PRGRU”.

Il responsabile Provinciale Ecologia, Ambiente e Ciclo dei rifiuti (prof. dott. Francesco Magno)

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2 COMMENTI

  1. Aspettiamo che il lungimirante governo pentastellato dia delle direttive unitarie nazionali su come procedere. Tutte le soluzioni proposte sono superate dagli eventi e le partecipate del comune dovrebbero essere messe in liquidazione per legge. Le osservazioni del PRI le abbiamo sentite in tutte le salse da circa 20 anni sempre le stesse cose dette da ambienti differenti

  2. E’ certo che parti di queste cose noi le diciamo da 20 anni; le abbiamo fatte noi è solo incapaci gestori della cosa pubblica non sono riusciti a farci, come cittadini, godere dei benefici in termini di Ta.Ri. che avevamo previsto; costoro, sindaci compresi, hanno solo danneggiato brillanti intuizioni e realizzazioni. La palese incompetenza della sig.ra Anna si rileva dalla mancanza di cognizione tecnica e normativa nelle proposte avanzate e dalla miserrima conoscenza di alcuni principi basilari delle trasformazioni chimico-fisiche. Infine è falso che attualmente vi siano leggi che prevedano la liquidazione delle società in house; mi smentisca la sig.ra Anna riportando la norma a cui fa esplicito riferimento. Infine a questi livelli non intendo più rispondere ma, come PRI presenteremo presto alla città dati e modalità reali per ridurre la TaRi. È’ il rapporto con la gente che ci preme !!

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