Ipocrisia: l’ottavo vizio capitale che affligge gli umani – di Gabriele D’Amelj Melodia

“Per me,  odioso come l’ingresso dell’Ade, è l’uomo che occulta una cosa nel suo seno e ne dice un’altra “. Questa frase è attribuita al vecchio Omero il quale, tratteggiando la figura di Ulisse, deve aver celato molto professionalmente il profondo disprezzo per la  sua creatura, considerato  l’alto livello di canagliesca fraudolenza presente nell’ “ uom di multiforme ingegno “ figlio di Laerte, Ma anche di buonadonna.  IPO-CRISIA : sotto la maschera, come gli attori del teatro greco classico.

E anche ai nostri giorni, almeno sulla carta, questa forma insopportabile di peccato laico è molto vituperata e censurata. Tutti puntiamo l’indice contro il politico, il prelato, il giornalista o l’intellettuale di turno i quali, svolgendo una funzione pubblica, sono maggiormente esposti al rischio di pronunciare parole “ imbiancate “, ma assai spesso dimentichiamo di fare autocritica e di censurare i nostri stessi comportamenti, a loro volta non immuni dal vizietto di dire cose confuse o del tutto false ,oppure di  mettere in atto  azioni  ambigue ed opache.

Il fatto è, per dirla con Kierkegaard, che  “ Ogni uomo è un ipocrita nato “. Chiaro e conciso, il filosofo danese, e la sua affermazione pare invero poco confutabile, vista l’evidente connaturalità che questo atteggiamento “ mimetico “ riveste nella sfera psichica di ogni individuo, a prescindere dal contesto sociale in cui vive   e dal suo livello culturale.

Tanti gli esempi storici e letterari relativi alla stigmatizzazione di questa debolezza umana. Il severo Gesù, nelle scritture, rivolge dure invettive a coloro che praticano questo esecrabile esercizio “ Gesù disse ai discepoli : Guardatevi dal lievito dei Farisei, che è ipocrisia(Luca,12). E Matteo, in 23: 13 -39: “ Guai a voi, scribi e Farisei, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini, perché così voi non vi entrate. Serpenti, razza di vipere,, come potrete sfuggire alla condanna…etc…. “

Il buon Gesù rimproverava aspramente i dotti, i sacerdoti, i potenti che sacrificavano a Jahvè, professavano sapienza e giustizia e che poi invece, nei comportamenti, erano avidi, ingiusti ed egoisti. Povero ingenuo Gesù, se avesse visto lo scempio perpetrato dai Papi e dalle loro corti nei secoli che vanno dal Medio Evo all’ultimo Papa Re, si sarebbe schierato subito con Savonarola o con Lutero. Se avesse conosciuto Pio XII, Marcinkus, Bertone, avrebbe fatto un dumvirato con Francesco, un gigante che emergerà per sempre nella storia della Chiesa.

Il sommo Dante, ancora più severo di Gesù, quando si trattò di inquadrare gli ipocriti nel suo  Inferno, subito trovò loro posto nella sesta bolgia dell’ottavo cerchio, e li condannò a girare intorno, per l’eternità, con passo lento e “ intenti al tristo pianto “ ricoperti da una cappa esternamente dorata  ma che invece, all’interno, era foderata da pesanti lastre di piombo. Chiara applicazione di un contrappasso che si riferiva alle parole dette in vita da questi peccatori: belle da fuori e cupe dentro, nel loro autentico significato. Un vero rammarico che l’Alighieri non sia vissuto nei nostri contemporanei  mala tempora, altrimenti tra i loschi figuri “ intenti al tristo pianto “, avremmo certamente trovato Monti, la Fornero, Renzi, Mattarella, Gentiloni, il gran bugiardo del “ Non è stato mai pagato alcun riscatto “…. Ma anche il Salvini col Vangelo in mano, Il Di Maio desnudo, che svela i tradimenti al primitivo credo pentastellato per abbracciare il pragmatismo di governo, i Vescovi che difendono  gli schifosi pretacci pedofili, gli alti ufficiali dei Carabinieri che cercano di coprire le malefatte dei loro sottoposti. Ci troveremmo anche il prete star delle tv che si impietosisce per le povere donne schiavizzate costrette a battere per strada ( ma, come quasi tutti i politici ipocritamente non ammetterà mai che, per sradicare il fenomeno, è necessario aprire quartieri a luci rosse), il finto-rabbioso Sgarbi, esibizionista e narcisista patologico, che vive con disinvoltura la sua incoerenza esistenziale: si professa convinto uomo di fede osservante del verbo cattolico, però poi  pratica e ostenta comportamenti da dissoluto miscredente libertino del secolo dei lumi. E ancora altri animali da salotto televisivo, quali l’ineffabile perito demagogo Trafiletti, uno che si indigna contro le angherie di banchieri e petrolieri come se fosse un povero pensionato qualunque e non un esponente dei Codacons con il dovere di combattere e contrastare efficacemente i potentati che si limita ad accusare con voce tribunizia e con accento istrionesco, tanto per strappare un bell’applauso al pubblico di figuranti presente in studio., Per finire, tutti sotto la cappa di piombo i pingui borghesi che parlano e straparlano di famiglie in crisi economica, di pensionati con la minima che stringono la cinta, di poveracci costretti a vivere in auto. Tutto è spettacolo, soprattutto il dolore degli altri, perché come osservava Lucrezio nel De rerum natura:  “ E’ dolce, quando i venti sconvolgono il vasto mare, starsene a guardare da terra la grande fatica degli altri; non perché il tormento altrui procuri un gongolante piacere, ma perche ti rallegra vedere quali disgrazie ti siano risparmiate. “

Insomma, molti di noi, predichiamo bene e razzoliamo male. E pecchiamo di falsità anche nelle piccole cose, ad esempio nei complimenti tirati, negli abbracci fasulli, nei baci fasulli. Lo facciamo con conoscenti, ma anche con amici e parenti, quest’ultimi non a caso definiti “ serpenti “, perché a loro volta sempre pronti a pugnalarti alle spalle.

Certo, non è facile rinunciare sempre ad atteggiamenti di blanda ipocrisia: difenderci dagli altri coprendoci con una maschera che celi i nostri veri sentimenti e le nostre  vere intenzioni a volte non solo è diplomatico, ma addirittura opportuno. Riduciamo però al minimo indispensabile questa forma estrema di difesa rendendoci ben conto del nostro peccato, perché indulgere a forme di ipocrisia “ inconsapevole ” è colpa ben maggiore. La falsità aumenta il suo tasso di disvalore se, autoassolvendoci, cerchiamo di ammantare il nostro sentimentalismo di un alone di perbenismo necessario. Non auto convinciamoci mai delle parole di circostanza che pronunciamo o delle azioni piccolo borghesi che compiamo: quando diamo un euro a un mendicante non dobbiamo sentirci sollevati nella coscienza, ma dobbiamo comunque oggettivamente sentirci in colpa perché la società che abbiamo tutti contribuito a formare non è in grado di guarire questa anomalia. E questo anche al netto di ogni implicazione di morale cristiana. La solidarietà e la ricerca di livellamento delle condizioni economiche di  tutti gli esseri umani sono valori fondanti di ogni consesso autenticamente progressista e democratico, che si imponga l’imperativo categorico dell’emancipazione e dell’inclusione sociale.

In questi giorni si sta consumando sotto i nostri distratti o cinici occhi una di quei psicodrammi che si potrebbe benissimo evitare con un po’ di buon senso e volontà: In Italia, come in tutto il “ civilizzato “ occidente, si lasciano morire di freddo per strada decine di barboni, stupidamente rinominati “ clochard”, che  fa più chic. Vergogna assoluta, vero crimine, assurdo fatalismo addebitabili alle facce di bronzo che hanno la responsabilità di questi decessi. Ma i nostri politici, i nostri amministratori, i nostri preti, tutti autentici sepolcri imbiancati, se ne escono con parole di circostanza, appelli ai volontari metropolitani che distribuiscono panini e tè caldo ( siamo insomma alle brioches di Marie  Antoinette ) e ringraziamenti a quelli della Caritas che fanno quello che possono.

A Brindisi, com’è noto, il problema del dormitorio di via Prov.le S.Vito si trascina da anni, grazie ad amministratori ed autorità che hanno sempre avuto i paraocchi e non hanno mai affrontato la questione di petto, limitandosi ad adottare soluzioni tampone. Bene, ora è giunto il momento di verificare cosa sa fare la nostra comunità per risolvere esaustivamente il vergognoso stato delle cose. E le forze politiche e sindacali  farebbero bene a non strumentalizzare il tutto buttandola in caciara.

Non mi faccio illusioni, ma denuncio e sputtano  egualmente queste miserie umane, nella speranza che le nuove sensibilità che montano tra i giovani possano un giorno eliminare le inammissibili barbarie contemporanee.

Mi accomiato dai lettori facendo mie le parole di uno dei più grandi geni di ogni tempo, Oscar Wilde “ Io nacqui a debellare tre mali estremi: la tirannide, i sofismi e l’ipocrisia. “

Gabriele D’Amelj Melodia            

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