Oria: “Tanto tuonò che piovve”. Il comunicato della Coalizione del Cambiamento sulla vicenda Castello

Tanto hanno fatto che l’hanno avuta vinta, tutto il terrorismo psicologico attuato negli ultimi mesi ha determinato la decisione dei proprietari di ritirare il progetto che avrebbe portato alla riapertura del Castello.

Tutti devono sapere che la probabile chiusura per molti anniancora, forse decenni, è ascrivibile all’alacre impegno profuso negli ultimi mesi da alcuni concittadini, tra i quali purtroppo figurano anche alcuni consiglieri comunali di opposizione e da un’associazione sedicente “apolitica” ma che in realtà si è rivelata tutt’altro. Non ci riferiamo all’operato di tutte le associazioni che legittimamente hanno chiesto ragione degli accordi in itinere formulando anche utili suggerimenti.

Si è fatto ricorso a tutti i mezzi possibili ed immaginabili, sono stati coinvolti, ahinoi, anche Senatori e Consiglieri regionali per mettere in atto un’azione mistificatoria senza precedenti,finalizzata a rappresentare una falsa realtà, figlia di un pensiero volutamente farcito di omissioni, preconcetti ed imprecisioniavente come unico obiettivo quello di impedire il realizzarsi di una occasione unica per la Città solo perché vista come un “risultato” dell’attuale Amministrazione.

Si è parlato dei contenuti della convenzione come fosse definitiva ma che, invece, l’Amministrazione Comunale ha da subito voluto condividere con le forze di opposizione dichiarandola in ogni occasione una semplice bozza, sicuramente perfettibile e modificabile. Si è parlato della convenzione con tale dovizia di imprecisioni da farla apparire come sbilanciata in favore della proprietà del Castello. E si è preferito sparlare sui blog e sui giornali, piuttosto che dialogare nei luoghi istituzionali deputatialla discussione politica. Finanche, se n’è sparlato in una trasmissione televisiva in cui il Sindaco si è ritrovato a fronteggiare una sorta di “uno contro tutti”.

Si è continuato a scrivere della esiguità degli orari pattuiti per le visite turistiche, riferendo di 5 ore giornaliere quando invece le ore previste erano almeno 8 al giorno da giugno a settembre e almeno 6 ore il sabato e la domenica nella restante parte dell’anno. Si è dimenticato di riferire che nel periodo dal 1° ottobre al 31 maggio l’apertura sarebbe avvenuta, oltre che nei giorni di sabato e domenica, anche nei giorni di festività nazionale e/o religiosa, ininterrottamente dal 22 dicembre al 6 gennaio, dal mercoledì santo al Lunedì dell’Angelo, nei giorni definibili “ponti”, nelle giornate particolari quali ad esempio giornate FAI e similari, per un numero minimo di 6 ore giornaliere. Si è scritto che nessuna gita scolastica avrebbe potuto avere come meta il Castello, quando invece le gite scolastiche sarebbero state comunque garantite in tutti i giorni ed orari dell’anno previa prenotazione, come avviene per tutti gli attrattori culturali del mondo. Si sarebbe trattato di circa 230 giorni all’anno di fruibilità del Castello, gite scolastiche escluse.

Sembra poco? A noi non è sembrato poco ma, certamente, molto più di quanto sia mai stato.

I programmi dichiarati dalla Borgo Ducale Srl, con riferimento alla valorizzazione turistica del Castello erano molto ambiziosi e, perciò molto costosi. Non si sarebbe trattato semplicemente di mettere un bigliettaio alla porta.

L’Amministrazione non ha subito alcun ricatto ma è stata legittimamente posta dalla società proprietaria una questione economica secondo cui per la copertura dei costi dei programmi di rilancio citati, anche a livello internazionale, e della gestione turistica del maniero così come la si intendeva svolgere, manutenzioni periodiche comprese, sarebbero state necessarie entrate che il solo biglietto d’ingresso non avrebbe potuto garantire.

Si è volutamente omesso anche di dire che l’interesse pubblico non si basa solo sulla riapertura al pubblico del monumento, ma anche ad un contributo straordinario previsto dalla legge, commisurato all’incremento di valore che l’immobile avrebbe acquisito con il cambio di destinazione d’uso, che la proprietà avrebbe versato al Comune per la realizzazione di un’opera pubblica.

Si è detto di un orizzonte temporale limitato a 30 anni ma ci si è ben guardati, se lo si è compreso, di dire che l’apertura al pubblico sarebbe stata di ALMENO 30 anni. Sarebbe stata di 30 anni solo se l’attività “commerciale” si fosse interrotta il giorno dopo essere iniziata, ipotesi scolastica di quasi impossibile realizzazione. Forse non ci si rende conto che, salvo sporadici episodi, IL CASTELLO È CHIUSO DA 13 ANNI! E quali soluzioni sono state proposte da chi oggi ne ostacola la riapertura?

Si è voluto intraprendere una strada alternativa ma al solo fine di celare il vero ed unico intento distruttivo, una strada che è evidente che non porterà a nulla, anche alla luce delle recenti dichiarazioni della proprietà del Castello.

L’ottenimento della dichiarazione di interesse eccezionale, anche se concessa dal Ministero competente, prevederebbe l’accesso del pubblico solo per scopi culturali (non turistici, si badi bene) convisite le cui modalità devono comunque essere concordate tra il proprietario e il soprintendente.

Questi sono i fatti e questo è la condanna di una città per mano di una parte politica miope e vendicativa. Avremmo voluto condividere con tutta la città la gioia di vedere aperto il nostro castello e, lungi di pensare al risultato politico, abbiamo da subito cercato la condivisione della minoranza nelle sedi istituzionali. I consiglieri di opposizione, però hanno preferito altro, strumentalizzando immediatamente l’intera vicenda, pensando solo alla possibilità, un domani, di poter dire su un palco, con loro grande soddisfazione: non ci siete riusciti!

Poco importa se tutto ciò abbia condannato una intera città. Questi consiglieri hanno un nome ed un cognome: Mimino Ferretti, Pino Carbone, Giancarlo Marinò e Domenico D’Ippolito.

Ringraziateli, quando li incontrate.

La Coalizione del Cambiamento

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