LECCE – “Tu, al processo, vivo non ci arrivi”.

E’ stato il primo segnale – quello che avrebbe dovuto metterlo sull’attenti – per Luigi Giuseppe Palma, l’imprenditore che ha scoperchiato il presunto giro di mazzette che ha portato all’arresto di cinque persone, tra dipendenti e funzionati della centrale “Enel” di Brindisi. Quella frase fu pronunciata da un uomo corpulento che, nella prima metà di agosto, lo aveva fermato e minacciato.

Ieri, infatti, come è riportato sul Nuovo Quotidiano di Puglia – l’uomo è stato vittima di un agguato in piena regola, preso a pistolettate mentre raggiungeva Lequile, a bordo dell’auto del figlio, una Fiat Stilo. Cinque colpi di pistola: la macchina è stata crivellata. Palma ne è uscito fortunatamente illeso: dopo i primi due colpi, infatti, l’imprenditore ha cercato di accelerare, ma nell’intento di fuggire dall’auto – forse una Toyota con a bordo due uomini – è uscito fuori strada. Si è steso sui sedili ed altre due pistolettate hanno raggiunto la sua macchina. La paura è stata tanta e, soprattutto, è concreto, da parte sua, il pensiero che l’attentato sia riconducibile proprio alle sue denunce. Poi ha chiamato i carabinieri di San Pietro in Lama e del Nucleo Investigativo, ai quali Palma ha sporto denuncia. E’ probabile, tuttavia, che qualche indicazione possa arrivare dagli impianti di videosorveglianza presenti sul tragitto percorso. Adesso si indaga per tentato omicidio.

Palma, lo ricordiamo, aveva per ben due volte tentato il suicidio, minacciando di lanciarsi nel vuoto, dopo essere salito su uno degli impianti della stessa centrale di Cerano.

 

Redazione

1 COMMENTO

  1. Massima solidarietà (sperando che non si tratti di un comune caso di non eque spartizioni) con chi ha il coraggio di denunciare il malaffare.

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