COBAS OSTUNI: “NON IN NOSTRO NOME!”

Uno spettro si aggira per le strade periferiche del comune di Ostuni, lo spettro del
comunismo. Quel comunismo, nelle sue pratiche e nei suoi obiettivi, che ha caratterizzato
tutta la vita di Peppino Impastato. Non nascondiamo la nostra delusione e il nostro
disappunto nell’apprendere che quel ricordo è banalmente derubricato all’azione di un
“giornalista antimafia” (è appena il caso di ricordare, a questo sindaco e a questa giunta,
che Peppino Impastato non ha mai esercitato ufficialmente la professione di giornalista.
Tale titolo gli fu riconosciuto dall’associazione dei giornalisti ad honorem e solo post
mortem). Generico e superficiale richiamo che oblia la vera identità di Peppino Impastato,
sprofondandolo nel mare magnum di un generico impegno contro la piovra che ha
distrutto la Sicilia prima e l’Italia dopo. La sua attività quotidiana è stata quella di militante
comunista che coglieva questa lotta nei termini di lotta congiunta alla mafia, allo Stato e
alle sue ramificazioni politiche. La storia della mafia dal 1945 ad oggi racconta proprio
questa storia e queste connivenze, di quell’intreccio che ha permesso ad entrambi di
vivere, di svilupparsi e di stabilire un potere dittatoriale che ha segnato la storia non solo
della Sicilia ma anche dell’Italia. Dovremmo partire dalla strage di Portella Della Ginestra
per raccontare ed analizzare quella storia, ma questo non è il momento opportuno per
farlo. Peppino Impastato lo aveva capito e quotidianamente denunciato. La sua lotta è
andata sempre in questa direzione e per questo è stato assassinato. E’ invece opportuno
ricordare che la mamma di Peppino, Felicia, ha preteso che questo fosse scritto sulla
lapide del figlio. Ad imperitura memoria: “Rivoluzionario e militante comunista assassinato
dalla mafia democristiana”. Ci dispiace veramente che questa amministrazione comunale
si arroghi il diritto di snaturare l’identità di chi ha combattuto la mafia e, ovviamente, non
può né difendersi da questo stravolgimento né opporsi.
Perché non riconoscere la sua identità? Su quale altare, e per salvare quali equilibri ,
sacrificare una storia personale e politica al contempo? Francamente non riusciamo a
capirlo. O, forse, lo comprendiamo fin troppo bene.
Siamo stanchi dei professionisti dell’antimafia, della retorica delle circostanze e delle
banalità dei luoghi comuni e dell’ovvio. Vorrà dire pur qualcosa che questo modo di
“combattere” la mafia, negli ultimi 50 anni, ha visto questa crescere in potere e in affari.
Noi siamo lontani da questo modo innocuo di combattere la mafia, non ci appartiene per
niente perché abbiamo lo stesso DNA politico-culturale di Peppino Impastato. Per questo,
i COBAS di Ostuni, pur avendo promosso l’istanza volta a intitolare una via del nostro
Comune alla sua memoria, non parteciperanno a nessuna iniziativa volta a stravolgere
l’identità del nostro caro compagno caduto nella lotta contro la mafia e contro quel potere
che dal 1945 fino ad oggi si accompagna a quella piovra assassina.
20 Gennaio 2024

COBAS Ostuni
Sez. Carlo Moccia

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