Anche la stella di Laura Morante brilla meno nella Locandiera B&B

BRINDISI – Ieri sera è andato in scena l’ultimo atto del cartellone predisposto dalla Fondazione del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, che ha riservato soddisfazioni al pubblico salentino, data la varietà e la qualità degli spettacoli portati sul palco.

La chiusura è stata affidata alla Locandiera B&B, una versione moderna e molto rivisitata della Locandiera di Carlo Goldoni. La commedia è stata scritta da Edoardo Erba, diretta dal regista Roberto Andò ed ha visto come protagonista la superba Laura Morante, accompagnata da un discreto cast.




La vicenda ha luogo in un’antica villa che sta per essere trasformata in un bed and breakfast, o come piace dire a Mira (Laura Morante) – proprietaria della dimora – in una locanda. La proprietaria si trova coinvolta in una strana cena organizzata dal marito con  ambigui uomini d’affari, alla quale partecipano anche due donne di facili costumi. Il marito – anch’egli dipinto come un faccendiere affaccendato in equivoci giri – non giungerà mai, e Mira sarà costretta ad intrattenere gli ospiti da sola, almeno fino a quando, in tarda serata, non bussa alla porta un altro oscuro personaggio, tale Riva, che chiede alloggio per la notte e pare da subito esercitare un forte ascendente sulla donna. L’unico punto di riferimento di Mira nella prima parte della serata, ovvero il contabile del marito, abbandona la casa, promettendo di tornare solo quando sarà notte fonda.

Nella seconda parte dello spettacolo cambia la scenografia ed anche il ritmo narrativo: l’ambientazione diventa il corridoio dove pernotteranno gli ospiti. Qui avviene di tutto: Mira scopre che Riva ha una pistola con sé, i due si concedono effusioni, gli altri ospiti compaiono e scompaiono dalle stanze scambiandosi dialoghi bizzarri che sanno tanto di contorno. Alla fine, con il ritorno del contabile, si scopre definitivamente la natura malevola sia del marito di Mira che del sordido contabile, da sempre segretamente innamorato della donna ed intento ora a fare le scarpe al marito della stessa – nonché suo ‘capo’ – rubandogli la donna e gli affari. Mira, allora, approfittando del suo fascino, chiede a Riva di sbarazzarsi del contabile. Questo avviene puntualmente, gli ospiti, uditi gli spari, scappano via e Mira telefona al marito ragguagliandolo su quanto accaduto e sul fatto che, da quel momento in poi, le loro vite avrebbero dovuto necessariamente proseguire separate. La commedia si conclude così con una cinica Mira che esplicita le sue intenzioni di trasformare l’antica dimora in una locanda, di sotterrare il contabile sotto un limone e di godersi la valigia piena di soldi che lo stesso portava con sé.

Il regista Roberto Andò, con questa opera, ha portato a teatro lo stile criptico che contrassegna i suoi film, l’ultimo dei quali, ‘Le confessioni’, più che criptico è risultato enigmatico.

Laura Morante, come sempre, ha sfoderato una prestazione di livello elevato, ma la sua consueta recitazione ansiogena – unita ai temi musicali tipici dei film thriller ed alla scenografia tetra – non riesce comunque a riempire di pathos una sceneggiatura che, seppure attenta nel suo dispiegarsi in scena a non svelare i suoi risvolti ed il finale, si rivela di scarso interesse.

Il tema centrale trattato, ovvero l’amoralità della società italiana ed il grigiore d’animo che pervade le alte sfere finanziarie della stessa, sfocia nella stucchevolezza, e la leggerezza che accompagna i dialoghi raggiunge di rado le vette dell’ironia, di cui una spruzzatina è comunque presente.

Gli imbarazzanti (ed imbarazzati) dialoghi iniziali, che trovano giustificazione nella volontà di far trasparire la mancata conoscenza tra i protagonisti della storia, restano tali nel prosieguo della commedia.

Insomma, una chiusura un po’ sottotono che però non scalfisce minimamente l’elevata qualità media espressa in questa stagione teatrale, la quale avrà una coda con i due spettacoli di lirica in programma l’11 aprile (La Traviata) ed il 7 maggio (Madama Butterly).




Andrea Pezzuto
Redazione

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