Autonomia, Amati: “È battaglia per il sud e va fatta infischiandosene della tattica di Emiliano o dell’ambiguità dei candidati segretari PD”

Fabiano Amati

“La battaglia per contrastare il progetto del nord contro il sud non ammette tattiche contorte, sbandamenti o disciplina di partito. È la lotta intrapresa dai Consiglieri regionali per evitare che la Puglia subisca una riduzione di 682 milioni sul fondo sanitario regionale e, nel far questo, se ne infischiano della tattica del Presidente Emiliano o delle opinioni ambigue dei candidati alla segretaria nazionale del PD”.

Lo ha dichiarato il Presidente della Commissione regionale bilancio Fabiano Amati, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa di presentazione del documento di contrasto all’iniziativa di autonomia rafforzata avanzata dalle regioni del nord.

“Speriamo che a molti arrivi in dono la giusta illuminazione di San Tommaso Moro, patrono dei politici, così da comprendere che l’Italia ha bisogno di minore autonomia e non di commerciare o mercanteggiare poteri al fine di eccitare gli egoismi delle persone e farsi propaganda politica. Nei tempi dell’intelligenza artificiale e della blockchain sentire parlare di problemi locali da gestire a livello locale – cioè di autonomia – è un fuori luogo che fa male al nord e al sud del Paese.

Una nociva propaganda politica, sostenuta anche dai meridionali che hanno scelto Salvini sulla scia della sua popolarità, sta generando il falso convincimento che la modernità possa essere governata nell’ambito stretto delle regioni, in tempi in cui pure la nazione è piccola cosa, condannando così l’intera politica e le sue decisioni all’irrilevanza. Se è almeno l’Europa l’ambito territoriale in cui la decisione politica produce effetti, che senso ha condannare gli elettori a eleggere i propri rappresentanti solo per le comparsate in Tv?
Ma pur prescindendo da analisi sulle discordanze del progetto autonomista con la modernità, mi pare che non si possa accettare un’idea che si traduca in un chiaro schiaffo per il sud e la Puglia – prosegue Amati –.

Basta leggere le bozze delle intese e accorgersi che per tutti i settori c’è la conseguenza dell’impoverimento del sud.
Fermandosi alla salute, come argomento oggettivamente più importante, rilevano la già detta riduzione del fondo sanitario per 682 milioni (limitandoci a calcolarla solo sul minor gettito da IVA) e il certo abbattimento per il sud della spesa procapite (1.810 euro) oggi sostenuta dallo Stato per tutti i cittadini italiani.
Infatti, poiché il costo della sanità in Italia è il 6,7 % del PIL, un’ipotetica e sciagurata ripartizione di ricchezza per aree geografiche e per popolazione porterebbe a un aumento della spesa procapite per il nord (2.211 euro) e per il centro (1.963 euro), e a una correlativa riduzione per il sud (1.192 euro). E questo perché il 6,7 % del PIL prodotto dalle regioni del nord incide per l’1,1 % del PIL (11 miliardi) e che, con riferimento alle regioni Lombardia e Veneto, non è inferiore alla metà e cioè a 6 miliardi di euro.

Sarebbe più plausibile condurre una battaglia da sud, per segnalare che il riparto non può avvenire aggiungendo al dato demografico il parametro delle classi d’età. Questa tecnica di distribuzione del fondo nazionale ha prodotto, in danno delle regioni più giovani del sud, minori risorse per 3 miliardi di euro in meno di tredici anni.

Su questi motivi di merito e di contabilità si fonda la nostra iniziativa di contrasto al progetto di autonomia del nord e su questo livello di discussione ci piacerebbe essere sfidati, smentiti oppure sostenuti”.

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