Non bastavano i tumori, le malattie respiratori e le malformazioni, Brindisi tra i siti inquinati con il più alto tasso di ricoveri per malattie renali

Apprendiamo dalla rivista telematica Salute Pubblica che un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità e del CNR ha rilevato a Brindisi un elevato tasso di ricoveri per malattie renali e insufficienza renale cronica nel periodo 2006-2013.

Per la precisione, Brindisi mostra un tasso standardizzato di ospedalizzazione per malattie renali in entrambi i sessi di 1,4 (cioè il 40% in più) nel gruppo dei siti che comprendono nella loro area solo impianti petrolchimici e di raffinazione. Mentre quello per le malattie renali croniche raggiunge quasi l’1,5 negli uomini e 1.4 nelle donne (rispettivamente il 50% e il 40% in più) nel gruppo dei siti contaminati da metalli pesanti e solventi. Valori tra i più alti in Italia insieme a Crotone e Milazzo. Anche Taranto presenta eccessi ma inferiori a quelli di Brindisi.

Sebbene sia ben stabilito – dice lo studio in questione – che l’esposizione professionale a livelli elevati di Cadmio (Cd), Piombo (Pb), Mercurio (Hg), Arsenico (As) e solventi possa essere un fattore di rischio per le malattie renali, sono stati condotti pochi studi per valutare l’insorgenza di malattie renali nella popolazione generale che vive in prossimità di siti industriali contaminati da questi elementi/prodotti chimici.

Inoltre, è da sottolineare che:

(1) gli effetti nefrotossici del cadmio e del piombo possono progredire anche dopo la riduzione dell’esposizione;

(2) l’insufficienza renale cronica può evolvere in una malattia renale allo stadio terminale, una condizione associata a una mortalità significativa ( i pazienti con insufficienza renale cronica hanno un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e morte);

(3) i costi sanitari della dialisi della terapia sostitutiva renale e/o dei trapianti di rene necessari per la sopravvivenza, consumano il 2-3% del budget sanitario annuale nei paesi ad alto reddito.

Secondo i risultati di questo studio, abitare in prossimità di impianti petrolchimici, raffinerie e siderurgici, e in particolare in prossimità di siti contaminati con una presenza combinata di metalli pesanti e contaminazione da solventi, potrebbe essere considerato un potenziale fattore di rischio per le malattie renali.

Aumentare gli screening per la salute renale in Puglia

Anche a noi sembra necessario, come si legge sulla rivista di Salute Pubblica, che ”le autorità locali preposte alla tutela della salute dovrebbero avviare subito uno screening della salute renale e un dosaggio di piombo e cadmio nell’organismo tra i lavoratori, esposti ed ex esposti, dell’area petrolchimica e nelle popolazioni più vicine a queste fonti di rischio, per diagnosticare in fase precoce, e quindi reversibile, malattie renali altrimenti destinate ad aggravarsi irreparabilmente.

Questo studio, nuovo per la patologia presa in considerazione e mai prima approfondita nei SIN, conferma sia il grave impatto negativo sulla salute dei ritardi con cui procedono le bonifiche, sia la necessità che le strutture di prevenzione e di cura in aree come queste dovrebbero essere più attrezzate con  personale sanitario e mezzi rispetto ad aree non contaminate. Ma purtroppo è vero il contrario”.

Non bastavano i tumori, le malattie respiratori e le malformazioni legate all’inquinamento del sito industriale da bonificare ed alle emissioni, ora anche le malattie e le insufficienze renali! Una popolazione così straordinariamente esposta a rischi per la salute merita un potenziamento straordinario del servizio sanitario per le attività di prevenzione e cura. Forse questa sofferenza  “eccessiva” non è ritenuta sufficiente per ottenere una previsione di assistenza come quella offerta nel resto della regione.

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