“Quale futuro per Cerano?”

La notizia dell’ennesima convocazione di un tavolo per discutere del futuro della centrale ENEL di Cerano, questa volta ad opera della Regione, lascia francamente perplessi.

Verrebbe da dire che ha ragione chi sostiene che con tutti questi tavoli aperti sulle diverse vertenze che vedono protagonista la nostra città forse sarebbe il caso di ospitare una fabbrica dell’IKEA!

Tanto più che spesso si tratta di tavoli inconcludenti.

Da una analisi del piano industriale presentato da ENEL emerge con tutta chiarezza la volontà del colosso energetico di abdicare alla produzione di energia sul nostro territorio se si fa eccezione per due impianti fotovoltaici di ridotta potenza e della realizzazione di un sistema di accumulo “Bess”.

Gli impegni sula logistica sono quanto mai generici e comunque condizionati dalla realizzazione di nuove banchine.

La richiesta di realizzare una centrale alimentata a metano sembra una battaglia di retroguardia che rischia di essere solo un elemento di distrazione di massa atteso che ENEL ha più volte chiarito che non intende perseguire questo investimento  a prescindere dalla circostanza che Terna riveda la sua decisione circa l’inserimento del sito di Cerano tra quelli attraverso cui – con l’utilizzo del gas – si può garantire una sicurezza energetica al paese.

Pare addirittura anacronistica la posizione di coloro che sollecitano il governo ad  assegnare ad Enel i fondi del PNRR per realizzare un impianto a turbogas nel sito di Cerano.

Quello che andrebbe da subito chiesto ad ENEL dovrebbe essere la presentazione di un piano di decommissioning che preveda lo smantellamento della centrale e del nastro trasportatore, il disinquinamento dei terreni circostanti la centrale o un progetto di loro riutilizzo per ospitare impianti di produzione di energia rinnovabile.

E’ bene ricordare, infatti, che dal piano di caratterizzazione ambientale del Sito di Interesse Nazionale di Brindisi, esteso migliaia di ettari,  è emerso che lo stato di contaminazione rilevato consentirebbe in quell’area solo la coltivazione di specie vegetali per la produzione di biomassa o la produzione di energia mediante conversione fotovoltaica.

E’ quindi il caso di fare meno chiacchiere, di convocare meno tavoli e di inchiodare ENEL alle sue responsabilità nei confronti di un territorio che per decenni ha garantito l’approvvigionamento energetico all’intero Paese.

E di chiedere al Governo ed alla Regione di stanziare fondi adeguati per garantire un effettivo processo di riconversione industriale dell’area di Brindisi.

                                                       LA SEGRETERIA CITTADINA

                                                        IL GRUPPO CONSILIARE

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1 COMMENTO

  1. Posso esprimere un mio pensiero personale? Brindisi doveva restare un comune campagnolo. Coltivare carciofi e pomodori. I brindisini dovevano lavorare per sempre la terra. TUTTI PERÒ specialmente gli amministratori e politici. Brindisi contadina non avrebbe bisogno di politici e consigliere comunali. Sarebbero sufficienti una decina di caporali, qualche fattore e un grande imprenditore agricolo .

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