BUON WEEKEND – “MA CHE C’AZZECCA IL GRECO ANTICO!” – di Gabriele D’Amelj Melodia

Ce l’hanno menata per anni con la semplificazione, con la necessità di eliminare il latinorum da Azzeccagarbugli da cartelli e scritte rivolte alla gente comune (ad esempio la famigerata “obliterazione” dei biglietti, termine che mandava in tilt milioni di compatrioti). Ma per le professioni specialistiche mediche? A che stiamo con l’aggiornamento dei termini che indicano i vari specialisti? A zero. Siamo fermi ancora non al latino, papà del nostro attuale idioma, ma addirittura al greco antico! Tutte quelle parolone che terminano in “ologo” e qualche volta in “iatra” mettono in crisi un sacco di gente. Quante volte avete sentito la classica vecchietta che, dolorante, diceva all’amica “Hoi hoi,  lu pete, c’è dulori! Eh, aggia sceri da lu pediatra, assolutamente!”.

Io un a volta, all’Ospedale, sentii un vecchietto che chiedeva a un’infermiera dove fosse il Necrologo… E certo, tra Nefrologo e Necrologo non c’è poi tanta differenza! Ma perché, poi non chiamarlo Renologo. Mi chiedo anche: Se il Flebologo si chiamasse Venologo non sarebbe meglio? E l’Otoriunolaringoeccetera non potrebbe essere definito orechiatra, nasiatra e goliatra? E così di seguito, il Neurologo Nervologo, l’Andrologo  Maschiologo, il Ginecologo Femminologo, il Geriatra Vecchiatra, l’Urogolo Urinologo. Queste cose, credetemi, mi fanno agitare molto, mi ribolle il sangue…Credo che dovrei fare una bella visita da un ematologo, pardon, sanguologo.

 Gabriele D’Amelj Melodia

 

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