Per la terza volta in 4 mesi la difesa della famiglia di Patrizia Nettis – la giornalista 41enne trovata impiccata il 29 giugno scorso nella sua casa di Fasano – ha presentato alla Procura di Brindisi istanza di riesumazione della salma per procedere all’autopsia. Ed anche in questa occasione, non ha avuto alcun riscontro. Le speranze di ottenere una risposta positiva sono riposte tutte nel 20 ottobre, quando scadranno i termini concessi al consulente informatico incaricato per presentare la relazione sulle perizie effettuate sui contenuti dell’iPhone e del computer della donna. Si tratta dell’ultimo atto istruttorio finora disposto dalla Procura, dice il legale della famiglia Nettis, l’avv. Giuseppe Castellaneta. Dopo il 20 ottobre, ci sono due possibili scenari: l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, con richiesta di archiviazione o di rinvio a giudizio, oppure una richiesta di completamento dell’attività istruttoria con l’accoglimento dell’istanza di procedere con l’autopsia. Ipotesi, quest’ultima, su cui punta la famiglia Nettis che non ha mai creduto alla tesi del suicidio. Per la morte della giornalista, sul registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di istigazione al suicidio e stalking, è finito un imprenditore 40enne che avrebbe avuto una storia con la donna, che sarebbe stata contesa anche da un secondo uomo. Entrambi, la notte del 29 giugno, erano sotto casa di Patrizia. I due avrebbero litigato tra loro, per poi tirare in ballo anche la donna. Una discussione dalla quale la 41enne sarebbe uscita molto scossa. Rientrata in casa, come riferito da alcuni vicini, Patrizia avrebbe urlato ad un interlocutore telefonico “mi hai rovinato la vita”. Poco dopo, ha inviato un messaggio all’ex marito chiedendogli di dare un bacio al figlio, e successivamente si è tolta la vita.