Alberghi e ristoranti sommersi dai debiti con Fisco e INPS. In attesa di un condono, ecco come uscirne

A seguito delle chiusure forzate degli ultimi anni, il settore alberghiero e quello della ristorazione appaiono oggi in profonda crisi e spesso sovraindebitati con il Fisco, l’INPS e le Banche. Questi comparti, fondamentali per l’economica italiana e pugliese, meritano attenzione. Qualche idea per affrontare il futuro.

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Gli anni 2020 e 2021 si sono rivelati un periodo economicamente devastante per molti settori economici del nostro Paese e il 2022 pare indirizzato, almeno a giudicare dal primo trimestre, ad un ulteriore grave peggioramento della crisi generale.

I comparti forse maggiormente colpiti sono quelli dell’accoglienza e della ristorazione. Solo nell’anno 2021 le presenze presso le strutture ricettive italiane sono calate di circa il 35%, con quasi 150 milioni di turisti in meno rispetto al 2019 e una perdita economica di almeno 10 miliardi di euro (nel 2020 è stata stimata una perdita di circa 14 miliardi). La crisi economica si ripercuote, ovviamente, anche sul dato dell’occupazione: secondo le stime, rispetto al 2019 si sono persi circa 25 mila posti di lavoro e altrettanti appaiono in bilico.

Le cose non vanno meglio nel settore del commercio al dettaglio, spesso stremato dalle chiusure forzate e dalla minor propensione dei consumatori ad acquistare in presenza.

Il rischio è dunque quello di una vera desertificazione del tessuto economico e sociale dell’Italia nel settore strategico del turismo. Gli operatori del comparto spesso si sentono lasciati soli ad affrontare la bufera. In effetti, l’unico sostanziale aiuto elargito alle imprese è stato inserito nel c.d. Decreto Liquidità del 2020, il quale ha previsto, fra le altre cose, una garanzia pubblica da parte dello Stato, pari al 90% sul nuovo credito concesso dalle banche in favore delle imprese costrette a chiusure forzate durante i periodi di lockdown. Il risultato di tale misura appare talvolta paradossale: le imprese che hanno infatti usufruito di tale via agevolata di accesso al credito si trovano oggi ulteriormente indebitate nei confronti del sistema bancario e spesso senza la ragionevole possibilità di restituire le somme ottenute in prestito.

A ciò si aggiunga l’esplosione dei debiti nei confronti di Agenzia delle Entrate e di INPS. Nell’ultimo biennio il crollo dei fatturati ha impedito a molte aziende di pagare gli oneri contributivi e tributari posti a loro carico.

In tale contesto non è affatto da escludere che il settore turistico italiano diventi preda di speculatori, anche internazionali, pronti ad approfittare dell’indebolimento generale delle piccole e medie aziende ricettive locali che, schiacciate da debiti e crisi di liquidità, saranno costrette a chiudere le proprie attività o a svendere i propri asset.

È pertanto urgente affrontare le problematiche in questione, pur consapevoli che le risorse economiche a disposizione sono molto scarse e che la possibilità di approvare nuovi provvedimenti di stralcio delle cartelle o altre tipologie di “condono” non appare nell’orizzonte dell’attuale Governo.

La strada da percorrere è dunque quella di una nuova e particolare “Pace fiscale”, che avvenga fra le singole aziende e i soggetti pubblici creditori (soprattutto Agenzia delle Entrate ed INPS). In altre parole, per molte imprese in crisi appare urgente trovare accordi diretti con il Fisco, volti a definire una strategia di risanamento aziendale che sia realistica e commisurata alle condizioni dei singoli imprenditori che si trovino in difficoltà finanziarie e debitorie. Tali accordi di ristrutturazione del debito possono, ad esempio, essere finalizzati ad una rateizzazione ultradecennale dell’arretrato tributario. In alcuni casi, poi, sarà addirittura possibile stralciare parte del debito tributario, se ciò è funzionale alla sopravvivenza dell’impresa e collegato ad un piano di rilancio dell’azienda.In questo senso, Agenzia delle Entrate, INPS e Tribunali sono sempre più attrezzati per affrontare e gestiresituazioni di risanamento delle piccole e medie imprese in crisi finanziaria ed economica: sarebbe dunque un peccato non cogliere le soluzioni già previste dal sistema giuridico italiano.

I prossimi mesi e anni saranno certamente duri per molti imprenditori, che oggi si ritrovano a fare i conti con le conseguenze della crisi economica derivante dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Tuttavia, gli strumenti per un ritorno alla normalità – e, anzi, per un rilancio economico in settori strategici come quello alberghiero –  già ci sono ed è opportuno che albergatori, ristoratori e commercianti pugliesine prendano atto, prima che sia troppo tardi.

Antonio Maria Manco (avvocato del Foro di Lecce)

 

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