FERRARA – Ci scrive Valerio Brina, il papà del ragazzino brindisino di 15 anni che lo scorso 29 giugno si è tolto la vita impiccandosi con la cintura dei suoi pantaloni. Una tragedia immane per la famiglia e per tutti quelli che conoscevano il ragazzo che frequentava la terza media alla “Leonardo da Vinci” e che soffriva di autismo.

Il giorno successivo alla sua morte, una amica di famiglia ha chiesto aiuto per garantire un funerale al piccolo, considerato che la madre – separata e con un’altra figlia maggiore – non aveva le condizioni economiche per sopportare le spese. Si era, quindi, scatenata una gara di solidarietà commovente che ha portato più persone a scrivere alla nostra redazione per dare una mano ad una mamma disperata. Una agenzia funebre di Francavilla Fontana si era offerta per offrire tutto quanto necessario gratuitamente, anche se i funerali erano stati già affidati alla ditta di Gianluca Fiorini, brindisino. Nel frattempo erano stati raccolti 3000 euro da un benefattore anonimo, altri 1500 erano stati raccolti da una persona vicina alla mamma ed anche i carabinieri che erano intervenuti sul posto del suicidio (avvenuto in casa, ndr) avevano dato il loro contributo. Roberto Quarta, infine, imprenditore brindisino, aveva garantito la copertura delle spese comunali per il cimitero.




Bene, oggi interviene Valerio, il papà del ragazzino che è separato da tempo dalla mamma del 15enne e che vive e lavora a Ferrara: “Buongiorno direttore, ho saputo della morte di mio figlio quando ero a lavoro lontano da Brindisi, precisamente a Ferrara. Lei può immaginare quando c’è una situazione di separazione quanto diventi difficile comunicare, ma ciò che mi preme fare, oggi, è ringraziare tutti coloro che sono stati vicini a mio figlio perchè mi hanno reso fiero di lui più di quanto già non lo fossi. Vorrei si sapesse che io, per ragioni che prima le ho accennato, non ho potuto stargli accanto. Ho solo potuto fare semplicemente quello che era di mio dovere, ovvero garantirgli una degna sepoltura. Ancora oggi che le scrivo, mai avrei potuto immaginare che potesse succedere quanto è successo e mi perdoni se non riesco ancora a mettere insieme pensieri e parole: non vorrei sbagliare nell’esprimermi. Preferisco far riposare mio figlio in pace senza prolungargli questa sofferenza. Mi piacerebbe, però, che facesse sapere – a chi volesse salutarlo – che il mio piccolo è nella tomba della mia famiglia: la sua famiglia, la famiglia Brina. Grazie”.

Redazione

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