Centro per l’Impiego, Antonino (PRI): “Due ore di attesa in piedi prima dell’apertura: perchè non garantire un posto a sedere”

Chiunque si trovi a percorrere alla prime ore del giorno Via Cappuccini non può fare a meno di notare una moltitudine di gente all’altezza del civico 111.

Coloro i quali sono in fila sin dalle sette del mattino non sono persone interessate a varcare per prime le soglie della sede brindisina di Starbuks.

Ed il caffè hanno dovuto prenderlo all’alba per non accumulare ritardo.

Semplicemente, si tratta di gente in attesa di accedere agli uffici del Centro per l’impiego.

Da quando gli Organi regionali hanno imposto alla sede di Brindisi di non accogliere più di 60 utenti per volta è praticamente ogni giorno così.

In fila, per due ore, in attesa che aprano gli sportelli.

Solitamente intorno alle 8.00 un impiegato consegna ad un volenteroso un foglio ed una penna in cui annotare i presenti in ordine di arrivo ed evitare che alle 9.00, all’apertura degli sportelli, si crei una eccessiva ressa.

Nessuno protesta.

Tutti aspettano con rassegnata pazienza che arrivi il loro turno.

Del resto, ai Centri per l’impiego non ci si reca più con la speranza di trovare un lavoro.

E, quindi, se si accede tra gli ultimi agli uffici non vi è il rischio di perdere una opportunità.

In quella giungla che è diventato il mercato del lavoro in Italia a farla da padrone sono oramai le Agenzie interinali. E’ ad esse che si rivolgono anche le grandi industrie presenti sul nostro territorio e che magari hanno ricevuto cospicui finanziamenti pubblici per ampliare i loro stabilimenti ed incrementare gli organici. Vi è molta più discrezionalità nel reperire le maestranze che necessitano attraverso le Agenzie di lavoro interinale. Si assume per tre o sei mesi chi si vuole e poi magari quei rapporti di lavoro vengono stabilizzati. E tutti plaudono, comprese le Organizzazioni Sindacali.

No, ai Centri per l’impiego non si va per cercare lavoro.

Al massimo ci si reca per compiere quegli adempimenti formali, come sottoscrivere il “patto di servizio” o la “dichiarazione di immediata disponibilità”, che danno poi diritto ad accedere ad alcune agevolazioni (la NASPI o l’assegno ASDI oggi; il reddito di cittadinanza forse domani).

Insomma, i Centri per l’impiego, nati per collocare sul mercato del lavoro le persone che ne sono prive, si sono oramai ridotte a certificare la loro disoccupazione!

E allora a quanti hanno bisogno di avere un sussidio, una “regalia”, si può anche chiedere di fare due ore di fila! Oggi sotto il sole. Domani, magari, sotto la pioggia scrosciante.

I Centri per l’impiego vivono vita grama, ancor di più da quando sono passati sotto l’ombrello delle Regioni: poche risorse e tanta carenza di personale. Quello di Brindisi non fa eccezione, nonostante l’abnegazione del numero ridotto di personale rimasto in servizio. Anzi! Però basterebbe poco per rendere meno difficoltosa, ed umiliante, l’attesa. Vi è un grande androne nello stabile che ospita il Centro per l’impiego di Brindisi. Basterebbe lasciare aperta la saracinesca che ne impedisce oggi l’ingresso e collocarvi un po’ di sedie.

Di quelle di plastica, per carità. Niente di lussuoso o caro. Magari bullonate per terra, onde evitare che siano asportate. Sarebbe, quello, almeno un segno di attenzione verso chi già subisce l’umiliazione di dover mendicare un aiuto allo Stato pur avendo tutto il diritto e la voglia di lavorare. Almeno quello, in attesa che nella prossima legge di bilancio siano stanziate le risorse che ha promesso il Ministro Di Maio per riformare e ridare un ruolo attivo ai Centri per l’impiego.

E’ chiedere troppo?

Tanto più che ai centri per l’impiego si recano anche persone con disabilità, che magari devono aggiornare la loro situazione: la percentuale di invalidità aumenta e diminuiscono le speranze di essere collocate al lavoro. Del resto, quanti sono i controlli effettuati per verificare che le aziende rispettino la percentuale di assunzioni previste per legge a favore di coloro i quali sono iscritti nelle liste speciali?

Se questo è lo stato in cui vegetano i Centri per l’impiego non ci si può meravigliare se al Sud solo il 3% di coloro che lavorano ha trovato il proprio posto grazie ai servizi resi dai centri pubblici.

Se a quella gente che è in fila non possiamo dare un posto di lavoro almeno garantiamogli un posto a sedere!

Gabriele ANTONINO

Capogruppo PRI

1 COMMENTO

  1. E’ vero, non vi sono posti a sedere, non c’è una buona gestione nell’accoglienza, ma è pur vero che in attesa di una riforma di questi enti , le file di questi ultimi mesi sono legate al rilascio del patto di servizio necessario per partecipare ai corsi di formazione regionale in via di scadenza a breve. Lo stesso accade nei periodi per la domanda dell’indennita’ di disoccupazione a cavallo tra settembre ed ottobre, nel caso in cui qualcuno abbia cessato qualche lavoro estivo, e tra giugno e luglio per i precari della scuola.
    Credo che la necessita’ di non creare spazi di sosta per gli utenti nasca dal fatto che 9 mesi su 12 gli uffici sono deserti.
    Provate a ripassare verso novembre.

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