“DEMOCRAZIA CONSAPEVOLE, ELETTORE  ED  ELETTO UTILE”

Ogni volta che si avvicinano le elezioni, riappaiono tanti amici che ti hanno dimenticato; si riaffaccia gente che chiede il tuo voto con “santini” e slogan fantasiosi che cerca di carpire la tua fiducia che, ormai sai, viene regolarmente tradita.

Eh! Si.

Non ti fidi più di nessuno, li definisci, tutti uguali. Una volta lì, pensano solo ai fatti propri, tutti intenti a fare la “politica della relazione” che non è certo “politica per il paese e per la comunità”. Lo sanno anche le pietre che se hai la relazione, allora puoi essere raccomandato, puoi saltare la fila, puoi ottenere quello che altri non possono.

Nel frattempo, tu hai un contentino, mentre loro fanno gli interessii loro.

Intanto tu voti, se ti va, quando ti va, per simpatia, per abitudine, per fiducia, perché lo slogan è ben riuscito, perché speri in un beneficio di ritorno, perché ti danno un gadget, perché l’amico ti sollecita.

Rimugini che i loro programmi non saranno rispettati e, pertanto, perdono di significato pratico tanto che nessuno li legge.

Se non fosse così non ci troveremmo in queste condizioni tanto disastrose che è meglio non parlarne.

Loro intanto, d’opposte fazioni, litigano in continuazione, ti coinvolgono con argomenti da bar, inutili, conflittuali, discriminatori; se ne dicono di tutti i colori, di giorno litigano e di notte poi fanno insieme gli affari.

E siccome il tuo voto non serve a niente, allora sei tentato di non andare nemmeno a votare.

Poi, figuriamoci, il tuo voto è “uno”: cosa vuoi che possa contare?

Ci dicevano di non disperdere i voti, di votare solo i partiti solidi e numerosi.

Ma anche quelli hanno dato prova di pochissima serietà. Anzi, più rimangono lì, più i loro eletti ci vorrebbero rimanere a vita sia perché a tutti piace essere adulati sia perché hanno più tempo di consolidare la “politica della relazione”, e di stringere amicizie e diventare sempre più influenti.

E allora tutti si danno da fare per ottenere consenso, con qualunque mezzo.

Non è quello che pensiamo tutti?

Eppure, il momento del voto è l’unico momento in cui il cittadino può dire la sua. E’ il momento più importante per la democrazia e se buttiamo a mare pure questa non ci resta più nulla.

Tanto varrebbe scegliere la dittatura almeno sappiamo chi incolpare domani. Ma, a pensarci bene, siamo già in una dittatura perché la nostra libertà è ridotta al lumicino in una ridda di leggi, norme e procedure, dalla Sanità alla Giustizia, dalla Economia al Sociale, che ci irretisce in una gabbia da cui non riusciamo a uscire.

Però, è vero, il tuo voto vale un centesimo, ma è solo con i centesimi che si fanno i milioni.

Allora? Cosa fare?

Cominciamo a farci una domanda: dove è il problema? Dove è il nocciolo della questione?

E’ presto detto: manca la “onestà intellettuale” che significa la perdita dei valori e l’adozione di comportamenti che nulla hanno a che fare con quelli del buon padre di famiglia: basterebbe questo per far andare meglio le cose.

Ecco, dobbiamo parlare di Morale e di Etica.

Cosa significano, però, questi due sostantivi? Qui, ovviamente, semplificheremo al massimo.

Ebbene la Morale è il sistema dei valori: quello che si è perduto.

L’Etica, invece, si riferisce ai comportamenti.

E’ ovvio che i comportamenti (Etica) sono figli della Morale.

Se non c’è Morale non c’è Etica.

Ci vuol poco a capire che se l’Etica (i comportamenti) non corrisponde alla Morale professata, qualcosa non funziona. Cioè a dire, o si è di fronte ad una eccezione, sempre possibile ma dev’essere unica; oppure la Morale professata è diversa da quella praticata.

E allora, attenzione, le cattive sorprese non mancheranno.

Per completare questo breve excursus, non ci resta che sintetizzare i nostri valori o la Morale della nostra Comunità.

Ebbene, il rispetto della Identità che descrive la nostra storia, il nostro presente, il nostro futuro; la Libertà, senza la quale muore ogni entusiasmo; la Centralità e Dignità della Persona, senza le quali siamo destinati a divenire un gregge gestito dal cane pastore di turno.

Questi valori sono declinati al singolare; ad esempio, una Comunità è “libera” solo se ciascuno suo membro è “libero”.

Libertà non è uno spazio libero – libertà non è una X sulla scheda elettorale – libertà è partecipazione. Diventare “elettori utili”, mobilitarsi farsi spiegare chiedere conto di scelte e non scelte, forse è la scelta utile. Perché nessuno possa più venire a domandarci, domani, un “voto utile”.

Ora siamo attrezzati per capire, con un po’ di attenzione e senza innamoramenti pregiudiziali, chi mandare al governo della Città, all’amministrazione della Comunità e per valutare, poi, il suo impegno, la sua coerenza, le sue attitudini, le sue attività legislative e operative.

Nasce la consapevolezza che soltanto “l’Elettore utile” produrrà un “Utile Eletto”.

Noi siamo chiamati non solo al voto per eleggere, ma anche al voto per giudicare i risultati.

Non dimentichiamolo.

Angelo Caniglia

Segretario Nazionale

 

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