Via Francigena fino a Brindisi? “Solo provincialismo esasperato, gli studi dicono che finisce a Leuca. E mentre si polemizza sui cartelli, il Nord ha già ottenuto il 75% delle risorse”

BRINDISI – A seguito dell’affissione ai giardinetti di Piazza Vittorio Emanuele II di un cartello turistico indicante il percorso delle Vie Francigene del sud, alcuni cittadini hanno manifestato il proprio dissenso per l’indicazione recante Santa Maria di Leuca come tappa terminale del cammino che parte da Canterbury.

Si ricorderà la battaglia portata in Consiglio Comunale dall’Amministrazione Carluccio nel momento in cui si seppe che la Regione aveva deliberato l’allungamento della Via Francigena da Brindisi fino a Leuca.

In verità, fino ad un anno fa Brindisi era indicata come tappa terminale del cammino, poi l’opera portata avanti da Emiliano e dall’Assessore Capone ha fatto sì che l’Associazione Europea Vie Francigene, ente certificatore, recepisse l’indicazione della Regione e la trasferisse in ultima battuta sul cartello collocato in Piazza Vittorio Emanuele II. Di cartelli come quello l’Associazione ne ha realizzati 5 in tutto: gli altri 4 sono stati esposti a S. Maria di Leuca, Lecce, Otranto e Taranto.

A consegnarli materialmente è stata l’Associazione “Le Comunità ospitanti degli Itinerari delle Vie Francigene della Puglia meridionale”, accreditata dall’ente certificatore innanzi richiamato, presieduta dal Sindaco di Lecce Carlo Salvemini e diretta dal dr. Luigi Del Prete.

Dicevamo che fino a poco tempo fa veniva indicata Brindisi come tappa finale del cammino, e ciò è stato attestato anche dall’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali e da Francesco Rutelli, ex Ministro ai Beni Culturali.

Luigi Del Prete, però, spegne sul nascere le polemiche e si dice costernato per il taglio provincialistico delle stesse: “Mentre qui si discute dei cartelli turistici, le città del nord Italia hanno già ricevuto il 75% dei Fondi Cipe destinati alla Via Francigena. La scientificità della scelta di far terminare la Via Francigena a S. Maria di Leuca è ‘ultra comprovata’ dagli studi effettuati, i quali provano che il pellegrino, già nel 383 d.c., risaliva da Otranto e poi da Brindisi verso Roma. Dubito che qualche storico brindisino abbia potuto sollevare una polemica simile: chiedete a fior di ricercatori universitari brindisini come Giuseppe Marella e Fabio Mitrotti. Il fondamento scientifico è fuori di dubbio: si tratta solo di provincialismo esasperato”.

Il dr. Del Prete ha spiegato poi come il “cartello della discordia” sia uniforme a quelli affissi in tutta Europa e come il percorso raffigurato risponda alle indicazioni dell’ente certificatore e del Consiglio d’Europa, che l’anno prossimo deciderà in autonomia se dare riconoscimento ufficiale – così come già avvenuto per il percorso Canterbury-Roma – anche alla Via Francigena del sud, ovvero al tragitto che da Roma va a S. Maria di Leuca. La scelta su dove termini la Via Francigena, insomma, per Del Prete spetterà in autonomia al Consiglio d’Europa, ma è immaginabile che le direttive ricevute dalla Regione e dall’ente certificatore (Associazione Europea Vie Francigene) avranno il loro peso.

Se il prossimo anno il Consiglio d’Europa dovesse riconoscere ufficialmente la Via Francigena del sud, allora i territori coinvolti avrebbero accesso ai finanziamenti diretti utili a migliorare i percorsi e predisporre le strutture per i pellegrini.

Per Brindisi, pertanto, si prospetta una caccia ai finanziamenti da effettuare in competizione con le mete del basso Salento. La speranza, però, è che si faccia sistema e si eviti una guerra tra poveri.

 

Andrea Pezzuto
Redazione
CONDIVIDI

LASCIA UN COMMENTO