Il Castello Alfonsino affonda tra l’inerzia del Comune e degli Enti competenti. Il rischio concreto è di buttare alle ortiche altri 4 mln

BRINDISI – L’impressione che si trae dall’esterno è che alle parti in causa interessi davvero poco del Castello Alfonsino. Come altro spiegare, altrimenti, l’atteggiamento del Comune, che inserisce nel Piano delle Opere Pubbliche la somma di 10 mln di euro di fondi privati per la valorizzazione del Bene, tralasciando il fatto che lo stesso rientra ancora nella proprietà del Demanio. Un privato, pertanto, non potrà presentare nessun progetto al Comune, né questo potrà bandire manifestazioni d’interesse finché non acquisirà la titolarità del castello.

Cosa deve fare, allora, l’Ente comunale per ottenere il passaggio di “Forte a mare” nella sua proprietà? Semplice, proseguire nel solco di quanto intrapreso nel 2014, quando venne siglato un Protocollo d’intesa con l’associazione “Mecenate 90”, la quale avrebbe dovuto progettare la destinazione d’uso dell’area attraverso un piano di valorizzazione e di sostenibilità finanziaria. Senza un progetto esecutivo dettagliato, infatti, non è possibile richiedere all’Agenzia del Demanio la “sdemanializzazione” del castello e dell’opera a corno.

La collaborazione con l’associazione “Mecenate 90”, per la quale il Comune stanziò 20.000 euro, ha prodotto la redazione di un piano di valorizzazione, presentato puntualmente alla Direzione regionale dei Beni Culturali nel marzo del 2015. Interpellando Doretto Marinazzo di Legambiente, profondo conoscitore di queste dinamiche, si è appreso che da quel momento il Comune si è defilato: il lavoro dell’associazione, infatti, per proseguire aveva bisogno di altri 20.000 euro, ma dal Comune si è deciso di interrompere la collaborazione, vanificando quanto prodotto fino a quel momento, anche in termini di sforzi economici, ed arrestando, di fatto, l’iter che avrebbe dovuto portare il castello e l’opera a corno nella proprietà del Comune.

L’attuale Amministrazione, dunque, compie una scelta difficilmente comprensibile quando inserisce il recupero del castello nel Piano delle Opere Pubbliche ma parallelamente non si preoccupa di approntare un progetto esecutivo da presentare all’Agenzia del Demanio, onde sfruttare l’occasione fornita dalla Legge 85/2010 sul federalismo demaniale.

La speranza di molti è adesso riposta negli oltre 4 mln di euro provenienti dai Fondi Pon 2014 – 2020, ma sempre Doretto Marinazzo ci ricorda che, senza l’individuazione di un Ente gestore, il rischio (se non la certezza) è che il castello venga nuovamente vandalizzato. Il bando predisposto dal Mibact, infatti, prevede fondamentalmente la messa in sicurezza ed il ritorno alla fruizione di una parte del Bene; non si fa alcun riferimento, invece, all’affidamento in gestione dello stesso ad un soggetto terzo. Tradotto in parole povere, significa che di notte, senza la presenza della vigilanza (prevista solo in orari d’ufficio) e senza un efficiente impianto di videosorveglianza, il Castello tornerà ad essere depredato.

Vi è da segnalare, inoltre, che da svariati mesi non viene convocato un incontro tra il Comune, il Mibact, la Soprintendenza regionale, l’Agenzia del Demanio, la Regione e l’Autorità Portuale per concertare i prossimi passi. La stessa Segreteria regionale del Ministero dei Bene Culturali – da noi contattata – dispensa esclusivamente notizie in merito al bando in atto, non curandosi, al momento, dell’evenienza concreta che tali risorse possano essere gettate alle ortiche se all’intervento progettato non si accompagna un affidamento in gestione del castello.

Tra l’altro, per recuperare alla piena vita il maniero e l’opera a corno sono necessari almeno 20 mln di euro, e come riferitoci dalla Segreteria regionale del Mibact i fondi Pon sono talmente risicati che risulta difficile immaginare la possibilità di accedere ad un ulteriore finanziamento suppletivo.

Da Legambiente fanno comunque sapere che, qualora le parti in causa dovessero proseguire nella loro inerzia, sono disponibili a rendersi promotori di un tavolo, in modo da ristabilire una interlocuzione tra gli Enti che possa risultare propedeutica alla auspicabile indizione di una conferenza di servizi decisoria.

Nota a margine: sarebbe gradito che il Sindaco ed i funzionari degli uffici competenti, compatibilmente con i rispettivi impegni, rispondessero alle chiamate ed ai messaggi, se non per una questione di educazione, almeno per rispetto verso i cittadini che hanno il diritto di essere informati su un bene che appartiene a tutti.

Andrea Pezzuto
Redazione

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