NON C’E’ CITTA’ SENZA COMUNITA’, NON C’E’ COMUNITA’ SENZA SOCIALE

Gli Auguri di Buona Pasqua e buon cambiamento delle ACLI Provinciali di Brindisi alla comunità provinciale e a quelle che andranno al voto per il rinnovo dei Sindaci e dei Consigli Comunali
Il Presidente Gianluca Budano : “Perché il sociale diventi il minimo comune denominatore delle azioni di governo. Le parole dell’Arcivescovo per la Santa Pasqua siano la bussola di tutti”

Il contesto sociale brindisino (come ogni altro contesto a dire il vero), richiede un’attenzione trasversale alla componente sociale. Si è parlato di industria, di ambiente, di economia, di urbanistica, di opere pubbliche, ma si è parlato troppo poco dell’uomo, della persona umana, della socialità che è base di ogni politica, perché non c’è città senza comunità e non c’è comunità senza sociale.
Il cattolicesimo sociale e democratico, laicamente, vuole offrire agli schieramenti politici in campo nelle prossime elezioni amministrative, l’apporto di idee e contenuti perché la componente sociale diventi trasversale e venga assunta come centrale nei programmi elettorali, una sorta di minimo comune denominatore delle azioni di governo.
Assumere il sociale vuol dire però anzitutto assumere il tema della verità. Non è più sopportabile assistere a una sanità lontana dai servizi ottimali, a un trend di morti sospette oltre ogni media nazionale, alla diversabilità crescente, alle disuguaglianze diffuse tra comune e comune e tra cittadino e cittadino, al cattivo funzionamento della burocrazia, all’assenza di visione della politica. Queste verità non possono essere derubricate e chi è classe dirigente o se ne fa carico e assume degli impegni precisi o spontaneamente lasci il campo a chi sa fare le cose.
E’ arrivato il tempo che le parti sociali respingano chi si dedica alle alchimie politiche e promuovano solo chi è dedito al bene comune e alla dignità di tutti, soprattutto i più poveri, come l’Arcivescovo Mons. Giovanni Intini ha “tuonato” nel suo messaggio pasquale titolato “Il Giardino e la Strada. Appunti per il cammino pasquale” . Cosa sarebbe stato della gestione della cosa pubblica nei nostri Comuni, se non ci fossero state le misure di contrasto alla povertà e più in generale quelle legate al welfare, volute dagli ultimi governi con l’apporto determinante sul versante della progettazione delle parti sociali e del terzo settore? Quanto il nostro territorio si sarebbe autodeterminato nella risoluzione dei problemi? Quanto la classe dirigente che si candida è capace di esprimere il valore aggiunto degli enti locali nel contribuire al benessere del territorio?
“Torniamo al giardino della resurrezione per ritrovare la bellezza della vita che pur recando le sue ferite, tuttavia, è un dono dell’amore. Torni al giardino della resurrezione la Chiesa, spesso tentata da antiche nostalgie di immobilismo e da rassicuranti liturgie ritmate da logiche mondane, più che da melodie evangeliche. Tornino al giardino della resurrezione le famiglie, sempre più alle prese con relazioni e legami deboli e spesso più impegnate a promuovere il benessere dei singoli individui, che la comunione armoniosa delle differenze, per la crescita comune di tutti i membri. Tornino al giardino della resurrezione i responsabili della cosa pubblica, sempre più dediti alle alchimie politiche, che alla promozione del bene comune e della dignità di tutti, soprattutto dei poveri. Torni ad essere giardino della resurrezione la nostra casa comune, sempre minacciata da logiche di profitto, che umiliano il bisogno di sostenibilità, di cura, di rispetto del creato, che sale dal grido di larga parte dell’umanità”
Le parole del nostro Padre Arcivescovo, sono la risposta alle nostre domande, ma anche la misura, il parametro con cui valutare chi si candida alla gestione della cosa pubblica. Non sono solo contenuti teologici, ma espressione e declinazione concreta della dottrina sociale della Chiesa. Il nostro posizionamento che è sociale, ecclesiale e politico, senza paura di collateralismi e senza il timore di essere tacciati di “benpensantismo” è un grido consapevole e determinato, concreto, dove al pensiero seguono le opere. Ciò significa:
Sviluppo economico a misura delle vocazioni del territorio, garantendo occupazione piena e buona, salute, con l’istituzione di un “osservatorio epidemiologico e sociale” che dica ai cittadini la verità sul rapporto tra salute e sviluppo;
L’istituzione della Fondazione di Comunità proposta dalla Diocesi e da numerose organizzazioni del territorio, con il contributo economico e la volontà politica forte determinanti degli enti locali, come esperienza di “delega” al terzo settore e alla società civile di un pezzo delle politiche pubbliche e della componente sociale delle stesse;
L’attivazione di un modello di politiche partecipate, che “costringano” la macchina pubblica al controllo benevolo della società civile e non solo degli eletti;
L’attivazione di un misuratore della coesione sociale del territorio, come la scienza statistica e sociale ha traguardato da tempo.
In sintesi, chi sceglierà di assumersi la delega degli elettori, ma anche dei corpi intermedi, avrà il sostegno che merita la causa più nobile, che è quella dei più deboli. Non ci saranno insomma più deleghe in bianco. E’ il nostro augurio di Buona Pasqua (e di buon cambiamento) e il nostro appello agli elettori!

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