I frati minori cappuccini a Brindisi: fine di una storia

I frati cappuccini da settembre lasceranno il convento del Casale, rimettendo la parrocchia Ave Maris Stella nelle mani dell’arcivescovo Giovanni Intini: così è stato deciso nel Capitolo dei frati cappuccini di Puglia svoltosi in aprile. Lo ha comunicato ufficialmente ieri il Vescovo S. E. Mons. Giovanni Intini alla comunità dei fedeli.

I frati cappuccini giunsero a Brindisi nel 1566 su invito dell’arcivescovo Giovanni Carlo Bovio e costruirono un convento dentro la città, ma «…in una parte remota di essa, presso il Torrione di San Giacomo per menar più commodamente la vita solitaria (…), lontana dal commercio delle genti».

Il convento, intitolato all’Annunziata, venne abbandonato pochi anni dopo, nel 1577, secondo alcuni perché, essendo troppo vicino alla città, non permetteva ai frati di osservare la propria Regola, secondo altri per l’aria insalubre della zona, a quell’epoca, paludosa. Due anni dopo, quel convento fu assegnato «dalla città» ai frati di san Francesco di Paola.

Nel 1588 i Cappuccini ritornarono a Brindisi e costruirono un altro convento «contiguo alla Protocattedra di San Leucio fuora dalla città», su un suolo donato loro dall’Università e grazie al contributo dei fedeli.

La chiesa, intitolata a S. Maria della Consolazione prima e alla SS.ma Resurrezione dopo, venne costruita sulle fondamenta di una cappella dedicata anticamente a S. Maria della Fontana, inglobandone un antico affresco della Vergine con il Bambino, ancora oggi visibile.

Nella costruzione della chiesa e del convento, «eretto secondo la povera forma cappuccina, con 20 celle», i frati seguirono scrupolosamente le modalità indicate nelle Constitutiones del 1575 del loro Ordine.

Essi vissero tranquillamente nel convento, sostenendosi con il lavoro quotidiano e grazie alla carità del popolo e alle sovvenzioni dell’Università, fino al travagliato periodo della soppressione degli Ordini religiosi. Il loro convento, rimasto escluso dalla prima soppressione, non riuscì a sfuggire alle leggi soppressive promulgate dopo l’Unità d’Italia.

Il 7 aprile 1867 il Consiglio comunale chiese «al Governo la cessione gratuita dei locali del soppresso convento dei Cappuccini» per ospitare l’ospedale colerico. I frati furono costretti a lasciare definitivamente il convento che nel 1934 fu poi consegnato, insieme con la chiesa, alla Fondazione dell’ospedale provinciale Antonino di Summa.

Solo nel 1949 i cappuccini riuscirono a tornare nella città natale di san Lorenzo, così come auspicato fin dal 1919 dal generale dell’Ordine che pregava il ministro provinciale di Puglia di poter tornare quanto prima nella città natale di san Lorenzo. Nel 1949, infatti, l’arcivescovo Francesco de Filippis affidò loro la parrocchia Ave Maris Stella.

Padre Terenzio da Campi Salentina e padre Andrea da Ceglie, i primi frati tornati a Brindisi e alloggiati provvisoriamente in una casa privata, si attivarono subito per la costruzione del convento e della chiesa su un suolo edificatorio di proprietà comunale sito in via Duca degli Abruzzi nel rione Casale. La redazione del progetto fu affidata all’architetto Giuseppe Cino Mazzotta.

Agli inizi del 1956 la costruzione del convento venne ultimata e l’ampio salone fu adibito provvisoriamente a chiesa fino al 1958, quando anche questa fu completata e inaugurata il 22 giugno dall’arcivescovo Nicola Margiotta.

Dal 1949, quindi, la parrocchia è stata retta dai Cappuccini, ma nell’ultimo Capitolo dei frati di Puglia, tenuto nel mese di aprile, è stato stabilito di lasciare il convento di Brindisi e di rimettere la parrocchia nelle mani dell’arcivescovo, Giovanni Intini: la crisi delle vocazioni è stata certamente la causa determinante di questa decisione. Peccato, però, che proprio nella città natale del più illustre cappuccino, san Lorenzo da Brindisi, che, pur lontano dalla sua città alla quale era molto legato, provvide alla costruzione della chiesa di Santa Maria degli Angeli, con l’annesso convento per ospitare le cappuccinelle, non ci sarà più il convento cappuccino tanto auspicato nel 1919 dal generale dell’Ordine!

Una perdita per la nostra città, ma, soprattutto, una dolorosa perdita per tutti quei casalini che, cresciuti nel carisma francescano, hanno sempre donato ai frati affetto e stima e che con difficoltà,  grande rammarico e profonda sofferenza hanno accolto questa decisione.

E quando, se Dio vorrà, il Venerabile Matteo Farina, casalino da generazioni, sarà proclamato beato, proprio i frati cappuccini, che lo hanno accompagnato in tutto il percorso spirituale della sua breve esistenza, saranno lontani dalla sua chiesa Ave Maris Stella.

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3 COMMENTI

  1. Non ho parole .hanno messo la testa sotto la sabbia senza fare sapere niente alla comunità e un bruttissimo gesto ieri il padre provinciale non ha detto una parola mi dispiace tantissimo per Padre Severino,e per Padre Francesco Saverio il resto non mi tocca ,ma nostro Signore ci aiuterà a mettere su la nostra parrocchia,e anche il nostro giovane Matteo Farina dobbiamo essere in tanti e soprattutto uniti , dobbiamo fare in modo che la nostra chiesa Ave Maria Stella rinasce con l’aiuto di Dio alleluia fratelli e sorelle

  2. SE FOSSE UN MOYIVO DI REALE RINNOVAMENTO SAREI VERAMENTE FELICE MA CERTE DECISIONI SONO SENZA DUBBIO CONTRO LA STORIA DEI FRATI CAPPUCCINI DELLA CHIESTA SANTA MARIA DEL CASALE FORSE SARAìPOSSIBILE UN RIPEENSAMENTO COME SPERO MA COMUNQUE GRAZIE PER TUTTO QUELLO CHE AVETE FATTO PER LA NOSTRA COMUNIITA’ CASALINAì

  3. Chiudere un capitolo così durato secoli lascia sicuramente un grande amaro in bocca e di certo per la comunità tutta non è un bene.

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