Estendendo e modernizzando il vecchio concetto ottocentesco, potremmo dire che musica pop, etnica, jazz, d’autore, teatro, cabaret sono le arti sorelle della contemporaneità. E, grosso modo, sono quelle presenti nel cartellone estivo 2020 simpaticamente denominato “Made in Brindisi”. Poi ci sono le arti sorellastre, quelle relegate nei bui sottani dell’invisibilità: danza, recital di piano solo, lirica, giudicate troppo elitarie per essere date in pasto ai consumatori compulsivi indigeni, inquadrati sommariamente d’ufficio in una categoria di destinatari di serie C non all’altezza di certe raffinatezze. Errore, perché è impensabile che in un potenziale grande bacino di riferimento (di circa 88.000 anime), non ci sia il classico zoccolo duro di 150-200 persone appassionate di quel tipo di spettacolo. Il ventaglio dell’offerta, per essere corretto ed equo, dovrebbe comprendere sempre tutti i generi d’arte. Bisogna insomma cercare di promuovere ogni portata, sia quella della cucina “casarola” che quella dell’alta gastronomia, accontentando così tutti i palati. Restando nella metafora mangiatoria, mi ha lasciato molto perplesso la scelta dell’Amministrazione civica di far svolgere gli eventi in piazzetta Sottile-De Falco. Il luogo è delizioso ma, essendo poco capiente, limiterà parecchio i desiderata di chi avrebbe il piacere di sedere a quella mensa pubblica per ristorare il proprio spirito. Meglio sarebbe stato allestire la trattoria a cielo aperto in piazza Duomo o in piazza Santa Teresa o no? L’ultima mia considerazione riguarda il titolo di questo pezzo. Finora abbiamo parlato di calendario di manifestazioni estive a beneficio gratuito della popolazione. Usciamo però fuori dall’equivoco: non ci sono solo i “circenses”, gli spettacoli “aggratis”, esiste anche un’offerta a pagamento. Almeno dappertutto, anche nelle vicine Taranto, Lecce, Ostuni e Fasano. Solo qui a Brindisi latitano gli eventi onerosi. Possibile che non ci siano associazioni culturali, agenzie del settore o singoli imprenditori che si assumano la responsabilità e il rischio di proporre eventi di un certo spessore? Certo,bisogna proporre, e insistere, ma credo che, specie da parte delle istituzioni, ci debba essere un impegno etico a formare il gusto, il senso critico e quello di appartenenza ad una comunità autenticamente tesa alla fruizione e al consolidamento di una tradizione colta. Signori, noi abbiamo un teatro Verdi che merita il massimo apporto da parte della cittadinanza. Dovremmo sentire l’orgoglio di raccoglierci nel nostro tempio della cultura per affermare una linea che, come accade in tutti i teatri di tradizione, formi le menti e le coscienze e realizzi una solida base valoriale fondata sulla condivisione di fattori artistici alti e irrinunciabili. E per realizzare questa sinergia e questo salto di qualità, è necessario mettere mani al portafoglio. Ridiamoci la dignità che meritiamo, non siamo un paesone anonimo, aiutiamoci tutti insieme a cambiare mentalità: se si spendono dieci euro per un aperitivo o venti per la classica pizza e birra, non si comprende perché non si dovrebbero spendere pari somme per godere di un monologo attoriale, di una sinfonia di Mozart o di un’opera verdiana. Diamoci da fare, tutti insieme, o resteremo davvero la Cenerentola del sud.
Bastiancontrario
Caro Bastiancontrario una pizza vale più di una sinfonia di Mozart, perché il palato dei brindisini non è mai stato educato a gustare cibi raffinati, ma solo a quelli che riempiono la pancia.