Colpo grosso: “Il genio e il Narciso” – di Bastiancontrario


Lo spettacolo di Sgarbi al Verdi ha suscitato la consueta pletora di consensi univoci. Io non l’ho visto, come l’anno scorso non ho visto quello su Michelangelo, per una forma di protesta nei riguardi di questo geniale personaggio che ha abdicato al suo patrimonio di intelligenza e di cultura in favore di un esibizionismo patologico e di una maleducazione inaccettabile. Ho quasi tutti i suoi libri ma, per principio e libera scelta, non intendo rendergli omaggio a teatro. Non voglio partecipare al rito collettivo che osanna il Narciso nazionale come fosse una star del pop più trasgressivo.
Spero che questa posizione fuori dal coro mi si consentita, come pure la presente recensione “ al buio “. Le mie osservazioni, necessariamente di carattere generale, si fondano quindi sui resoconti pubblicati nelle pagine dei giornali locali. Partiamo dalla durata dell’evento: tre ore, un tempo che ricorda i comizi del giovane Castro. Un’esagerazione, una superfetazione abnorme, considerato che una durata media accettabile di una lezione – spettacolo in genere non supera le due ore. Poi c’è la trovata dell’accostamento Leonardo – percettore di reddito di cittadinanza che fa parte del classico repertorio sgarbiano improntato ad “ épater le bourgeois “.
Se questa forzatura l’avesse compiuta un mortale qualsiasi, alti sarebbero stati i mugugni di disapprovazione, ma a Vittorio, il discolo Peter pan che piace alle signore, si perdona tutto, anche la scatologia da bettola. Egli è beneficiario di una sorta di indulgenza plenaria che induce ad accettare acriticamente ogni sua intemperanza e forzatura.
Le recensioni che ho letto non fanno cenno ad eventuali parolacce profferite dal nostro ma, conoscendolo, mi parrebbe strano che non ne abbia sparate almeno un paio. E’ diventato un coprolalico seriale, non può trattenersi, vittima com’è della sua incontinenza verbale. In quanto al merito della lettura leonardesca, da quanto ho letto, paiono interessanti alcune sue analisi ma non originalissime. A memoria, mi sembra che molti concetti espressi siano riconducibili a quelli formulati , in forma assai più compiuta, da Carlo Pedretti e da Pietro Marani, due tra i massimi studiosi leonardeschi.
Queste però sono quisqulie, quando c’è Vittorio, in ogni luogo e contesto, l’essenziale è stupire, fare scena ( per lui ) e spellarsi le mani in applausi frenetici ( per il pubblico ).
Bastiancontrario

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2 COMMENTI

  1. Caro Gabriele
    io, purtroppo.faccio parte di quelle persone che si sono spellate le mani per caro Vittorio nazionale. Ma non per il personaggio che detesto, o per il linguaggio a cui ci ha abituato lui e non solo lui… ma per quello che ha detto che sicuramente è servito in qualche modo a dare un piccolo contributo alla conoscenza dell’arte di cui i brindisini, io compreso hanno tanto bisogno. Per questo tornato a casa sono andato a leggermi le pagine che il Vitruvio dedica al personaggio, trovando quasi pari pari quello che ha detto il nostro caro Vittorio.
    P. S. Volevo precisare che le mani non me le sono proprio spellate e che turpiloquio sgarbiano ha superato anche i livelli di guardia.

  2. Mi chiedo, ti chiedo: la scopiazzata dei sogni è un reato perseguibile a norma di legge? Perché?
    Perché quello che hai scritto è, pari pari, quello che volevo fare io inserendolo nel mio articolo “Parole e parolacce”. Poi me ne sono astenuto perché, mi sono detto, quel soggetto continuerà a comportarsi così, forte del fatto che la gente “per bene” vuole ascoltare proprio quelle parole.
    Andai a vederlo lo scorso anno e non abbandonai anzitempo il posto solo per non arrecare fastidio a un’intera fila di spettatori.
    Comunque alla gente, alle “signore” come tu dici, piace tanto e, soprattutto Sgarbi piace a se stesso e allora non guastiamo il senso di contentezza altrui, sia che sia ispirato alla critica artistica che al suo credo politico.
    Gabriele, mai come in questo caso le nostre “affinità” sono apparse così affini. Un caro abbraccio, Guido

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